Manuela Giacomini, l’avvocatessa degli animali: “difendo i diritti di chi non ha la voce per farlo”


34 anni, di Genova, Manuela Giacomini è l'unica avvocatessa in Italia a occuparsi esclusivamente di diritti degli animali. Un percorso che l'ha portata a rappresentare le cause delle associazioni animaliste presso istituzioni internazionali, contribuendo a fermare atrocità che oggi, purtroppo, sono ancora la normalità

Si è battuta per migliorare le condizioni degli animali durante il loro trasporto; ha sollevato il tema dei finanziamenti con fondi agricoli europei agli allevamenti di tori destinati alla corrida; ha messo in luce il problema delle pubblicità ingannevoli nel settore alimentare. A soli 34 anni, Manuela Giacomini è il punto di riferimento italiano e internazionale nella lotta contro i maltrattamenti degli animali.

Laureata in Giurisprudenza all'Università di Genova, ha saputo unire l'attivismo con la professione da avvocato. Un percorso tutt'altro che semplice, dato che in Italia non esiste un vero e proprio diritto degli animali né corsi di studio specializzati in questo, e che l'ha portata a diventare l'unica avvocatessa in Italia e in Europa a occuparsi esclusivamente delle cause per il miglioramento delle condizioni degli animali destinati all'industria alimentare e non solo.

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Oggi collabora con alcune delle più importanti associazioni animaliste come Animal Equality, Animal Welfare Foundation ed ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali), rappresentando le loro petizioni presso il Parlamento Europeo e la Commissione Europea. Grazie al suo lavoro, sono stati raggiunti traguardi di cui ha scritto anche il The Guardian.

Le abbiamo chiesto di ripercorrere il suo percorso professionale e di spiegarci quali sono le problematiche maggiori, oggi, nel campo dei diritti degli animali.

Quando hai deciso che questa sarebbe diventata la tua professione?

Amo gli animali da sempre, da quando sono nata. In famiglia abbiamo sempre avuto cani e sono cresciuta con loro. Da bambina volevo fare la veterinaria: un sogno che per varie motivazioni è sfumato, ma che ho tenuto con me anche quando mi sono iscritta a Giurisprudenza e sono diventata avvocato. Dopo un certo periodo che praticavo mi sono resa conto di non essere felice: avevo bisogno di un lavoro che coniugasse questa mia passione con la mia professione. Sapevo però che in Italia non esistono corsi di studio in diritto degli animali, differentemente dagli Stati Uniti o dall’Australia.

Quindi cos’hai fatto?

Mi sono dovuta arrangiare, studiando da sola la normativa che li riguarda. Purtroppo in Italia gli animali vengono ancora concepiti e trattati come proprietà delle persone. Dopo aver approfondito la materia, ho iniziato a propormi a varie associazioni animaliste. La prima che ha deciso di darmi fiducia è l’ENPA, associazione storica, la prima in Italia nella tutela degli animali. Qui ho avuto la fortuna di conoscere la sua Presidente, la Professoressa Carla Rocchi, che malgrado la mia giovane età mi ha affidato diversi mandati tra cui, nel 2013, la predisposizione di una denuncia in Commissione Europea e Parlamento Europeo contro la Spagna per la corrida.

Da un esame della normativa comunitaria e di quella del Regno di Spagna, emergeva infatti che gli allevamenti dei tori destinati alla corrida erano finanziati con fondi agricoli europei erogati nell’ambito della PAC sotto forma di aiuti per l’agricoltura. Incredibile

Tali aiuti erogati in favore della Spagna ammontavano a circa 240 Euro per ettaro, per un totale di 129.600.000 euro. Sebbene la Commissione avesse archiviato tale denuncia, il Parlamento Europeo nel 2016 ha approvato un emendamento al bilancio 2016 che prevedeva "che non si debbano utilizzare fondi della politica agricola comune (PAC) né di qualsiasi altra linea di finanziamento europeo per sostenere economicamente attività taurine che implichino la morte del toro". Questa è stata una svolta importante e fondamentale per la corrida e per la mia carriera.

Da lì in poi che svolta ha avuto la tua carriera?

Successivamente ho patrocinato ENPA e l’associazione Animal Equality Italia in diverse cause nazionali riguardanti reati di maltrattamenti, uccisione e combattimenti tra animali. In particolare, abbiamo denunciato un’importante azienda italiana che si occupa di animali da reddito per la mancata tutela del benessere degli animali allevati e, ad oggi, vi è un procedimento penale pendente nei confronti di alcuni soggetti vertici del gruppo e abbiamo ottenuto una provvedimento da parte dell’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza sul Mercato) per pubblicità ingannevole.

Ingannevole perché?

Perché quando sull’etichetta di un alimento appaiono foto e disegni di mucche libere al pascolo oppure di galline che scorrazzano felici, beh, si tratta di un inganno perché purtroppo la realtà in cui vivono è ben diversa. Attualmente sto anche lavorando su un allevamento intensivo di pesci: non esiste una normativa specifica che li tutela. Stiamo cercando di far emergere l’impatto ambientale di queste prigioni terribili, te le farei vedere.

