Made for a Woman, il brand etico e sostenibile che aiuta le donne del Madagascar


Produce borse, cappelli e accessori in rafia (meravigliosamente) intrecciati attraverso tecniche tradizionali. Ma Made for a Woman non è soltanto un brand di moda: è un progetto che sta migliorando la vita a centinaia di donne del Madagascar, uno dei Paesi più poveri al mondo. Abbiamo fatto una chiacchierata con la sua fondatrice, Eileen Akbaraly

Stilista e imprenditrice di origini italo-indiane, classe 1994, Eileen Akbaraly è cresciuta in Madagascar, "l'Isola rossa" come viene soprannominata, dove ha vissuto fino al liceo. Poi l’Italia, dove ha studiato Storia dell'Arte e Fashion Business, e Parigi, per un Master in Global Communication. Nel mezzo, una parentesi professionale presso un marchio di haute couture in India. È qui che Eileen viene a contatto con la dura realtà delle condizioni lavorative nel settore tessile indiano. Un’esperienza che la segna profondamente, spingendola a contribuire a porre fine allo sfruttamento delle donne artigiane e a ribaltare lo status quo.

Eileen Akbaraly
Eileen Akbaraly

Nasce così, nel 2019, Made for a Woman, brand di accessori che produce artigianalmente le borse e i cappelli in rafia disegnati da Eileen. A realizzarli sono donne vulnerabili, vittime di abusi, prigioniere in carcere, mamme single, disabili. A loro, Made for a Woman restituisce ciò che la vita ha sottratto attraverso un lavoro ben retribuito, assistenza medica gratuita, corsi di pianificazione familiare e lezioni di lingua, un asilo per i loro bambini e la garanzia di un futuro sicuro attraverso l’apertura di libretti di risparmio.

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Oltre all’impegno etico, poi, c’è quello ambientale: la rafia proviene da un parco nazionale protetto nel Madagascar nordoccidentale (Certificata Amori BSCI), dove viene poi ripiantata in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente. Successivamente viene tinta con pigmenti AZO-free e colori naturali per la tutela dei clienti, delle artigiane e del pianeta.

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I residui di rafia, poi, vengono riciclati e utilizzati per la creazione di pezzi unici e per le imbottiture di pouf e cuscini, così come per la realizzazione di cerchietti, visiere e decori macramè. Il tutto, all'insegna dello slow fashion, perché ogni pezzo Made for a Woman viene fatto interamente a mano e può richiedere dai 2 fino a 3 giorni per essere completato, mentre per quelli più complicati si arriva addirittura a 2 o 3 settimane.

Inoltre, ogni borsa nasconde un dettaglio prezioso che racchiude tutta l'anima di Made for a Woman: un'etichetta dove è ritratta l'artigiana che ha realizzato la borsa, oltre a un QR code che rimanda a un video con la sua storia.

Abbiamo chiesto a Eileen Akbaraly di raccontarci meglio questo progetto virtuoso.

Cosa ti ha spinta a tornare in Madagascar dopo gli studi in Europa e fondare Made for a Woman?

Il Madagascar è uno dei paesi più poveri al mondo, ma anche uno dei più ricchi in fatto di biodiversità e di savoir faire artigianale. Crescendo qui ho sempre sofferto la povertà delle persone e non l’ho mai accettata veramente, facendo moltissimo lavoro sociale e coltivando una passione per la moda con l’idea che il suo impatto sia enorme, e che possa fare davvero tanto per le persone.

L’obiettivo di Made for a Woman è quello di vedere un miglioramento concreto nelle vite quotidiane delle persone con cui lavoriamo, donne marginalizzate che difficilmente troverebbero lavoro altrove, prigioniere, prostitute, disabili, mamme single, persone che hanno subito abusi

Le formiamo nel nostro atelier per lavorare la rafia e offriamo loro tanti servizi per aiutarle nella vita quotidiana. Corsi di francese, di danza, di finanza personale, ma anche un'assitenza sanitaria gratuita, una psicologa. Stiamo lavorando con l’UNICEF per creare sinergia tra questi servizi: misurare il loro effetto sulle persone è molto interessante, ma anche estremamente difficile.

Come sei riuscita a costruire tutto questo da sola?

I primi due anni sono stati molto duri, ma è diventata una missione di vita. Ora per fortuna collaboro con un’equipe di persone meravigliose, tutte molto entusiaste di questo progetto! L'atelier di Made for a Woman ha sede nell'ex fabbrica di saponi che era di mio padre: uno spazio enorme in stile industriale dove lavorano 25 artigiane fisse tutto l'anno e dove collaborano altre 150 donne durante l'alta stagione. Anche le collaboratrici godono degli stessi benefits delle persone assunte. Molte di loro partono come artigiane per poi fare carriera all’interno dell’azienda: l’idea è che ogni anno facciano un passo in più.

Abbiamo anche attivato un progetto di microcredito che dà loro la possibilità di creare una propria azienda: l’idea non è di tenerele tutte lì per noi, ma di formire loro gli strumenti per crescere, anche altrove

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In che modo la produzione di Made for a Woman è sostenibile?

Innanzitutto è sostenibile perché tutti i prodotti Made for a Woman sono realizzati a mano! Utilizziamo macchine da cucire second hand e i tessuti provengono dai mercati locali. Poi c'è il tema della rafia. In un Paese come il Madagscar, dove l’80% della flora si trova solo qui ed è a rischio estinzione, mi sono chiesta: come viene prodotta la rafia? Così, insieme a un fotogiornalista del National Geographic ho voluto ripercorrere tutta la sua filiera creando un breve documentario che è stato poi presentato durante il Festival di Cannes. La rafia che utilizziamo è prodotta in modo sostenibile e partecipiamo alla riforestazione del parco nazionale in cui viene raccolta piantando oltre 1 milione di alberi all'anno.

Inoltre, ricicliamo l’acqua che utilizziamo e stiamo cercando di diventare 100% plastic free. In un Paese come il Madagascar il riciclo è uno stile di vita: è molto facile essere plastic free qui.

Quali sono state le sfide maggiori nel creare e mentenete vivo Made for a Woman?

Tutto è stato una sfida! E ogni giorno c'è stato un problema diverso! Made for a Woman crea accessori interamente realizzati a mano da donne che vivono in condizioni disastrose. Alcune di loro, dietro al sorriso, nascondono storie di abusi e di estremo dolore, altre si trovano in prigione per colpe non commesse da loro ma dal proprio marito. All'inizio molte di loro non capivano perché volessimo aiutarle, poi c'è stato uno shift mentale, hanno compreso la nostra visione, la nostra missione.

Ora vorremmo che Made for a Woman diventasse un progetto pilota per altre imprese sociali: stiamo organizzando dei programmi per offrire questo tipo di consulenza e riprodurre il nostro modello in altri luoghi del mondo.

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