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Emergenza Afghanistan: le organizzazioni a cui inviare una donazione

Un piccolo elenco delle realtà presenti sul territorio afghano che da anni aiutano la popolazione locale. E che ora più che mai hanno bisogno del nostro sostegno

Ci si sente impotenti, leggendo le ultime notizie dall'Afghanistan. Dopo la presa di Kabul da parte dei Talebani il 15 agosto, le immagini dell'assalto all'aeroporto e degli uomini aggrappati alle ali dell'Air Force statunitense ci danno solo una frammentatissima idea del caos che sta investendo il Paese. Alle persone che in queste ore stanno cercando di lasciare l'Afghanistan, si aggiungono i quasi 400mila profughi che sono stati costretti a lasciare le loro case dall’inizio dell’anno (dati diffusi dalle Nazioni Unite lo scorso 13 agosto). Cosa possiamo fare, quindi? Come possiamo aiutare, concretamente, la popolazione afghana dall'Italia? Un modo c'è: sostenere quelle associazioni che negli anni si sono occupate di portare avanti progetti umanitari sul territorio e che ora stanno provando, come possono, a salvare più vite possibili.

Pangea Onlus

“Il progetto di Pangea a Kabul in questo momento è un problema”. Lo scrive la Fondazione Pangea Onlus sul suo profilo Instagram, riportando ogni giorno le notizie delle colleghe sul territorio afghano. Donne che, in quanto lavoratrici e dipendenti di un'organizzazione internazionale, rischiano la vita. A partire dal 2003, Pangea Onlus ha aiutato donne e bambini attraverso operazioni di microcredito e di empowernment femminile. "Dovremo agire di nascosto e nel silenzio ma Pangea non abbandonerà l’Afghanistan: continuerà a lavorare per le donne e i loro bambini. Al momento la nostra priorità è mettere in salvo lo staff afghano, donne che in questi anni hanno lavorato con coraggio per aiutare le donne. E che ora rischiano violenze, stupri e di essere uccise. Dobbiamo metterle in sicurezza per poter ricominciare presto ad aiutare le donne e i bambini a Kabul”, scrivono. Qui per ulteriori informazioni e per donare.

Emergency

A partire dal 1999, Emergency ha costruito in Afghanistan centri chirurgici, centri maternità e punti di primo soccorso, diventando un punto di riferimento per la popolazione locale. Nonostante l'assedio dei Talebani, gli ospedali di Emergency non hanno mai smesso di lavorare. “In alcuni casi, i combattimenti si sono svolti vicino ai nostri ospedali, fino a costringerci a spostare i nostri pazienti nelle aree più protette e a distribuire volantini per chiedere alle parti di rispettare le nostre strutture e garantirne la sicurezza”, si legge sul sito. Qui per inviare un aiuto.

Women for Afghan Women

Fondata circa 20 anni fa da un piccolo gruppo di volontarie, è diventata negli ultimi anni la più grande organizzazione di donne in Afghanistan, riuscendo addirittura a creare una sede a New York. Un'associazione nata per difendere e promuovere i diritti delle donne. “Nelle ultime settimane abbiamo lavorato senza sosta, 24 ore su 24, per mantenere al sicuro famiglie, donne e colleghi. Stiamo evacuando i centri, mettendo in pausa le operazioni e valutando continuamente i rischi. Stiamo lavorando giorno e notte per offrire un rifugio sicuro, risorse e aiuti alle migliaia di donne e famiglie che sono sotto le nostre cure”, scrivono sul sito. Qui per informazioni e donazioni.

Medici senza frontiere

È una delle prime organizzazione internazionali che hanno fornito aiuto e assistenza alle persone del luogo: presente in Afghanistan dal 1980, si è occupata nel corso degli anni di realizzare infrastrutture per l'assistenza sanitaria di emergenza, pediatrica e materna. Sul profilo Instagram è possibile avere notizie sulle attività delle ultime ore: “In questo momento stiamo svolgendo attività mediche in tutti e cinque i nostri progetti a Herat, Kandahar, Khost, Kunduz e Lashkar Gah. Le emergenze mediche non si fermano in tempi di conflitti e scontri. Abbiamo iniziato a lavorare in Afghanistan nel 1980. NON CI SIAMO MAI FERMATI, NON LO FAREMO ADESSO”. Qui per scoprire i progetti di Medici senza Frontiere in Afghanistan e per donare.

Nove Onlus

L'associazione romana, presente dal 2012 in Afghanistan, si occupa di progetti a supporto dell'educazione femminile e infantile e delle persone con disabilità. Il 17 marzo di quest'anno, l'associazione aveva postato sul suo profilo Instagram una piccola vittoria che ora spezza il cuore: l'abolizione, da parte del governo afghano, del divieto di cantare in pubblico alle ragazze di Kabul grazie alla campagna social #IamMySong, dove tante ragazze avevano postato un video cantando la loro canzone preferita. “In questo momento, in Afghanistan è in atto una vera catastrofe umanitaria. Noi restiamo e abbiamo bisogno del vostro aiuto per continuare ad operare. Stiamo collaborando all’apertura di un corridoio umanitario per far rientrare in sicurezza le persone maggiormente a rischio, inclusi alcuni membri del nostro team e soprattutto le donne più esposte, spiegano sul sito dell'associazione. Qui per donare.

Intersos

Attiva dal 2001 sul territorio afghano, l'organizzazione non governativa ha realizzato centri di salute primaria in varie province dell'Afghanistan e cliniche mobili nelle aree più remote del Paese, garantendo accesso alle cure mediche, acqua pulita, servizi igienici, beni di prima necessità e ripari d’emergenza. “Di fronte alla rapida evoluzione della situazione interna in Afghanistan, i nostri operatori umanitari stanno continuando a garantire assistenza umanitaria e a rispondere ai gravi bisogni della popolazione coinvolta nell’escalation di combattimenti e violenze”, riportano sui social. Qui per saperne di più e donare.

Afghanaid

L'organizzazione umanitaria britannica si occupa da quasi 40 anni di aiutare il popolo afghano attraverso la costruzione di servizi essenziali nelle zone più remote del Paese, promuovendo l'inclusione delle donne nella società e insegnando alle comunità rurali danneggiate da guerre e disastri ambientali nuove modalità di sostentamento. “Stiamo rispondendo con l'assistenza di emergenza dove necessario e sostenendo le famiglie che hanno perso le loro case e i loro mezzi di sussistenza a causa del conflitto. Abbiamo già riaperto alcuni dei nostri uffici per continuare il nostro lavoro di sostegno alle comunità rurali remote. La nostra capacità di continuare a lavorare è assistita dalle nostre forti radici locali e dalla nostra reputazione di imparzialità”, scrivono sul sito. Qui per aiutarli.

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