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Marta Tenaglia: “Arrabbiata come donna per come ci tratta questa società” – Intervista esclusiva

Marta Tenaglia
Marta Tenaglia, cantautrice milanese dalla voce unica, si appresta a vivere un movimentato 22 settembre. Quel giorno rilascerà il suo nuovo singolo e si esibirà live nel contesto del Romaeuropa Festival. L’abbiamo raggiunta per un’intervista in esclusiva.

Marta Tenaglia, giovane cantautrice milanese, è una delle voci più interessanti che da un paio d’anni si è affacciata, grazie a Costello’s Records, sulla scena musicale italiana. La sua voce inconfondibile e vellutata ha già attirato l’attenzione di YouTube Music, che l’ha inserita nella playlist Women on the Rise in occasione dell’International Women Day, ma anche di Alessio Bertallot, che ha ospitato le sue canzoni all’interno del suo programma, Casa Bertallot.

Poliedrica, nuda, cristallina e anticonformista, Marta Tenaglia rifugge ogni etichetta. Del resto, come lei stessa ammette nel corso di quest’intervista esclusiva, è in continuo divenire, una costante di luci e ombre che affida alla sua musica il potere di metterla a nudo e di consegnarci le sue emozioni. Compresa la rabbia nei confronti di un sistema patriarcale che vuole le donne ancora chiamate a mitigare le proprie reazioni.

Capace di entrare sotto pelle, Marta Tenaglia da scorpione ascendente capricorno non ha paura di esporsi o di ricercare tra i meandri della sua personalità i suoni e le parole con cui presentarsi al pubblico. Pubblico che il prossimo 22 settembre avrà occasione di sentirla live nella rassegna musicale dedicata al nuovo pop italiano, LineUp!, all’interno di RomaEuropa Festival.

Ma l 22 settembre è per Marta Tenaglia una data importante anche per un’altra ragione. Dopo l’uscita nel 2022 del suo album d’esordio, Guarda dove vai, presentato al MiAmi Festival, Marta Tenaglia è pronta a farci assaporare le atmosfere del nuovo disco di prossima uscita con il rilascio del nuovo singolo, Redemption/Incendio, che abbiamo avuto occasione di sentire in anteprima esclusiva.

Del live, del singolo, della sua estetica, di Milano e di molto altro ancora, abbiamo chiacchierato con Marta Tenaglia, cercando di far breccia nella sua timidezza. L’abbiamo raggiunta mentre usciva dall’altro suo lavoro chiacchierando sullo sfondo di una Piazza Duomo più viva che mai.

Marta Tenaglia.
Marta Tenaglia.

Intervista esclusiva a Marta Tenaglia

Il 22 settembre è per te una data molto particolare: partecipi live al RomaEuropa Festival ed esce il tuo nuovo singolo, Redemption/Incendio.

È stata un’incredibile casualità: non mi ricordo di aver mai fatto una data lo stesso giorno in cui usciva un mio singolo. In realtà, è bellissimo perché non stai ad aspettare con l’ansia l’accoglienza al brano e puoi contemporaneamente festeggiarne l’uscita suonandolo dal vivo.

Quindi, hai in programma di portarlo su un palco sin da subito. Mi chiedo, avendolo ascoltato in anteprima, come suonerà.

È una grande domanda: me lo chiedo anch’io. Facendo un lavorone sulle produzioni, alla fine suonerà in maniera molto simile: abbiamo fatto in modo che anche live possa essere mantenuta la struttura delle sequenze. Non è un pezzo facilissimo ma proveremo a restituirlo così com’è.

Che emozione ti dà esibirti live?

Il palco, per come lo percepisco io, rappresenta un momento di grande verità: non che io metta maschere ma su un palco si è del tutto a nudo. È tutto molto autentico e talvolta anche frustrante: il mio obiettivo è quello di essere più libera possibile e di essere strumento della mia musica ma è difficile da raggiungere. Bisogna essere in equilibrio con se stessi e non dover pensare ai numerosi aspetti e problemi tecnici che inevitabilmente si presentano e occorre gestire.

