Trend

Il caso del Molise, dove l’unico ginecologo che pratica aborti non può andare in pensione

Fino a poco tempo fa, il dottor Michele Mariano (69 anni) era l'ultimo ginecologo non obiettore di coscienza in tutto il Molise. La Regione sta rimandando il suo pensionamento per evitare che le donne restino senza un presidio in caso di necessità di IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza). I dati sul fenomeno.

In un periodo in cui si dibatte di “dittatura sanitaria” in relazione all’entrata in vigore del Green Pass obbligatorio, c’è una regione italiana che fa i conti con un altro problema di natura sanitaria. E cioè il rischio che le donne del Molise - perché di questa regione si sta parlando - non abbiano nessun medico e nessuna struttura a cui rivolgersi per l’interruzione volontaria di gravidanza. 

Sino a qualche settimana fa l’unico ginecologo non obiettore di coscienza del Molise era infatti il dottor Michele Mariano, 69 anni. In servizio all’ospedale Antonio Cardarelli di Campobasso, doveva andare in pensione a maggio, ma la Regione lo ha trattenuto sino al 31 luglio chiamando in causa la pandemia. Arrivati alla scadenza e con un bando per sostituirlo andato deserto, l’Asrem, l’azienda sanitaria regionale, ha nuovamente prorogato il pensionamento al 31 dicembre, affiancandogli una collega: la dottoressa Giovanna Gerardi, anche lei in servizio all’ospedale di Campobasso, che ha dunque iniziato a praticare IVG.

IVG, i dati in Italia

A oggi dunque sono due i medici non obiettori praticanti in Molise, una regione che conta 300.000 abitanti, di cui poco più del 50% sono donne. Stando all’ultimo report del Ministero della Salute sull’applicazione della legge che in Italia dovrebbe garantire l’accesso all’aborto - la 194 del 1978 - nel 2018 ci sono sono state 76.328 interruzioni di gravidanza, in diminuzione in tutte le aree geografiche con diminuzioni percentuali più elevate in Umbria, Molise, Sardegna, Puglia, provincia autonoma di Trento e Valle D’Aosta. 

Sempre nel 2018 - a quell’anno risale l’ultimo report del Ministero della Salute - in Molise ci sono state 338 interruzioni volontarie di gravidanza, il numero più basso di tutta Italia. Un calo che dipende anche e soprattutto dal fatto che gran parte delle donne residenti (più del 20%) si sono dovute spostare in altre regioni per abortire a causa della mancanza di medici a cui rivolgersi. In Molise, infatti, il tasso di medici ginecologi obiettori di coscienza è di oltre il 90% (92,3%, per la precisione), del 75% tra gli anestesisti e del 90,9 % tra il personale non medico. Complessivamente, dunque, la regione è al primo posto per tasso di obiezione.

Mariano è rimasto per lungo tempo l’unico medico non obiettore a cui le donne molisane potevano rivolgersi per l’IVG. Il numero di strutture in cui si pratica, messo in relazione a 100.000 donne in età fertile, è di poco più di una (dato statistico), e il carico settimanale di interventi per l’unico medico non obiettore è di 3,8 a settimana, il più alto d'Italia.

Che cos'è l'obiezione di coscienza

L’obiezione di coscienza è la possibilità di sottrarsi ad alcuni obblighi di legge per motivi etici o religiosi, e la principale forma di obiezione di coscienza in campo medico riguarda l’interruzione volontaria di gravidanza, un diritto per la donna introdotto in Italia dalla legge 194  del 1978. All’articolo 9, la legge 194 ricorda che “Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione».

Nella legge ci sono poi altre indicazioni: l’obiezione di coscienza può essere revocata, lo status di obiettore non esonera dall’assistenza antecedente e conseguente alla procedura vera e propria di interruzione, e non può essere invocata quando il proprio intervento "è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo". L’obiezione legale deve inoltre riguardare il singolo medico e non l’intera struttura, e le regioni, dice la legge, devono controllare e garantire l’attuazione del diritto all’aborto «anche attraverso la mobilità del personale». 

In Italia l’interruzione di gravidanza è in continua e progressiva diminuzione dal 1983, e il tasso di abortività è fra i più bassi tra quelli dei Paesi occidentali. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha ricordato, sempre nello stesso report del 2018, che “a livello regionale o di singole strutture, le Regioni devono assicurare che l’organizzazione dei servizi e le figure professionali garantiscano alle donne la possibilità di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, come indicato nell’articolo 9 della Legge, garantendo il libero esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e assicurando l’accesso ai servizi IVG, minimizzando l’impatto dell’obiezione di coscienza nell’esercizio di questo diritto”.

Obiezione di coscienza, i motivi

I motivi per cui i medici si dichiarano obiettori sono diversi, dalla religione alla questione professionale.

Diversi medici scelgono l’obiezione per credenze personali, altri perché interventi di questo genere sono considerati "di routine" e poco utili alla crescita professionale, altri ancora perché praticando interruzioni volontarie di gravidanza potrebbero vedere ripercussioni sulla carriera, come spiegato dallo stesso Mariano in un’intervista a Repubblica.

Chi fa aborti non fa carriera: trovatemi un primario che ne faccia. In Italia c’è la Chiesa, e finché ci sarà il Vaticano che detta legge questo problema ci sarà sempre”.

Cosa succederà in Molise

Su quanto sta accadendo in Molise è intervenuta anche Maria Grazia La Selva, presidente della Commissione per la Parità e le Pari opportunità della Regione Molise e presidente dell’Associazione Liberaluna Onlus, che si è detta soddisfatta dell’affiancamento di un altro medico non obiettore a Mariano, pur dicendosi preoccupata per la situazione.

“Non si riesce a capire che le donne rischiano la vita a causa di aborti clandestini che continuano ad essere praticati” - ha detto La Selva - “Ci vorrebbero più medici non obiettori. Lo stesso ginecologo (nel caso in cui sia un medico non obiettore) dovrebbe essere impiegato non solo per le nascite, ma anche per le interruzioni volontarie di gravidanza nel rispetto della professione del ginecologo, oltre che ovviamente per dare la possibilità alla donna di poter usufruire di questo servizio”.

La Regione ha comunque annunciato l’intenzione di aprire un nuovo bando entro fine anno offrendo posizioni a tempo indeterminato, nella speranza che non vada deserto anche questo.

Riproduzione riservata