Donnexstrada: intervista a Bianca Hirata e Laura de Dilectis
È fine marzo 2021 quando la psicologa Laura De Dilectis, dopo aver appreso dell'omicidio di Sarah Everard, capisce che è necessario aiutare concretamente le donne a sentirsi più sicure quando tornano a casa la sera. Il passo successivo è già storia: con una call to action su Instagram, nasce il progetto Donnexstrada, diventato subito virale con 100k follower guadagnati in 8 mesi.
Il servizio offerto è tanto semplice quanto rivoluzionario: tutte le donne che si sentono in pericolo tornando a casa la sera possono richiedere di ricevere una videochiamata dalle operatrici di Donnexstrada.
Il successo dell'iniziativa rivela subito un dato allarmante: le donne che non si sentono sicure per strada di notte sono tante, tantissime
E così Donnexstrada si organizza, si amplia, si struttura per fare fronte alle richieste delle donne che si sentono in pericolo.
Oggi, a due anni dalla nascita, Donnexstrada è un'associazione che, oltre a offrire videochiamate di accompagnamento, ha sviluppato vari programmi per garantire una maggiore sicurezza per strada. Tra questi ci sono i Punti Viola, ovvero luoghi come bar, ristoranti, farmacie e parrucchieri a cui le donne possono rivolgersi in caso di violenza. Inoltre, Donnexstrada ha avviato anche percorsi formativi e laboratori dedicati ai ragazzi delle scuole secondarie per sensibilizzare sulla violenza di genere. Ma non è finita qui: l'associazione è attiva nel creare una rete di taxi sospesi e nel formare i conducenti dei mezzi notturni su come prevenire e agire in caso di molestie.
VEDI ANCHECultureSicurezza sui treni e in stazione: parte il sondaggio di Viola Walk HomeAbbiamo chiesto a Bianca Hirata e Laura De Dilectis di raccontarci meglio il percorso di Donnexstrada e le traiettorie per il prossimo futuro.
A due anni dalla fondazione, qual è il progetto a cui state lavorando maggiormente?
B.H: Oggi il progetto più importante è quello dei Punti Viola. L’idea nasce da Greta Martinez, anche lei co-founder dell'associazione, seguendo il bisogno di creare città più sicure. Ad oggi abbiamo formato cento Punti Viola in tutta Italia e siamo già ripartite con la formazione dei prossimi 200. L’obiettivo è quello di avere l’Italia cosparsa di Punti Viola così da creare dei luoghi di rifugio, dei luoghi di indirizzamento riguardo gli abusi e le violenze, luoghi dove incontrarsi e sentirsi al sicuro, luoghi dove si acquisicono strumenti nuovi per rispettare il prossimo e aiutarlo laddove c’è bisogno. Oltre a ciò, i progetti sono tanti e la voglia è quella di toccare vari ambienti: da quello culturale a quello più istituzionale, dialogando con le scuole e con la strada. Inoltre, stiamo lavorando alla creazione di campagne di sensibilizazzione, corsi di formazione per sensibilizzare sulla violenza e a collaborazioni con chiunque abbia voglia di rendere le nostre città dei luoghi più sicuri.
Dal catcalling ai casi di molestie in strada, le donne hanno ancora paura a tornare a casa da
sole. Sarà mai possibile invertire questa rotta? E se sì come? Anche facendo educazione?
L.D: Le donne hanno paura perché c’è un pericolo reale di essere aggredite, molestate, violentate, uccise. Si possono trovare degli strumenti di aiuto, lavorare sull'urbanistica e i trasporti, fare progetti di intervento. Ma l’unica vera risposta è che gli uomini smettano di aggredire, molestare, violentare, uccidere le donne e non solo. Solo così potremo smettere di aver paura quando torniamo a casa.
Qual è il feedback più importante che state ricevendo dalle vostre utenti?
Riceviamo tantissimi messaggi di persone che ci ringraziano per aver creato il progetto Donnexstrada, con i nostri Punti Viola e il servizio di videochiamata, che a breve diventerà una app grazie alla start up che abbiamo creato. È impagabile la sensazione che si prova quando una ragazza ti ringrazia per quanto hai contribuito a cambiare il modo in cui affronta le giornate e il modo in cui sente meno sola.
Voi offrite anche diversi tipi di supporti, anche di tipo psicologico: in che modo aiutate le donne vittime di molestie?
Con Donnexstrada offriamo quattro tipi di supporto: legale, psicologico, nutrizionale e ginecologico. Questo ci permette di aiutare la donna a 360 gradi, sia che sia vittima di violenza, sia che voglia semplicemente lavorare sul suo benessere e il suo diritto a essere libera.
La vostra associazione ha cambiato la narrazione della violenza di genere, tratteggiando la donna non come vittima, ma come persona consapevole, empowered. Perché è stato necessario farlo?
B.H: Sono convinta che abbiamo bisogno di un nuovo modo di comunicare, di esprimerci e di dialogare fra noi. Credo che per contrastare la violenza di genere abbiamo bisogno di inventare nuovi modi di approccio, mantenendo un rispetto quasi sacrale nei confronti del tema, ma basta tabù. Basta immagini di donne piene di lividi: avere quotidianamente questi input visivi ci relega nella figura di donna-vittima, creando un muro con la parte che lede. Basta "non si può parlare di": dobbiamo invece parlare, parlare tanto e trovare soluzioni concrete e quotidiane non sperando però di vedere tutto cambiare improvvisamente, ma dobbiamo essere ben consapevoli che i cambiamenti profondi richiedono tempo e per questo ci vuole pazienza. Per questi motivi ho scelto di utilizzare nella comunicazione visiva dell’associazione Donnexstrada colori forti e pop, di usare un linguaggio inclusivo e di utilizzare immagini che rappresentano le donne del futuro: donne libere e consapevoli, donne unite che si armano della voglia di lottare per spiegare all’altro sesso cosa non va per trovare insieme soluzioni e abbattere il patriarcato.