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Masking: queste sono le maschere della personalità che indossiamo

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24-04-2023
In un mondo pieno di giudizi, trappole e “dovresti”, l’essere umano normale si difende indossando ogni mattina la maschera che meglio potrebbe servirgli nel corso della giornata. È un meccanismo di difesa del tutto normale

Il masking è un concetto psicologico che fa riferimento al fatto alla necessità, spesso molto acuta, di celare il proprio vero io dietro una maschera socialmente “più accettabile”, o comunque meno problematica nelle piccole e grandi questioni.

Indossare una maschera è un meccanismo di difesa e protezione di cui tutti, entro certi limiti, fanno uso. Viene spesso adoperato anche da chi ha subito un trauma, per proteggersi dalla società giudicante che potrebbe abbandonare o provocare altro dolore.

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Cosa è il masking

La maschera prende molte forme. Potrebbe essere quell’atteggiamento volutamente esagerato che si mette su la mattina, prima della scuola o del lavoro, per evitare che gli altri facciano troppe domande. Di certo però non è la voglia di vestirsi di nero invece che dei classici colori pastello, o quel desidero che ci assale di ascoltare un genere di musica che va decisamente fuori dallo stereotipo in cui siamo eventualmente incasellate.

La maschera è una scelta inconsapevole che si fa per evitare il giudizio, per non far preoccupare nessuno o semplicemente perché non si ha voglia di mostrare un lato vulnerabile di sé. È un comportamento che ci protegge dalla pressione sociale di essere qualcosa che non siamo. Di dimostrare qualcosa che non è nella nostra volontà di fare.

È un comportamento che può diventare nocivo quando smette di proteggere dalle domande indiscrete e tutelare l’autostima e inizia invece a eroderla. Quando la maschera si trasforma in una specie di doppia vita può portare a un senso di stress cronico, ansia e talvolta anche depressione.

Di seguito vediamo quali sono le maschere che un po' tutti tendiamo a indossare.

La maschera della vittima

Questa maschera nasce dall’esigenza di proteggere la propria autostima dagli agenti esterni. Le persone che la indossano fanno fatica ad accettare i propri errori e, di solito, incolpano le disgrazie della vita, agenti esterni e fattori fuori dal loro controllo per le sfortune della loro vita.

Essere una vittima dà l’impressione di poter incolpare gli altri per tutto – ma proprio tutto – quello che ci accade. E per la maggior parte di noi questo non può essere vero.

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La maschera del bullo

La maschera del bullo viene indossata dalle persone che sentono l’esigenza di celare un abuso. Il bullo è un prevaricatore, uno sciacallo che si nutre della debolezza altrui per non riconoscere la propria. Protegge dal dubbio e permette a chi la indossa di tenere la situazione sotto controllo, almeno con la forza delle parole. Se non con quella delle mani.

La maschera del comico

Cosa c’è di più facile di una battuta per stemperare un’atmosfera tesa e allontanare le domande dal vero punto della situazione? La maschera del comico rende più facile una vita che si teme di dover vivere da soli. La solitudine e la tristezza volano fuori dalla finestra quando una battuta arriva nel momento giusto e fa ridere la stanza intera. In quel momento ci si sente davvero vivi, davvero parte di qualcosa. È una maschera utile anche per evitare che gli altri ridano di te, e ridano invece con te.

La maschera del duro

Chi mostra al mondo una calma zen in ogni momento della giornata pur sentendosi ribollire dentro il caos sta probabilmente indossando la maschera del duro. Imbottigliare le emozioni e chiuderle in un cassetto è la soluzione più semplice per dimostrare al mondo che la vulnerabilità non ci appartiene. Il problema di questa maschera è che ci impedisce in qualche modo di comprendere il funzionamento stesso delle emozioni, poiché non ci permette di processarle. Quando questo diventerà inevitabile, saremo disarmati.

La maschera della perfezione

Chi vuole ottenere la perfezione a tutti i costi, senza margine d’errore, spesso soffre della sindrome di questa maschera. Una forma di camuffamento per validare la propria autostima attraverso il parere – sempre positivo – degli altri.

La maschera dell’autocommiserazione

Le persone che si sminuiscono di continuo e scherzano sulle loro debolezze usano questa maschera per evitare che siano gli altri a ferirli proprio lì dove più fa male. Chi si odia da solo non può essere odiato dagli altri più di quanto non faccia già per conto suo.

La maschera dell’isolamento

Indossare questa maschera significa ritirarsi in se stessi per paura della reazione del mondo a ciò che si è davvero. Si ha paura di qualcosa: sia esso il rifiuto, l’abbandono, o il giudizio. Dunque perché mettersi in gioco del tutto, quando la posta è sempre così alta?

La maschera del controllo

Una variante della maschera della perfezione è quella del controllo. Esercitarlo su tutto ciò che circonda è essenziale per riprendere in mano il controllo della vita, specialmente quando si sente che sta sfuggendo di mano.

La maschera dell’adulatore

Quando l’autostima di qualcuno dipende interamente dal giudizio che gli altri gli attribuiscono, è facile ricadere in questa maschera. Blandire e adulare, servire oltre ogni misura gli altri è un metodo valido per non farsi mai parlare alle spalle, o così crede questa forma di masking.

La maschera sociale: l'apice del masking

Una maschera che si indossa nei contesti sociali per celare insicurezze e vulnerabilità, facilitando così la conversazione con gli altri. Potrebbe essere facile parlare agli altri quando si indossa la maschera sociale. Tuttavia, sarà davvero difficile comunicare in maniera significativa, creando connessioni profondi, se tutto ciò che esce dalla propria bocca è frutto di un filtro che ci impedisce di venire a galla.

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