Ecocidio: cos’è e perché ci deve interessare

Sentiamo spesso parlare di omicidi, femminicidi, fratricidi, genocidi. Questi, tuttavia, non sono gli unici termini che finiscono con la desinenza “cidio”. Tra loro (che sono ben 32) c’è una parola che potrebbe interessarci e non poco: ecocidio

Come si legge sul dizionario, dal latino – cidium, l'ecocidio è “un'opera di consapevole distruzione dell’ambiente e della natura”. Con questo si intendono danni alla flora, alla fauna, alla terra e al mare. Ci si riferisce in altre parole alla decimazione di ecosistemi a tutti i livelli e a 360°.

Ora vi spiego quando è nato questo termine e perché.

Per la prima volta se ne sentì parlare nel 1970 dal biologo statunitense Arthur Galston. Questi faceva riferimento ai disastri causati dall’erbicida defoliante usato dall’esercito americano nella guerra in Vietnam di cui abbiamo fatto accenno qui.

L’erbicida in questione è soprannominato “grande arancio” e venne usato tra il 1961 ed il 1971 portando a compimento uno dei più grandi ecocidi del XX secolo. Si stima infatti che circa la metà delle foreste di mangrovie del Vietnam siano state distrutte in questo modo

Se avete visto il film di Ford Coppola Apocalypse Now ricorderete queste parole: “Tenente, mi rada al suolo quel gruppo di alberi là in fondo, mi manca l’aria, altrimenti… lo senti? Lo senti l’odore, figliolo? Non c’è nient’altro al mondo che odora così. Mi piace l'odore del napalm di mattina. Una volta una collina la bombardammo per dodici ore e finita l'azione andai lì su. Non ci trovammo più nessuno, neanche un lurido cadavere di Viet. Ma quell'odore, si sentiva quell'odore di benzina! Tutta la collina odorava di... di vittoria”.

Una scena del film Apocalypse Now
Una scena del film Apocalypse Now

Ad accorgersi dell’enorme catastrofe ambientale fu anche un diplomatico statunitense, L. Craig Johnstone. Egli evidenziò come l’uso senza parsimonia di queste sostanze abbia avuto poco impatto contro i nemici e al contempo abbia distrutto irreversibilmente risorse naturali su cui si basava, oltretutto, un certo ritorno economico.

Tra le vittime della molecola incriminata ci furono anche dei veterani americani.

Alla base della sostanza c’è la diossina. Essa è molto stabile ed è in grado di persistere nell’ambiente

Il suo bioaccumulo (di cui abbiamo parlato qui) porta ad avere ripercussioni gravi su una larga scala temporale. Alcuni esempi sono: malformazioni congenite o casi di cancro che si manifestano anche molti anni dopo la fine del combattimento. Dato che più il nostro stile di vita è connesso all’ecosistema colpito e maggiori sono le conseguenze a cui siamo soggetti, non è una una sorpresa che il composto ebbe, come detto, grossi impatti sulla salute dell’esercito e nei combattenti vietnamiti.

Successivamente, nel 1973, il docente di diritto internazionale Richard Falk analizzò legalmente la parola ecocidio e condusse un vero studio.

Il suo obiettivo era sottolineare la necessità di criminalizzare la condotta di chi aveva causato un danno irreversibile all’ambiente, sia consapevolmente che inconsapevolmente

Attorno al 1978 le Nazioni Unite avanzarono la proposta di integrare il termine alla Convenzione sul Genocidio. Da quel momento in poi però ci fu il silenzio.

Nel 2020 alcuni parlamentari svedesi avanzarono la proposta di ottenere una definizione di ecocidio che potesse essere giuridicamente rilevante ma soprattutto che potesse essere riconosciuta dalla Corte penale internazionale dell’Aja come crimine contro l’umanità, equiparabile ai genocidi e crimini di guerra

Infatti, trattandosi di un crimine contro il nostro pianeta, lo è anche contro gli esseri umani. Se solo venisse riconosciuto come tale, oltre a costituire un potente deterrente, porterebbe colossi internazionali, aziende e governi a essere condannati penalmente per ciò che hanno commesso.

Oggi, sebbene gli sforzi siano stati grandi, come si legge su Lifegate:

ancora non c’è una legge efficace che impedisca ad individui, società o stati di danneggiare la Terra e i suoi ecosistemi per il profitto o il potere. La loro impunità rivela una grande lacuna nel diritto internazionale

C’è però una buona notizia: oggi si marcia verso il suo riconoscimento come crimine internazionale e fortunatamente non è caduto tutto, nuovamente, nel vuoto!


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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