Attivisti ambientali e proteste nei musei: cosa sta accadendo?

Da mesi ormai si rincorrono azioni dimostrative per il clima che hanno come protagoniste opere d’arte nelle principali città europee. Ma come mai gli attivisti stanno scegliendo proprio l'arte per far sentire la propria voce? Cerchiamo di capirlo insieme

Il 29 maggio 2022 è iniziata la protesta ambientale di alcuni giovani attivisti di Extintion Rebellion e di Ultima Generazione attraverso azioni simboliche per sensibilizzare sul tema ambientale e protestare contro l’immobilismo della politica riguardo il climate change.

Infatti, ciò che viene richiesto sono cambiamenti radicali per lo stop a gas e petrolio ma non solo:

a gran voce si chiede di intraprendere azioni in materia di emissioni di gas climalteranti e più in generale politiche per invertire la tendenza legata all'aumento della temperatura media globale, definito dalla scienza ormai irreversibile

Qui sorgono molte domande, tra cui:

  • in che modo colpire un Monet aiuta le persone a prestare attenzione alla crisi climatica?
  • è realmente un monito che può aiutare qualcuno a comprendere che di questo passo, in quanto a crisi ambientale, siamo spacciati?
  • la cittadinanza, grazie a questi attacchi, riuscirà a fare il giusto collegamento e a capirne il senso o si limiterà a giudicare l’azione in sé?
  • ma soprattutto… perché utilizzare questa forma controversa per sensibilizzare le persone su questo tema?

Le domande sono molte, ma prima di tutto va ricordato che, come gli stessi attivisti hanno riportato:

non ce ne faremo nulla dell’arte e dei capolavori su un pianeta che brucia. Servirà a poco la bellezza quando non avremo acqua e cibo

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Quanto agli altri quesiti, credo che non potremo mai conoscere con certezza tutte le risposte o comunque non credo ce ne siano di universalmente valide. Di certo, però, siamo qui a parlarne da mesi e di sicuro la voce è arrivata anche ai vertici dei musei e alla classe dirigente italiana. Forse, anche agli ultimi negoziati di COP27 che, però, sono stati piuttosto deludenti.

Tornando alle proteste, tutto è iniziato lo scorso 29 maggio al Louvre di Parigi, dove la protagonista è stata la Gioconda di Lonardo da Vinci ma, soprattutto, una bella torta lanciatagli sopra. A luglio è stato il turno dell’Inghilterra con i musei e le gallerie di varie città, tra cui la celebre Courtauld Gallery, la Kelvingrove Art Gallery, la Manchester Art Gallery e, soprattutto, la National Art Gallery di Londra dove gli attivisti si sono incollati all'opera the Hay Wain di John Constable. Dopo queste tappe arriva quella italiana con gli Uffizi di Firenze e La Primavera di Botticelli, Milano con la celebre scultura di Umberto Boccioni e infine Roma, con i Musei Vaticani e la statua di Laocoonte.

Le proteste continuano tutt’ora con l’esempio di Parigi un paio di giorni fa, e imperversano in tutta Europa al grido dello stop al gas e al carbone, ma anche alla rivendicazione di non essere ambientalisti ma attivisti, oltre al fatto che:

Il nostro non è vandalismo, ma il grido di allarme di cittadini disperati che non si rassegnano ad andare incontro alla distruzione del Pianeta e, con esso, della propria vita

Nel frattempo, arriva l’appello dei direttori di oltre 90 musei di tutto il mondo, tra cui anche il Metropolitan di New York, che recita: “Nelle ultime settimane si sono verificati diversi attacchi a opere d'arte nelle collezioni di musei internazionali. Gli attivisti che ne sono responsabili sottovalutano la fragilità di questi oggetti insostituibili, che devono essere preservati come parte del nostro patrimonio culturale mondiale. Poiché i direttori dei musei sono frustrati dalla cura di queste opere, siamo rimasti profondamente scossi da questo pericolo". Al tempo stesso, viene sottolineato che: “manterremo il museo come spazio libero per la comunicazione sociale”.

Quanto alle proteste, si è trattato di eventi quasi tutti senza danni irreversibili, anche perché le opere d’arte nella maggior parte dei casi sono protette da vetri blindati e varie altre misure precauzionali

Il punto tuttavia, non è questo ma piuttosto se il normale cittadino che ascolta la notizia colga il vero significato dell'azione dimostrativa, o se si infuria chiudendo ogni tipo di ragionamento in quanto a crisi climatica. Inoltre viene da chiedrsi se sia davvero il modo migliore per stimolare un'azione politica.

Lascio a voi le conclusioni e il tempo per riflettere… probabilmente la risposta è che no, il normale cittadino che andando al lavoro ascolta la notizia in radio non riuscirà a cogliere il vero senso di queste proteste, ma d’altro canto bisogna riconoscere che fanno molto rumore e senza di esse non staremmo qui a parlarne e a parlare di ambiente.


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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