Come nasce Redemption/Incendio?

È una canzone nata durante una giornata di CoVid. Ho contratto il virus a dicembre dello scorso anno e sono stata costretta a passare dei giorni in isolamento, durante i quali ho provato a scrivere. Ed è venuta fuori una “roba” destrutturata che pian piano ha preso forma: non avevo di certo intenzione di dar vita a qualcosa di così strano per i miei standard. Anche il titolo è venuto fuori un po’ da solo: “incendio” perché è presente nel testo e “redemption” perché mi ha richiamato alla mente un po’ un percorso di redenzione, di liberazione. L’aspetto particolare del brano è che le parole sono nate contestualmente alla musica.

https://www.instagram.com/p/Cw7ivOrsxMA/

Un percorso di liberazione che hai scelto di aprire con la parola “vergogna”. Cos’è la vergogna per Marta Tenaglia?

È complesso dare una risposta: è una parola, per me, difficile da analizzare. Penso che per vari motivi, legati al come si è cresciuti, a come è fatta la società e a tutta una serie di eventi che succedono, è connessa al senso di colpa. Non è sempre facile non sentirsi in colpa per certe cose.

“Mia nonna mi ha insegnato come piangere in silenzio” è uno dei versi del brano. Sottile riferimento al patriarcato?

È impossibile non parlarne, dal momento che sono molto incazzata nel nuovo disco che sto preparando con il patriarcato e le sue conseguenze: sono contenta che venga fuori sin da subito. Ho ereditato tanto da mia nonna a livello emotivo ma anche la voce: credo di averla presa da lei, anche se nei miei ricordi (soprattutto degli ultimi dieci impegnativi anni della sua vita) non l’ho mai vista cantare. Devo a lei la mia emotività e la mia sensibilità: mia nonna era molto attenta a non “disturbare”, mettendosi sempre in percezione degli altri, come a proteggerli da quello che sentiva… che è esattamente ciò che viene anche a me spontaneo fare. È però un atteggiamento un po’ autodistruttivo.

“Ci ho messo trent’anni a guardare negli occhi della gente”. Trent’anni è, più o meno, la tua età: come si cresce senza guardare negli occhi della gente? Non c’è il rischio di somatizzare tutto?

Il rischio di somatizzare tutto c’è sempre, costantemente: più che un rischio, è una sicurezza per come la vivo io. Sono sempre stata una persona timida, motivo per cui facevo fatica a guardare gli altri negli occhi. Non avveniva in maniera razionale ma quasi automatica. Ho capito poi con il tempo che era legato a qualcosa che ho decostruito un po’ da sola e un po’ con un percorso di analisi e terapia.

La musica ti ha aiutata in questo percorso di decostruzione?

Sì, anche. Non ho però mai vissuto la musica in maniera terapeutica. Per me la musica è una necessità, un mio modo di stare al mondo. Va di pari passo con me, non mi cura.

Marta Tenaglia.
Marta Tenaglia.

Quando ti sei approcciata per la prima volta alla musica? E quando hai capito che la musica sarebbe stata la strada che avresti percorso?

Si tratta di due momenti diversi, separati da vent’anni di vita. Scrivo musica da quando ho avuto in mano una chitarra, alle scuole elementari. È nato tutto in maniera spontanea ed era qualcosa tra me e me, che non dovevano sentire gli altri. Solo intorno ai vent’anni ho cominciato a far ascoltare qualcosa agli altri, ai miei amici o a mia sorella. Ed è stato incontrando nel mio cammino Costello che mi ha proposto di cominciare a investire nella musica che mi sono resa conto che la musica poteva essere la mia strada.

Una strada che è stata facile da percorrere?

