Cos’è l’inattivismo ambientale e perché è più grave del negazionismo

Sono 30 anni, ormai, che gli scienziati ci spiegano quanto sia necessario agire concretamente e come stiamo viaggiando in modo sempre più veloce verso il baratro. Lo sappiamo talmente bene da non farci quasi più caso, da non farci più impressionare da nulla. Ma ci siamo mai chiesti realmente perché? Proviamo a fare chiarezza

Inizialmente il cambiamento climatico è stato negato e si diceva che non ci fossero certezze matematiche sulle conseguenze dell'immissione di sempre più CO2 nell'aria. Ora la scienza ha provato empiricamente che il climate change esiste, ma non solo, è anche in grado di predire con quale probabilità succederà un determinato evento.

Qualcosa però continua a non tornare e il perché risiede in una tecnica ben più grave e sottile del banale negazionismo di alcuni. Perché oggi ciò che viene messo in atto è una forma di distrazione di massa in cui si punta a minimizzare ciò che ci aspetta, creare insicurezza, ritardare le azioni concrete, dividere le persone nei dibattiti.

Ora vi faccio una domanda. All'università, a un evento pubblico, in una trasmissione televisiva, su un autobus… qualcuno si sognerebbe mai di chiedere a un altro se crede o meno nella forza di gravità? Qualcuno metterebbe mai in dubbio il fatto che ci tenga piantati a terra? La risposta è no.

Ciò che invece si fa nel caso del cambiamento climatico è proprio il contrario, vengono minimizzati gli effetti, vengono divisi gli ambientalisti, viene portata avanti disinformazione, vengono proposte fantomatiche soluzioni che, in realtà, neppure esistono o sono in via sperimentale, oppure si sparge disperazione che inevitabilmente porta a frustrazione e rassegnazione da parte di tutti

Tutto ciò all’unico scopo di sottolineare che non è come gli scienziati “vogliono farci credere”.

In altre parole, accanto ai negazionisti stanno emergendo sempre di più gli inattivisti.

Questo concetto è stato spiegato ampiamente dal climatologo Michael Mann nel suo libro: “la nuova guerra del clima” in cui descrive varie tipologie di non attivisti.

VEDI ANCHE L’attivismo ambientale è davvero soltanto per “duri e puri”? CultureL’attivismo ambientale è davvero soltanto per “duri e puri”?

Il profilo generico è più o meno questo: l’inattivista si presenta come persona sicura di sé ma poco informata. Ha iniziato a informarsi sul problema recentemente, oppure solo di riflesso e come conseguenza di un altro lavoro che svolge. Non è contrario all’emergenza climatica, ma conosce sempre un modo migliore per affrontare la cosa e, soprattutto, senza fretta. Talvolta anche inventando o enfatizzando aspetti negativi della transizione ecologica. Non si cura del fatto che si tratti di argomenti studiati dal mondo intero da qualche decade. Ma soprattutto, pur di continuare nel business as usual, l'inattivista preferisce convincere tutti che non ci sia più nulla da fare, cosa che fortunatamente non combacia con la realtà.

Spesso si tratta di tattiche messe in campo dalle aziende del fossile per ritardare la transizione ecologia. Ecco perché dobbiamo stare sempre molto attenti a ciò che ascoltiamo ed essere sempre molto critici!


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

Riproduzione riservata