Farina di insetti: è davvero il cibo del futuro?
Parrebbe proprio di sì. Anzi, addirittura più sicura di carne o pesce. Infatti,
questi organismi sono meno soggetti a forme di contaminazione da mercurio, diossine o, per esempio, da prioni, ovvero gli agenti responsabili della cosiddetta “Mucca Pazza”
Inoltre, gli insetti utilizzati non sono selvatici ma provengono da allevamenti ad hoc in cui ci si attiene a protocolli e tecniche di produzione molto precisi.
Un problema, però, potrebbe essere costituito dal loro scheletro chitinoso, che può creare fastidi nelle persone allergiche ai crostacei o comunque nelle persone che in generale sono allergiche a questo polisaccaride. La sua assunzione può causare un semplice eritema o addirittura, shock anafilattico. Come per altre allergie inoltre, ci si può sensibilizzare nel tempo.
Come si collega tutto questo con la questione ambientale?
Come tuona il The Guardian: “Se vogliamo salvare il pianeta, il futuro del cibo sono gli insetti”!
In realtà, la questione ambientale come sappiamo è grave, e la seconda causa dei cambiamenti climatici (al mondo) è proprio legata all’industria dell’allevamento. La prima è quella dell’energia.
Il problema è che il 70% della soia che coltiviamo è destinata alla produzione di mangime per gli animali e alcuni degli effetti collaterali maggiori sono:
- disboscamento: meno alberi = meno assorbimento di anidride carbonica = più riscaldamento globale.
- erosione dei suoli: in parole povere, i suoli si impoveriscono perdendo sali minerali e composti fondamentali. Diventano quindi meno capaci di far crescere i nostri alimenti.
- perdita di biodiversità: non significa solo meno api e meno miele. Significa innescare un effetto domino per cui se animali e insetti che vivono sugli alberi scompaiono o si spostano perché radiamo al suolo una foresta, avremo ripercussioni anche noi sia a livello economico che banalmente di disponibilità di cibo.
- uso massiccio di acqua in un mondo in cui oltre ad essere diventata rara, è anche stata quotata in borsa. Quindi non è tecnicamente più un bene pubblico.
Gli insetti hanno il grande vantaggio di avere un indice di conversione dell’alimento in biomassa altissimo, ciò significa che tutto ciò che mangiano, viene trasformato in biomassa corporea e possono arrivare a contenere tra il 60 e l’80% di proteine
Questo significa che possono essere utilizzati per l’apporto proteico dei mangimi animali, andando quindi ad alleviare i numerosi problemi elencati sopra.
Grilli e altri insetti, inoltre, potrebbero essere utilizzati in extremis anche per l’alimentazione umana. Sono altamente nutrienti e la loro produzione ha un basso impatto ambientale in termini di consumo sia di acqua che di produzione di gas ad effetto serra! Il punto principale è superare la neofobia alimentare, cioè il non essere disposti ad accettare nel piatto cibi non familiari!
Tuttavia, in questo contesto, la lista di insetti che la Commissione Europea approva come edibili è in costante aumento e da poco si sono aggiunti anche i vermi della farina minore, le larve del tenebrione mugnaio e le locuste. Da questo gennaio potremmo trovare questo genere di alimenti in patatine fritte, pane, snack a patto che sia scritto chiaramente in etichetta!
Le vere domande ora però sono due, la prima l’ha proposta il New York Times (qui per approfondire): potresti non voler mangiare insetti, ma mangeresti mai animali che li hanno mangiati? E la seconda, forse più banale: pensi di non essere disposto a mangiarli per un fatto psicologico-culturale oppure perché ritieni che in ogni caso sono esseri viventi che non dovrebbero essere sottoposti a sofferenze al pari di altri animali?
Gli insetti hanno pari dignità dei maiali?
Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.