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Abusi emotivi: sai quali sono i più diffusi ai danni delle donne?

23-03-2022
Ben l’89,3% delle donne che si rivolge ai centri antiviolenza è vittima di violenza psicologica, la cui declinazione più diffusa è l’abuso emotivo. Di cosa si tratta? Quali sono le forme più comuni? Come riconoscerle? Come agire? Elisa Evangelisti, antropologa e coach delle relazioni di coppia e della famiglia, spiega come individuarli e come comportarsi

«Riconosciamo l’abuso emotivo quando le parole o gli atteggiamenti di una persona cara sono come uno schiaffo, un pugno o una coltellata che arriva direttamente sotto la pelle sotto forma di tristezza, inquietudine costante e senso di colpa immotivato», spiega Evangelisti.

Questa forma di violenza psicologica, stando agli ultimi dati Istat, colpisce l’89,3% delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza. A livello scientifico, è definita come:

Manipolazione di pensieri e/o controllo delle azioni di qualcuno (spesso una persona molto vicina) facendo leva sulle sue emozioni

«Questa spiegazione, però, non è utile per le vittime», chiarisce Evangelisti. «L’abuso emotivo, infatti, è più subdolo dell’abuso fisico ed è più difficile rendersi conto di subirlo senza l’aiuto di una persona esperta». 
Secondo la sua opinione, le persone co-dipendenti, cioè quelle coinvolte da qualcuno al punto tale da dimenticarsi di se stesse, sono le più esposte al rischio di cadere vittime di forme di abuso emotivo. «Statisticamente questo tratto», aggiunge Evangelisti, «è più comune nelle donne, nelle persone alla cui nascita è stato assegnato il sesso femminile e/o alle individualità socializzate come donne».

La riflessione su cui dovremmo focalizzare l’attenzione è che: 

Avere subito abusi emotivi in passato, in particolare in famiglia, ci prepara a riceverne ancora

Ma, soprattutto: «Se non prendiamo in mano la situazione, li sopporteremo senza battere ciglio quando va bene e li interpreteremo come amore quando va male», sottolinea l’antropologa.

Le forme di abuso emotivo più diffuse ai danni delle donne

In base all’esperienza professionale di Evangelisti, il gaslighting, l’invalidazione e lo shaming sono le principali forme di abuso emotivo di cui le donne cadono vittime in una società patriarcale. Ma di cosa si tratta e perché sono pericolose?

«Il gaslighting», approfondisce, «ci porta a dubitare delle nostre capacità intellettuali, cognitive e di comprensione di ciò che accade attorno a noi. Nei casi più gravi, addirittura della nostra memoria e della nostra sanità mentale, fino a che non le mette in pericolo davvero. Pone quindi la vittima alla totale mercé dell’abusatore o dell’abusatrice, come se attorno a lei apparissero sbarre e catene invisibili che non condizionano solo i movimenti ma anche i comportamenti e le scelte personali».

«L’invalidazione, invece, consiste nel non mostrare considerazione o addirittura deridere le richieste, i pensieri e soprattutto le emozioni di qualcuno», prosegue Evangelisti. «Porta la vittima a perdere fiducia in sé stessa ed è estremamente comune. Trovo sia il tarlo numero uno nelle coppie».

«Per shaming si intende ogni atteggiamento volto a far vergognare qualcuno di qualcosa che sta o non sta facendo o non abbastanza bene. Secondo chi? Secondo la società, filtrata dagli occhi dell’abusatore o abusatrice», illustra la coach. «Infatti, il fulcro dello shaming è il ruolo sociale: si sta dicendo alla vittima “questo ruolo è il tuo unico posto nel mondo e non sei in grado di riempirlo, non lo meriti, non vai bene, non sei abbastanza moralmente, intellettualmente, fisicamente" e così via».

L’esempio più classico di quest’ultima forma di abuso emotivo è lo slut-shaming, ovvero: «il tentativo di far vergognare una donna assimilando suoi pensieri, parole, emozioni, desideri, azioni, indumenti a quelli propri di una persona moralmente inferiore in quanto promiscua».

Come riconoscere le forme di abuso emotivo

Nella maggior parte dei casi, chi abusa emotivamente di una donna non è un narcisista patologico: «É molto comodo pensarla così, ma il narcisismo vero è estremamente raro per fortuna», commenta Evangelisti. 

Ma come possiamo riconoscere gli abusi emotivi, quali sono i primi segnali? «Dobbiamo conoscerli», spiega.

Possiamo immaginare gli abusi emotivi come un mazzo di carte a disposizione dell’abusatore

«Inconsapevolmente o meno testerà tutti quelli appresi partendo da quelli più subdoli e che potrebbero passare inosservati a un occhio non allenato». Mano a mano che la gravità degli abusi aumenta, infatti, la vittima non si sentirà più a proprio agio con il carnefice, «come se si stesse costantemente camminando sulle uova e la possibilità di stare male fosse sempre sul punto di piombare addosso da un momento all’altro», conclude Evangelisti.

Cosa dobbiamo fare quando ci accorgiamo di essere vittime di abuso emotivo? Non esiste un vademecum unico da cui poter attingere. Esistono tecniche differenti a seconda dell’identikit dell’abusante e del livello di insicurezza della vittima. «Ciò che mi sento di consigliare», afferma Evangelisti, «è di allenarsi alla difesa verbale in luoghi non sospetti: in farmacia, al supermercato, alle poste o al telefono con quel parente difficile. E poi imparare a stare dentro le emozioni successive, siano esse di vergogna, paura, rabbia o senso di colpa».

L’obiettivo è dimostrare al proprio bambino interiore che non si muore se per 10 minuti stiamo antipatici alla cassiera

«Bisogna abituarsi, insomma, a non farsi mettere i piedi in testa». Nell’eventualità in cui, invece, gli abusi emotivi si trasformino in una minaccia, le donne devono far riferimento al 1522, il servizio telefonico gratuito “anti violenza e stalking” promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità e attivo h24

Alcune forme di abuso emotivo, poi, possono rientrare nel reato di violenza psicologica che, in quanto tale, bisogna denunciare alle autorità competenti. «Questa è la strada che, spesso, mi capita di consigliare», rivela Evangelisti.

Il dialogo può cambiare le cose? In molti casi l’abusante non desidera arrecare danno di proposito: «utilizza la manipolazione come modalità di default ma può essere aiutato a prenderne consapevolezza e a trovare linguaggi che rispecchiano di più la sua verità, non gli errori di chi l’ha preceduto», puntualizza la coach.

La risposta è: cominciare un percorso insieme

Abusante e abusato, spesso, vogliono trovare pace, autostima, proteggere i loro figli o salvare una relazione. «Vittima e carnefice si attirano e si incastrano come due tessere di puzzle», dice Evangelisti. «Come hanno bisogno l’una dell’altro per portare avanti il botta e risposta di abusi emotivi, allo stesso modo, devono lavorare entrambi per uscire da questi ruoli».

Come aiutare le persone che subiscono abuso emotivo 

Solitamente, le donne vittime di abuso emotivo sono predisposte a pensare di essere loro stesse il problema o la sua causa del proprio malessere: «Purtroppo si può fare poco se l’iniziativa non viene dalla vittima», ammette Evangelisti. «Deve, quindi, in primo luogo rendersi conto da sé». Per aiutarla: «possiamo informarci sugli abusi emotivi, sorvegliare il nostro comportamento fino a quando non è ripulito da questi meccanismi e offrire loro l’esempio migliore di ciò che davvero significa volere bene a qualcuno», conclude Elisa Evangelisti.

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