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Cosa è la nomophobia e perché restare “sconnessi” ci spaventa tanto

nomophobia
02-02-2023
Cos'è la nomophobia, la paura di rimanere sconnessi dalla rete che può diventare un'ossessione, tanto da incollarci allo smartphone vivendo una relazione tossica con ciò che non è reale

Con l’avvento delle tecnologia il mondo è cambiato, in molti casi in meglio, facilitandone i processi, migliorando la qualità della vita e agevolando le connessione tra le persone ma in altri, ponendo le basi per creare problematiche e nuove malattie. E a cui, soprattutto i più giovani, sono soggetti. Una tra queste è la nomophobia, ovvero la paura di restare sconnessi dalla rete e dalla tecnologia e in particolare dalla possibilità di non avere accesso e di non essere collegati al proprio smartphone.

Un termine coniato per la prima volta nel 2008, in Inghilterra, nel corso di uno studio commissionato dal governo britannico che aveva lo scopo di analizzare la correlazione tra lo sviluppo di disturbi dello spettro ansioso e l’utilizzo eccessivo e spesso ossessivo dei mobile phones, i telefono cellulari di cui quasi tutti disponiamo.

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Nomophobia, cos’è

Da quanto emerso dallo studio, si definì che il 53% circa dei britannici che utilizzavano in modo regolare il loro telefono, soffrivano anche di elevati livelli di ansia, nervosismo e apprensione in concomitanza con lo spegnimento dello stesso. Ma anche nel momento in cui si scaricava il dispositivo, se questo non aveva campo e in caso di perdita o dimenticanza del cellulare. Con un incidenza maggiore nel sesso maschile rispetto a quello femminile.

Uno stato tensivo generato dalla paura di rimanere sconnessi dalla rete e che, con la tendenza sempre crescente di portare la propria vita sui social e di creare connessioni, legami e situazioni virtuali piuttosto che reali, sta diventando sempre maggiore e preoccupante. In particolare per quelle fasce di età che nascono e vivono già nel mood della connessione H24, ovvero gli adolescenti e i giovani.

Nomophobia: i sintomi

La nomophobia, quindi, è una vera e propria fobia che può presentarsi come conseguenza a una dipendenza da smartphone o come fattore legato a un disturbo d’ansia preesistente. Casistiche spesso difficili da individuare ma che, in entrambi casi, si manifestano con dei sintomi tra cui:

  • alterazioni della funzionalità respiratoria;
  • sudorazione eccessiva;
  • ansia;
  • agitazione;
  • tachicardia;
  • disorientamento;
  • tremori.

Fino anche all’adozione di alcuni comportamenti esasperati come l’andare a dormire con il proprio cellulare, monitorare costantemente lo schermo in attesa di notifiche, avere sempre con sé un caricabatterie, passare più tempo al telefono che a contatto con le persone, soffrire di nervosismo al solo pensiero di staccarsi dal dispositivo, ecc.

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Come risolvere il problema

Un disturbo che, quindi, può essere molto impattante nella vita di chi lo so subisce ma che si può cercare di alleviare e prevenire adottando dei comportamenti più salutari e meno tossici verso il proprio smartphone e verso la sua modalità di utilizzo.

Chi soffre di nomophobia, per esempio, dovrà cercare di ristabilire il contatto con il reale, cercando o lasciandosi coinvolgere nelle interazioni interpersonali tipiche nella vita reale, vedendo gente, parlandoci, toccandola e interagendo faccia a faccia con le persone.

Altro sistema utile per combattere la nomophobia, poi, è l’impiego da parte di un terapista esperto, della terapia cognitivo-comportamentale, capace di rinforzare il soggetto e di slegarlo dai comportamenti tossici e ossessivi verso lo smartphone o i dispositivi digitali. Fino anche all’utilizzo di terapie come il “Reality Approach" utile per far concentrare il soggetto su altre attività che non includano l’utilizzo dello smartphone.

Riportando chi soffre di nomophobia a riconoscere ciò che è reale da ciò che non lo è, preferendo la vita nel mondo vero e dedicandosi a coltivarla a 360°.

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