Cop27 a Sharm el Sheikh: cosa aspettarsi (e cosa sperare) per l’ambiente

Dal 6 al 18 novembre si terrà a Sharm el Sheikh, in Egitto, uno degli incontri più importanti che riguarderà la sopravvivenza del genere umano sul pianeta Terra, ma sono sicura che ne hai già sentito parlare! Si tratta di COP27, la conferenza della Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Oggi vi spiego perché è così importante

Guerre, attacchi missilistici, problemi economici e pandemie distraggono sempre da quello che è il vero problema principale del nostro tempo: il cambiamento climatico. Finalmente, però, arriva l'evento che rimette al centro l'urgenza di trovare soluzioni a questo problema.

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L’incontro si chiama COP27 dove la parola COP è l’acronimo di Conference of Parties (conferenza delle parti) mentre il numero indica che si tratta della ventisettesima riunione.

A incontrarsi sono i Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, anche conosciuta come UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change). Si tratta di un documento siglato nel 1992 a Rio de Janeiro e ha come principale scopo la riduzione delle emissioni di gas serra.

Fino a pochi anni fa, purtroppo, quella del riscaldamento globale era solo una ipotesi, nonostante ci fossero già varie evidenze scientifiche. Ciò ha contribuito a far slittare vari provvedimenti in materia di gas climalteranti o, quantomeno, ad alleggerirli. Ancora oggi, nonostante sia assodato che non si tratta di una ipotesi, continuiamo a sminuire questo problema..

Fino a oggi, gli incontri più significativi sono stati tre:

  • COP 1 nel 1995: in questa sede è stato riconosciuto ufficialmente, per la prima volta, il problema del climate change. Si è deciso quindi di dare impulso a studi e analisi, oggi conosciuti con l’acronimo di IPCC, relativi allo stato del clima sul pianeta.
  • COP 3 nel 1997: i Paesi che hanno deciso di entrare nell’accordo sono passati da 118 a 169 e in questa COP è stato adottato il famoso protocollo di Kyoto, il primo documento che ha chiesto ai Paesi membri di introdurre leggi per limitare tutto ciò che poteva contribuire a peggiorare la situazione.
  • COP21 nel 2015 – questa fu una vera pietra miliare perché vennero firmati i cosiddetti Accordi di Parigi e per la prima volta un trattato internazionale fu adottato da 196 Stati. L’obiettivo era di limitare il riscaldamento globale sotto i due gradi rispetto ai livelli preindustriali. Come puoi approfondire sul sito ufficiale, gli Accordi di Parigi prevedono che i Paesi firmatari presentino ogni 5 anni i loro piani d’azione per il clima chiamati NDC’s (National Determined Contributions). Dal 2024 i Paesi dovranno riferire in modo trasparente sulle loro azioni annualmente e sono previste procedure internazionali per la revisione dei loro report.

E oggi?

Oggi non ci sono buone notizie, e le Nazioni Unite lo sanno bene

Lo scorso report scientifico IPCC (Intergovernal Panel on climate change) è un vero “codice rosso per l’umanità. I campanelli d’allarme sono assordanti e le prove inconfutabili” mentre noi ancora siamo molto indietro. Secondo uno studio del 2019, le emissioni di carbonio sono cresciute dello 0.5% e continuano a salire secondo un trend unidirezionale e nonostante su carta sembri tutto funzionare alla perfezione, la realtà scientifica ci dice il contrario. Quindi, nella nostra equazione stiamo decisamente sbagliando qualcosa.

Durante COP27 i punti più urgenti saranno:

  • LOST & DEMAGE: dato che sappiamo che ci saranno sempre più danni dovuti ad eventi atmosferici estremi, serve un meccanismo finanziario apposito.
  • ADATTAMENTO & MITIGAZIONE: ciò si trova nell’articolo 7.1 degli Accordi di Parigi e lo scopo è rendere i Paesi più resilienti. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che dovremo adattarci a nuove situazioni!
  • FINANZA: I flussi finanziari che sostengono le fonti non rinnovabili sono molti e in più c’è la necessità di sostenere i Paesi in via di sviluppo sia nel momento in cui verranno danneggiati sia nel momento in cui desiderano muoversi verso la sostenibilità

A questi si aggiungono ovviamente tutti gli altri aspetti ugualmente importanti che hanno da sempre fatto parte di questi eventi ma mai con sufficiente coraggio.

Il multilateralismo in questo contesto è piuttosto frustante, in quanto non è previsto alcun tipo di misura coercitiva nei confronti degli Stati. In altre parole, se il Paese X fa delle dichiarazioni e non le mantiene, non viene punito materialmente con delle sanzioni economiche o con altri strumenti.

Vedremo cosa accadrà in Egitto e speriamo di vedere un vero cambio di paradigma!


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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