Selfcare

Cos’è e cosa significa vittimismo manipolativo?

Ragazza sicura di sé
18-01-2022
Ti sembra che una persona che hai attorno si crogioli nel dolore per ottenere benefici? Forse sei davanti ad un caso di vittimismo manipolativo: ecco come riconoscerlo e come difenderti

Il vittimismo è un atteggiamento negativo che può incrinare notevolmente i rapporti, sia in ambito personale che professionale. Nonostante ciò c’è chi lo utilizza come arma per ottenere i benefici che possono essere superiori ai costi. Attorno a noi c’è chi pratica vittimismo manipolativo e non sempre riusciamo a riconoscerlo; in questo post ti sveliamo quali sono i campanelli d’allarme e come riuscire a difenderti da questa peculiare tipologia di manipolazione affettiva.

Vittimismo manipolativo: cos’è?

Cos’è il vittimismo manipolativo? È da considerare a tutti gli effetti un tratto di personalità; viene ripetuto come schema in molti soggetti tra cui narcisisti ma anche chi utilizza ricatti emotivi. Il motivo per cui questo atteggiamento diventa sempre più forte è che la vittima viene notoriamente protetta, quasi schermata dalle critiche godendo poi di compassione e comprensione. La società tutela le vittime, lo fa a prescindere spesso senza nemmeno informarsi e se chi è coinvolto prova ad alimentare qualche ragionevole dubbio passa per insensibile o peggio per spietato.

Il motivo per cui questo atteggiamento viene praticato è che aiuta ad ottenere notevoli vantaggi; sembra quasi che la carta del vittimismo possa aiutare ad uscire da situazioni complicate, quasi fosse una vera e propria immunità. Se volessimo definire con una sola parola l’atteggiamento del vittimista manipolativo non potremmo che dire “ricatto”.

Come si riconosce

I vittimisti manipolatori sono persone che utilizzano il ricatto emotivo per ottenere benefici. Talvolta partono da situazioni reali di vittimismo, per poi utilizzare a proprio favore questo stato andando ad acquisire una vera e propria immunità, accompagnata poi da comprensione, sostegno e cura. Spesso si riconoscono anche dalle tipiche frasi del manipolatore, che sono usate in maniera incredibilmente ricorrente.

Il vittimista esige attenzioni, affetto, dedizione e comprensione per uscire dal suo stato di vulnerabilità. Talvolta è lui stesso però a non voler provare ad uscirne poiché sa che potrebbe perdere tutto questo sostegno. Tra gli elementi che rendono distinguibili i vittimisti manipolatori troviamo la richiesta implicita di ciò che si vuole, lasciando quindi che sia l’interlocutore a comprendere i bisogni ma senza mai lasciare chiare indicazioni. I messaggi che vengono inviati sono malinconici e imprecisi, quasi una forma di rimpianto.

Il secondo tratto distintivo è quello di generare senso di colpa: se sei in compagnia di un vittimista manipolatore probabilmente potresti cadere nel suo gioco e iniziare a far nascere in te sensi di colpa, quasi come se fossi tu il responsabile della sua insoddisfazione.

Il vittimista manipolativo ha poi un atteggiamento diffidente, talvolta anche accompagnato da cattive intenzioni: il tutto viene giustificato poi dalla sua storia personale. Il circolo vizioso è il medesimo: qualora venisse criticato, il vittimista manipolativo innescherà una serie di accuse verso l’interlocutore, tacciandolo per insensibile.

Un tratto forse inaspettato ma sicuramente forte è l’altruismo: già, inaspettatamente il vittimista manipolativo difficilmente si tira fuori dal suo stato problematico ma è in grado di fare grandi sacrifici per gli altri senza che nemmeno gli venga chiesto, salvo poi rinfacciarlo e ricordarlo eternamente.

La posizione esistenziale

Tutti abbiamo le nostre cicatrici, fanno parte di noi e della nostra storia. Quello che ci distingue da un vittimista manipolatore è la posizione esistenziale. Cosa si intende per posizione esistenziale? Quando una persona utilizza le proprie sofferenze quasi come un biglietto da visita, o forse sarebbe meglio dire un certificato giustificativo. Ci sono persone che in seguito ad un trauma o ad una sofferenza, rafforzano il proprio stato di vittima fino a cronicizzarlo.

Differenza tra vittimisti manipolatori e vittime autentiche

Come si distinguono dunque le persone davvero vittime di un’ingiustizia e i vittimisti manipolatori? Un vittimista viene comunemente riconosciuto in una persona che si lamenta 24/24 h, in realtà può essere una personalità camaleontica che appare sorridente e raggiante ma in realtà si presenta come quello che riesce a farcela nonostante tutto. Il vittimista di base compie sempre la medesima azione: incolpa gli altri per i propri insuccessi ma lo fa senza manifestare rabbia quanto più assumendo un atteggiamento mansueto, quasi in cerca di protezione.

Il vittimista difficilmente agisce a carte scoperte, preferisce fare insinuazioni, lasciando la comunicazione nell’ambiguità. Il vittimista manipolatore agisce con comportamenti seduttivi, andando quindi a raccogliere consenso, comprensione e conforto ma anche compassione dalle persone non direttamente coinvolte.

Ci sono situazioni in cui è più che legittimo che una persona manifesti il proprio dolore, la figura della vittima è reale e può accadere a persone che vengono ingiustamente maltrattate senza avere gli strumenti per poter reagire. Quando si parla di oggettiva vittimizzazione ci si riferisce quindi alla condizione momentanea in cui una persona si ritrova, e può capitare a tutti. Quando però la persona decidesse di restare ancorata a questo suo stato, sguazzando nel ruolo di vittima invece di provare a reagire allora inizia ad avviarsi verso il percorso di vittimista manipolatore.

Come reagire

Se ti trovi davanti a chi pratica vittimismo manipolativo dovresti sicuramente mostrarti ferma nella tua posizione. Certamente ha bisogno di comprensione e di affetto ma è anche necessario che tu non contribuisca a farla crogiolare nel suo atteggiamento; se vuoi bene a questa persona devi fare in modo che abbia sincerità da parte tua. Insomma, una vittima avrà sempre diritto al nostro supporto ma è importante che, qualora utilizzasse questo suo stato per ottenere benefici, sia indirizzata verso l’assistenza psicologica. Insomma, in certi casi l'arte di saper fare un passo indietro conosciuta come "distanziamento psicologico" è davvero una salvezza.

Riproduzione riservata