Perché parli al passato? (ride, ndr). Ovviamente, no. Il passo dal “non ci credo” al “ci credo” è stato difficilissimo. L’industria musicale italiana è abbastanza satura e rende il tutto molto più frustrante. Finché senti tu sola le tue canzoni va tutto bene ma quando devi confrontarti con gli altri diventa dura e complessa.

Hanno mai provato a cambiare il tuo modo di far musica?

No. In generale, mi reputo una persona molto fortunata perché sin da subito ho incontrato gente che ha creduto in me e nella mia idea di musica. Non ho dovuto in questo caso far i conti con idee patriarcali per cui l’immagine avrebbe dovuto prevalere sul contenuto: non era nei nostri obiettivi. Spesso si pensa che ciò che è più commerciale debba essere legato a una certa estetica ma è un pregiudizio anche quello: bisognerebbe approfondire e capire cosa si cela dietro un determinato modo di presentarsi. È un discorso complesso da affrontare ma assicuro che nessuno mi ha mai detto come vestirmi, come presentarmi o cosa dire.

Marta Tenaglia.
Marta Tenaglia.

A proposito di estetica, la tua immagine è molto forte e riconoscibile. Da cosa nasce tale esigenza?

Va di pari passo con la scrittura: l’immagine è un altro strumento che ho a disposizione, un mezzo come la musica d’espressione. Credo sia importante il lavoro che un artista sceglie di fare o di non fare sulla propria immagine: a me piace tantissimo sperimentare, giocare e ricercare dove mi sento a mio agio. Non è che abbia ancora capito del tutto quale sia la mia immagine: sono in divenire.

Ti piace lavorare sui contrasti, sull’incoerenza e sulla complessità. Luci e ombre, in pratica.

È il manifesto, il punto di partenza del mio nuovo disco. E corrisponde a quello che ho avuto la possibilità di fare: essere meno preoccupata dell’immagine che restituisco, del genere musicale in cui rientro, della casella in cui voglio inserirmi o della direzione che voglio prendere. Ho avuto il lusso (perché è un lusso far musica nel nostro Paese) di far uscire diversi aspetti di me: anziché livellare i brani, ho provato ad andare fino in fondo, accoglierli e legarli in qualche modo seppur nella loro complessità.

È un po’ presto per parlare del nuovo disco ma lo hai definito prima “arrabbiato”. Perché?

Sono molto arrabbiata e abbastanza incazzata come donna. Non è che nell’ultimo anno abbia provato più rabbia di prima: semplicemente, l’ho fatta uscire. Ho cercato di non filtrare quest’emozione: a noi donne vien chiesto sempre di modularla da una società che ci dice continuamente come, dove, perché e quando mostrare rabbia. Nel frattempo, ci ammazzano ma l’importante è gestire la rabbia e restare calme. Ho voluto semplicemente togliere il filtro…

Quindi, non sei così “analfabeta emozionale” come cantavi in Peccato, il tuo precedente singolo.

A tratti. Ahimè, sì: conosco le emozioni.

Cos’è che ti fa più arrabbiare?

Più del patriarcato, niente.

Sei appena uscita dal lavoro. A parte la musica, cosa impegna la tua vita?

Lavoro da un decennio come truccatrice alla Scala di Milano. Ho un percorso di formazione un po’ random: dopo il liceo, ho preso un anno sabatico prima di frequentare l’Accademia del Trucco della Scala. Ho anche iniziato Psicologia all’università ma non mi piaceva, ho poi iniziato a lavorare e a studiare Scienze Politiche.

Sei milanese doc. Cosa rappresenta per te Milano?

Sono tanti anni che oramai non odio più Milano: da adolescente, quando frequentavo il liceo classico in centro, la soffrivo un po’. Per me, Milano è ora casa, la mia comfort zone: mi piace come sia viva e attiva, sotto molti punti di vista.  

Marta Tenaglia.
Marta Tenaglia.
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