Gli allevamenti intensivi sono per me il male assoluto, sia per il benessere degli animali sia per il loro impatto ambientale

Ti sei occupata anche di una questione importante di cui si parla molto poco. Le condizioni atroci in cui vengono trasportati gli animali vivi.

Esattamente, da diversi anni assisto un’associazione di protezione animale svizzero/tedesca, Animal Welfare Foundation, per la quale ho depositato numerose denunce pendenti davanti alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo contro diversi Stati membri per la violazione della normativa europea relativa al trasporto degli animali (tra cui l’Italia). A tale proposito, ho avuto l’onore di essere stata invitata diverse volte presso il Parlamento Europeo a Strasburgo e a Bruxelles, proprio per illustrare le azioni legali che ho intrapreso su questo specifico tema e, vista la mia esperienza in ambito di trasporto di animali, nel marzo 2021 la Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sulla protezione degli animali durante il trasporto (ANIT) mi ha chiesto di tenere uno speech durante uno dei loro incontri. Grazie a queste azioni legali sono stata intervistata dal The Guardian due volte.

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Dove si stanno facendo i maggiori passi in avanti sul tema dei diritti degli animali?

Direi proprio nell'ambito dei trasporti, fortunatamente. Siamo partiti in sordina nel 2016, perché nessuna istituzione dell'Unione Europea dava il giusto peso alle violazioni che abbiamo denunciato nel corso degli anni.

Ma il fatto di essere riusciti a ottenere una Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sulla protezione degli animali durante il trasporto è un grandissimo traguardo

Inoltre, la Commissione Europea ha annunciato che nel 2023 rivedrà tutta la normativa che riguarda il benessere degli animali all’interno degli allevamenti e dei macelli alla luce delle denunce delle NGO e dei report degli esperti. È un momento storico in cui l’Europa si sta dimostrando sensibile nei confronti di queste tematiche anche nel contesto del Green Deal. Attualmente l’Europa sta facendo un po’ da apripista su questi temi.

Recentemente è stata diffusa la notizia che in Italia, a partire dal 2027, verrà vietata la triturazione dei pulcini maschi figli delle galline ovaiole d’allevamento. Anche questa è una pratica crudele che per fortuna finirà.

Esattamente. Su questo Animal equality ha fatto un grandissimo lavoro con alcuni politici per il quale è stato possibile arrivare al divieto di questa pratica terribile grazie all’introduzione di nuovi macchinari che consentono il sessaggio degli embrioni all’interno delle uova. Questo risparmierà la sofferenza di centinaia di migliaia di pulcini. Lo reputo un grande passo di civiltà da parte del nostro governo.

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Dopo gli ultimi lockdown è stato registrato un boom di abbandoni di animali domestici. Cosa si potrebbe fare, secondo te, per arginare questo fenomeno?

Si tratta di un problema culturale. Finché le persone continueranno a vedere gli animali come dei beni propri non potranno fare altro che comportarsi così.

Fare educazione a scuola è fondamentale: è necessario far capire che gli animali sono esseri senzienti, che possono provare emozioni, gioia e dolore

Senza questa consapevolezza sarà difficile ottenere la responsabilità necessaria da parte di ognuno. Avere un animale riempie la vita ma è anche una grandissima responsabilità. Le leggi ci sono e sono abbastanza severe, ed è stato introdotto anche l’obbligo di soccorso. Ma senza educazione vedremo ancora tanti abbandoni.

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Ti senti più attivista o più avvocato?

Metà e metà. Essere attivista mi aiuta a capire le esigenze dei clienti rimanendo loro vicina a 360 gradi, ed essere avvocato mi aiuta di guardare tutto con il dovuto distacco permettendomi di affrontare le problematiche da diverse angolazioni. In generale, comunque, credo che più si parla dei diritti degli animali più si stimola la conoscenza e la consapevolezza a riguardo.

Io non mangio carne da più di 7 anni: una scelta dettata sia dall’amore smisurato per gli animali sia dalla consapevolezza che continuare così non è più sostenibile

Mi piacerebbe che si facessero progetti mirati per le scuole e le università. Spero che con le nuove generazioni, più sensibili della nostra, si possa fare qualche passo in avanti.

Cosa ti ha reso maggiormente soddisfatta fino ad ora?

Direi tutto. Senza le organizzazioni con cui collaboro non sarei qui e le ringrazio per tutto il lavoro che fanno con grande passione. Io sono semplicemente un supporto e metto a loro disposizione la mia competenza: tutti questi traguardi sono stati raggiunti grazie a loro. Per questo sottolineo sempre l'importanza di sostenere queste associazioni economicamente, magari anche soltanto con il 5 per mille. Ogni euro può fare la differenza per salvare un animale.

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