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“Non siete sole”: le star che hanno denunciato abusi e molestie

Sempre più celebrity hanno deciso di condividere le loro esperienze per lanciare un messaggio a tutte le donne: «Non siete sole e non siete le sole»

L’ultima è stata Emily Ratajkowski, che ha deciso di trasformare la sua traumatica esperienza in un libro: intitolato molto appropriatamente My Body, la modella e attrice ha messo nero su bianco le molestie di cui è stata vittima, sia da parte del musicista Robin Thicke, che durante le riprese del video di Blurred Lines l’avrebbe afferrata palpandole il seno davanti a tutti, sia da parte del primo fidanzato.

Una sorta di catarsi per una donna che, compiuti 30 anni, è mamma (del piccolo Sylvester Apollo Bear) e moglie felice (del produttore cinematografico Sebastian Bear McLard): «Mi chiedevo se avrei dovuto denunciare Thicke quando, girando quel video, mi afferrò il seno. Quando lo respinsi poi agli altri risposi con un sorriso, per sdrammatizzare. Pensai che, dopotutto, era il capo», scrive Ratajkowski. 

Si sentiva in colpa, racconta, si domandava se avesse in qualche modo incoraggiato i suoi molestatori. E anche se la risposta è sempre, in ogni caso, “no”, per chi vive situazioni di questo genere è difficile valutare, anche solo pensare, con lucidità. Per questo sono sempre di più le celebrity che hanno deciso di usare la loro popolarità e la loro influenza per far sentire le ragazze e le donne vittime di violenza meno sole: "è successo anche a noi, così famose e all’apparenza così perfette" - sembrano voler dire - "e le domande, i dubbi, i timori, la sofferenza e la rabbia che sentite voi le sentiamo anche noi".

Libri, social e documentari per denunciare

Prima di Emily ce ne sono state altre, e tante. In gran parte grazie al #MeToo, il movimento nato proprio per far sentire le donne vittime di molestie e abusi meno sole e finalizzato a guarire attraverso l’empatia. Nato da un’idea dell’attivista Tarana Burke, nell’ottobre del 2017 ha iniziato a diffondersi a macchia d’olio sui social attraverso l’hashtag ad hoc, e sono state moltissime le attrici, le modelle, le cantanti e in generale le celebrità che lo hanno usato per raccontare le loro esperienze. Altre invece hanno deciso di “uscire allo scoperto”, se così si può dire, perché arrivate a un punto della loro vita in cui il silenzio pesava più del senso di colpa e della vergogna con cui tutte le vittime di molestie e abusi si trovano, purtroppo, a fare i conti. 

Momenti che spesso coincidono con progetti molto introspettivi, come il libro di Ratajkowski o come il documentario di Alanis Morissette, “Jagged”: la cantautrice canadese aveva solo 14 anni quando è stata violentata da più uomini, ed è stato proprio durante le riprese del documentario prodotto da HBO, incentrato sulla sua vita e sulla sua carriera, che ha voluto parlarne apertamente. E nella stessa occasione ha voluto ricordare come avesse provato a parlarne già in precedenza, senza che le venisse però dato credito: «Mi ci sono voluti anni di terapia anche solo per ammettere che c'era stato qualche tipo di vittimizzazione da parte mia. Dicevo sempre che ero consenziente, e poi mi veniva ricordato che avevo 15 anni, e che a 15 anni non sei consenziente. L'ho detto ad alcune persone, e la cosa è caduta nel vuoto, sebbene solitamente dovrebbe essere un momento di presa di coscienza».

Ci sono poi tutte le attrici che hanno rivelato di avere subito molestie dal produttore Harvey Weinstein, il tycoon di Hollywood che approfittava della sua enorme influenza per costringere le attrici e le modelle a subire attenzioni indesiderate nel migliore dei casi, veri e propri abusi nei peggiori: Uma Thurman, Cate Blanchett, Lupit Nyong’o, Cara Delevingne, Eva Green, Ashley Judd, Angelina Jolie sono solo alcune. Decine di donne finite nel mirino e nelle grinfie di quello che si è rivelato un predatore sessuale che ha agito indisturbato per anni, forte del suo potere nello star system.

Anche Bella Thorne, oggi 23 anni, nel 2018 ha deciso di denunciare pubblicamente di essere stata vittima di molestie quando era poco più di una bambina: «Sono stata sessualmente e psicologicamente abusata - ha scritto su Instagram l’ex star della Disney - da quando ne ho ricordo fino ai 14 anni, quando finalmente ho trovato il coraggio di chiudere a chiave la porta della mia camera di notte, e di sedermi lì accanto. Tutta la dannata notte, aspettando che qualcuno si approfittasse di nuovo della mia vita». 

Keira Knightley, oggi 36 anni, ha riassunto molto bene la piaga degli abusi e delle molestie, di cui ha ammesso di essere stata vittima: “È capitato a tutte, letteralmente - ha detto ad Harper’s Bazaar - Non conosco nessuna donna che non sia stata molestata, palpeggiata, minacciata di morte o di essere picchiata. È successo a tutte. È fottutamente deprimente», ha aggiunto l’attrice britannica.

Le denunce nel mondo della moda

E le denunce non riguardano soltanto il dorato (all’apparenza) mondo di Hollywood, ma anche quello patinato della moda: lo scorso settembre dodici ex top model, tra cui Carrè Otis, si sono presentate in aula per testimoniare contro Gérard Marie, ex numero 1 della famosa agenzia Elite Model, accusato di avere abusato sessualmente di loro negli anni '80 e '90, quando erano ancora agli albori della carriera. 

Più di recente, un podcast firmato da due giornaliste investigative intitolato "Fallen Angel" ha svelato i lati più oscuri di Victoria’s Secret, il brand di lingerie diventato famosissimo in America anche grazie ai bellissimi angeli fatti sfilare in passerella: molte modelle hanno rivelato non soltanto gli estremi sacrifici fatti per rientrare negli irraggiungibili canoni di bellezza imposti dall’azienda, ma anche i commenti e i comportamenti inappropriati, vere e proprie molestie, perpetrati da Ed Razek, numero uno dell’azienda. Un caso portato alla luce nel 2020 da un’inchiesta del New York Times, la punta dell’iceberg di un’industria in cui le molestie sono all’ordine del giorno e le donne costrette spesso a subire per timore di perdere ingaggi e guadagno. 

Il potere della condivisione

Abusi e molestie, insomma, non distinguono tra professione, status sociale, fama e livello economico: i predatori sessuali colpiscono indistintamente per esercitare potere e dare sfogo alle loro pulsioni, e la consapevolezza che il fenomeno riguarda tutte ha contribuito ad alimentare un dibattito poggiato su fondamenta più solide e condivise. L'obiettivo resta quello di parlarne, tenere i riflettori accesi su un fenomeno che per troppo tempo è passato sotto silenzio facendo sentire chi l'ha subito ancora più solo.

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