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Cosa significa Gender Bender e perché è importante parlarne

Donna con maschera uomo
Nel marasma di informazioni sull'identità di genere, sulla fluidità e sulla teoria queer potremmo aver sentito parlare di gender bender. Ma di cosa si tratta? E perché è così importante conoscerlo e parlarne?

Rivoluzionare la visione del genere e rompere gli schemi: il Gender Bender è tutto questo e molto altro. Un termine entrato ormai in uso e che si inserisce nella più ampia teoria queer.

In sostanza il Gender Bender è una forma di attivismo sociale per rispondere alle generalizzazioni sul genere. Una forma di protesta per reagire all’omofobia, alla misoginia e alla transfobia. Andiamo ad approfondire.

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Gender bender e rifiuto dei ruoli oppressivi

Sfidare gli stereotipi di genere e superare la visione rigida uomo-donna: gender bender è una persona che non segue le prescrizioni della società legate al suo ruolo di genere.

Il Gender Bender punta a distruggere costruzioni sociali e imposizioni che sono ormai ampiamente superate. Per tantissimo tempo ci hanno insegnato che esistono solo due tipologie di generi – maschio o femmina – e che ognuno di noi deve accettare di incarnare un ruolo aderente al sesso con cui è nato.

Cosa significa? Semplicemente che la società ci impone di aderire a una seire di modelli stereotipati. Facciamo qualche esempio di questi stereotipi. L’uomo è visto come leader, aggressivo, competitivo e dominante. Nell’immaginario collettivo prende le proprie decisioni in modo autonomo e facilmente, ha una forte personalità ed è sempre pronto a rischiare. La donna invece è compassionevole, gentile, sensibile, timida, ma anche ingenua in modo eccessivo e sensibile più ai bisogni degli altri che ai propri. Chi esce da questo schema, chi cambia le regole, viene considerato “diverso” se non “inferiore”.

Chi si definisce "gender bender", a prescindere da quale sia la sua identità di genere, sceglie di sottrarsi ai comportamenti previsti per il sesso con cui è nato. Anche se ad oggi tutti gli stereotipi sugli uomini e sulle donne possono sembrare antichi e superati, ad un'analisi più approfondita ci stupiremmo di quanto siano ancora invece radicati dentro di noi. Ci basti pensare a quanto facilmente alcuni uomini rifiutino di indossare abiti o accessori di colore rosa, semplicemente perché questo è associato al femminile.

Chi cambia le regole?

Nel corso degli anni le regole che la società aveva imposto, quell’immagine rigida in cui l’uomo e la donna dovevano rispettare alcune caratteristiche e ruoli, ha iniziato a saltare. A sovvertire gli schemi sono state prima di tutto attivisti ma anche personaggi dello spettacolo grazie alla loro visibilità. Un esempio? Iconico, poliedrico, androgino: nessuna di queste definizioni è mai stata adatta a definire Prince, semplicemente perché…ogni definizione gli stava stretta.

Il cantante è stato fra i primi a fare suo il Gender Bender e a decidere che, no, non avrebbe rispettato gli schemi che gli imponevano. L’abbiamo visto indossare colori sgargianti – in primis il suo amato purple – sfoggiare l’eyeliner, lunghi caftani e pantaloni a zampa. Il suo stile è stato sempre libero e non incasellabile, proprio per questo Prince si definiva una splendida tela bianca, su cui dipingere ciò che preferiva.

Che dire invece di David Bowie? Sin dall’inizio della sua carriera si è divertito a sovvertire le regole e a confondere chi, ancora, era convinto che ci fossero solo due generi. Ma lui, rockstar di fama mondiale e artista dall’enorme talento, non ha mai voluto scegliere e ci ha insegnato la libertà di amare al di là del sesso e il dovere di sentirsi sempre sé stessi, anche se gli altri dicono il contrario.

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Superare il binarismo di genere

Il Gender Bender dunque ci racconta che il binomio uomo-donna (detto anche binarismo di genere) può essere superato. Ed è nato in un periodo in cui per tante persone questioning e queer era complicato e difficile trovare modelli di riferimento che potessero essere una fonte di ispirazione. Non solo Prince e David Bowie, anche tante donne aiutarono una generazione di LGBTQ+ a prendere coscienza dell’unicità della loro bellezza.

Basti pensare a Marlene Dietrich che con coraggio passò dai ruoli di femme fatale a sfoggiare con disinvoltura abiti maschili, dando scandalo. “Gli abiti da donna portano via troppo tempo – disse con coraggio a chi contestava il suo look -, c’è da sfinirsi quando si va a comprarli… poi gli stili cambiano e bisogna fare tutto da capo. Gli abiti maschili invece li posso portare quanto mi pare”. In tante in seguito seguirono il suo esempio, rivendicando il diritto di non piegarsi alle convenzioni, da Katharine Hepburn a Judy Garland, sino a Liza Minnelli, splendida in smoking e calze a rete.

Che dire invece di Annie Lennox? Icona della musica anni Ottanta e Novanta, che rese il suo stile un modo per ribellarsi a una società patriarcale e fortemente eterocentrica. Il suo taglio di capelli cortissimo si trasformò così in uno strumento potente contro le discriminazioni. Ma la lista di chi ha reso mitico il Gender Bender è lunghissima. Dal camaleontico Boy George a Grace Jones ed Annie lennox, sino a Lady Gaga. Lady Germanotta, con la sua forza e il grande coraggio, è riuscita a essere sé stessa in una società che, da sempre, cerca di cambiarci. “Sono io stessa – ha spiegato -, come tutti quelli della mia generazione, una figlia della diversità anche se non necessariamente sessuale. Sento l’obbligo morale di esercitare il mio potenziale rivoluzionario e rendere il mondo un posto migliore”.

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