G7 e transizione ecologica: siamo arrivati a una svolta?

Pochi giorni fa i grandi della Terra si sono riuniti in occasione del G7 dell'Energia di Berlino per allinearsi sulla transizione ecologica. Ecco cosa è stato dichiarato e perché, questa volta, sembra davvero che ci sia la volontà di abbandonare definitivamente i combustibili fossili

Con la Guerra in Ucraina e il problema del gas russo, la corsa alle energie rinnovabili, che sembrava aver vissuto non solo una battuta d’arresto ma anche una retrocessione, sembra fare un balzo in avanti. Nel comunicato finale del G7 dell'Energia, infatti, si legge che a valle dei recenti avvenimenti, "I paesi sono ancora più rafforzati nella loro volontà di accelerare la transizione all'energia pulita, verso un futuro a zero emissioni nel 2050”.

È quindi con una manciata di parole che Alok Sharma, attuale presidente di COP26, ha parlato del destino del mondo sottolineando come i 7 paesi industrializzati vogliano porre uno stop ai finanziamente di progetti legati alle energie fossili

Durante il G7 i ministri della transizione ecologica si sono riuniti per elaborare una nuova strategia comune per la lotta alla crisi ambientale. Hanno dichiarato in una nota congiunta: “Ci impegniamo a porre fine a tutti i nuovi sostegni pubblici internazionali diretti al settore dei combustibili fossili senza cattura di carbonio entro la fine del 2022".

È stato inoltre dichiarato che si vuole eliminare gradualmente l’energia da fonti non rinnovabli anche se non è stata fissata una data per farlo. Al contrario, il 2035 è la deadline per decarbonizzare gran parte dei settori energetici.

Il nostro Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha dichiarato in un Tweet: “La vera novità di questo G7 è che per la prima volta tutti questi argomenti sono stati affrontati insieme. Le delegazioni hanno fatto un lavoro enorme per riuscire a sintetizzare un documento che tracci la strada per il futuro".

Spesso si parla di quanto sia costosa una transizione ecologica equa e giusta, ma quasi nessuno parla invece dei costi che dovremmo pagare quando arriveranno gli effetti devastanti del climate change

Ci si concentra, in altre parole, solo sugli aspetti negativi senza considerare che l’installazione di fonti rinnovabili porterebbe alla creazione di circa 2,6 milioni di posti di lavoro entro i prossimi 10 anni.

A chiusura dei lavori, inoltre, John Kerry ha esortato a procedere in concerto anche con i paesi del G20 anffermando: “I 20 Paesi che si riuniranno emettono l'80% delle emissioni nel mondo, e se non avanziamo come G20, non potremo considerare la missione compiuta".

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L’evento ha avuto la benedizione del WWF, il quale ha apprezzato le dichiarazioni d’intenti anche se Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia, ha sottolineato che, come sempre, alle parole e alle affermazioni dovrebbero seguire le azioni. Sempre secondo il WWF, l’Italia dovrebbe rivedere il Piano Integrato Energia e Clima in modo da aumentare la quota di energia rinnovabile. Gli operatori, del resto, si sono detti in grado di arrivare a 20GW di nuove installazioni all’anno.

È difficile trarre una conclusione, poiché dopo questi eventi si tende sottolineare quanto siano stati profiqui, anche se raramente gli accordi siglati sono veramente all’altezza dell’emergenza climatica. E se da un lato sono meglio di niente, dall’altro il tempo continua a correre veloce.

Siamo molto bravi con parole e frasi grandiose, ma dovremmo lavorare di più sulla messa in atto di quanto detto. Io voglio comunque restare fiduciosa fino alla fine.


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie chepossono apparire all'interno di questo contenuto.

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