Vamos a bailar: cosa vuol dire essere una donna nel pop?

13-07-2022
Primi anni duemila: sul palco del Festivalbar, Paola e Chiara segnano l'immaginario del pop italiano. Fra le voci indimenticabili internazionali e fuori da ogni tempo, pensiamo a Mina e Raffaella Carrà. Chi può dimenticare l’esibizione a Sanremo di una giovanissima Anna Oxa con Un’emozione da poco? L’elenco potrebbe continuare, eppure l’industria musicale non valorizza i talenti femminili. Che stiano sul palco, dietro le quinte, oppure nell'ambito della produzione o promozione, il gender gap nel settore musicale è ancora molto ampio. Un recente studio di Spotify lo conferma

Rispetto alle colleghe di altri paesi, in Italia le pop star sono ancora troppo poche: è quanto emerge dai dati presentati da Spotify nel suo report sul Gender Gap nella scena musicale italiana, che fotografa la presenza di un divario importante tra artisti uomini e donne nel settore, seppure in costante evoluzione.

Le donne della musica, in Italia, ricoprono solo il 14,1% delle classifiche ufficiali: in media, quindi, si incontra un’artista donna ogni cinque posizioni

Le donne sul palco: i numeri

Nonostante la tradizione italiana vanti i nomi di grandissime artiste che hanno fatto la storia della musica, le donne sono da sempre meno degli uomini, vengono pagate di meno e hanno più difficoltà ad affermarsi: la strada per la parità di genere nella musica è ancora in salita e - come emerge dalla ricerca Spotify - per ciascuna traccia di un’artista donna in classifica singoli, se ne rilevano 6 di artisti uomini; per quanto riguarda gli album, il rapporto è di 1:4,6.

La cantautrice Carmen Consoli al concerto del primo maggio a Roma, 2022
La cantautrice Carmen Consoli al concerto del primo maggio a Roma, 2022

Le cantautrici sono ancora meno, in media il 16%: un dato influenzato dal fatto che le giovani donne hanno pochi modelli a riguardo e, per questo, faticano a immaginarsi nel ruolo di autrici. Inoltre, i modelli sono pochi perché, da parte delle produzioni musicali, investire su un’autrice donna è considerata una scommessa e, a un'autrice donna, viene chiesto di dimostrare il proprio valore più che a un uomo.

La cantautrice Elisa, per esempio, ha raccontato su Instagram, in un post ora non più presente sul suo profilo, di come fu liquidata a quindici anni da un produttore:

Sei carina, pensa a cantare, lascia stare la scrittura

Quali sono i ruoli per le donne nella musica

Quando una donna vuole ricoprire una carica diversa dallo stare sul palcoscenico per intrattenimento, le difficoltà aumentano. Nella classifica Billboard delle 100 canzoni più di successo tra il 2012 e il 2020, le donne hanno rappresentato solo il 2,6% delle produzioni.

In questo senso, Elisa è stata un esempio virtuoso: senza lasciarsi scoraggiare, a 27 anni ha prodotto e scritto il brano Teach me again dove duetta con Tina Turner, e ne ha curato arrangiamenti e registrazione. La stessa Turner, racconta Elisa nel post già citato, si complimentò con lei per essere riuscita a fare qualcosa che – per una donna – sarebbe stato impensabile anche solo qualche anno prima.

Nonostante il mercato lasci loro pochissimo spazio, sono sempre di più le producer, dj e produttrici: donne poliedriche con una visione sonora moderna e di grande qualità.

Tuttavia, il canto rimane il campo più rappresentato, e per il resto si fa fatica a immaginare le donne ricoprire altri ruoli musicali, associati solitamente a figure maschili.

La ragione è anche storica: da sempre, le donne hanno avuto accesso più tardi agli studi, anche musicali. Pensiamo a Nina Simone, a cui venne negato di studiare pianoforte per diventare una concertista classica. O agli stereotipi radicati ancora oggi, per i quali è strano, ad esempio, che una donna suoni la tromba. Lo studio del canto, invece, non richiedeva l’acquisto di strumenti, e in molti casi veniva praticato da autodidatte.

Non chiamatele “svolte sexy”

Come se non bastasse, le artiste italiane vengono raccontate dalla stampa musicale per il loro aspetto fisico e per il loro abbigliamento. Al contrario dei colleghi uomini, difficilmente giudicati per il look (a meno che quest’ultimo non rappresenti un elemento esplicito di provocazione), un’artista sul palco riceverà il giudizio severo dello sguardo oggettivante con cui siamo abituatə a guardare le donne, con l’aggravante rappresentata dai riflettori.

Lo dimostra una delle espressioni ricorrenti nei titoli degli articoli musicali: la famosa “svolta sexy”. Da Paola & Chiara a Elodie ad Arisa, le artiste vengono tenute d’occhio, e i cambi di immagine vengono interpretati come un chiaro tentativo di ricoprire il ruolo di seduttrice.

In realtà, spesso le artiste in questione sono molto giovani, e durante il loro percorso di crescita musicale evolvono, cambiano, diventano più consapevoli e definiscono con più strumenti la propria identità.

Eppure, la complessità di un percorso viene ridotta dalla stampa italiana al semplice passaggio da brutto anatroccolo a cigno, da “ragazza acqua e sapone” a “panterona”

Qualcosa cambia con lo streaming: i tassi di crescita

Tra i dati della ricerca Spotify, gli unici in linea con gli uomini sono sui tassi di crescita dello streaming. Internet, infatti, ha messo in moto alcuni processi di apertura, che potrebbero rendere più facile emergere per alcuni talenti.

Tuttavia, è una tendenza tutta italiana quella di tenere sostanzialmente chiusi i circoli della scena artistica, che per questo fatica ad aprirsi alle donne

In realtà, fatica ad aprirsi alle sperimentazioni del panorama musicale per intero e rimane ancorato al mercato mainstream o che ruota attorno alle realtà da talent show. Realtà, queste, dove le donne sono rappresentate meno: secondo ANSA, nell'industria musicale italiana le donne sono solo il 27% tra gli artisti, il 12,5% tra i compositori e il 2,6% nella produzione.

Ma a cosa si limita l’industria musicale italiana? Nell’elettronica, per esempio, dalla scena clubbing a quella sperimentale, ci sono molte produttrici conosciute, e non tutte rispecchiano le caratteristiche di donna cisgender italiana.

per questa ragione, è necessario in futuro avere squadre di direzione artistica più diversificate, che riescano a promuovere nuovi sistemi, per combattere gli impedimenti e gli strascichi patriarcali

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