La manipolazione ha tante forme, ognuna delle quali prende il nome di strategia di simulazione: l’effetto inclusione è una tecnica molto diffusa, spesso anche a livello genitoriale o addirittura di peer pressure, per la quale “se lo fanno tutti gli altri, non vedo perché non dovresti farlo tu”.
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Potrebbe sembrare un’affermazione da niente, o un modo di dire. Eppure questa strategia fa leva sulla nostra indisponibilità e la scardina, più o meno lentamente, portandoci a fare qualcosa che normalmente non avremmo mai fatto.
Come funziona l’effetto l’inclusione?
Quando un manipolatore sente il bisogno di spingere la sua vittima a fare qualcosa è in grado di utilizzare ogni genere di sotterfugio per riprendere il controllo della situazione, con le buone o con le cattive. In realtà, questa strategia di simulazione è anche utilizzata molto spesso da chi di norma manipolatore non è, poiché si tratta di un comportamento talmente tanto diffuso che, proprio per l’effetto stesso di inclusione, “se lo fanno tutti, posso farlo anche io”.
È un modo per sottomettere qualcuno che non desidera fare qualcosa (es: provare un alcolico nuovo, fumare una sigaretta, attraversare un sentiero pericoloso, fare un gioco, anche sessuale, che non hai mai provato prima) ad adempiere alle volontà del manipolatore. Come? È facile: con la classica frase che, escludendo, ci fa sentire inferiori e di conseguenza “peggiori” di quanto non siamo davvero.
“Tutti lo fanno, è così semplice”. “Cosa ci vuole? Anche mia nonna lo farebbe”. Come tutte le strategie di manipolazione e simulazione, anche l’effetto inclusione è uno spettro, e quando lo spettro prende le sembianze di Rebecca la prima moglie, ovvero della famigerata ex, le bandiere rosse garriscono al vento più forti che mai.
Diffida sempre da tutti coloro che ti dicono, per spingerti a fare qualcosa che non hai mai fatto, “la mia ex/il mio ex lo faceva sempre”/”l’avrebbe fatto”.
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Cosa succede quando non si asseconda l’effetto inclusione?
Ci sono tanti modi in cui un manipolatore, o presunto tale, decide di reagire a un fallimento della sua strategia di simulazione. Tra questi, uno su tutti, è la rabbia: venendo a mancare la volontà della vittima di fare qualcosa che fanno tutti, la reazione più comune è rabbia, esibita e manifesta. Non è raro che una persona compiacente, affettuosa o semplicemente ingenua, che prova sentimenti nei confronti di questa persona, faccia di tutto per evitare il conflitto, affrettandosi a fare quello che normalmente, per effetto inclusione, si sarebbe rifiutato di fare.
La rabbia è una carica in più. Ti fa pensare che il tuo rifiuto sia sbagliato, e che il problema sia tu. Attraverso questa presunta rabbia, la vittima viene costretta a fare qualcosa, quando in realtà il manipolatore sta solamente cercando di ottenere ciò che desidera, per quanto frivolo, o grave, possa essere.
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E dopo?
Quello che accade dopo si divide in due parti possibili. Di solito questi due comportamenti si verificano a distanza di tempo, quando la situazione è passata da un po’ e la vittima sta ragionando su quello che gli è capitato.
- Simulazione di innocenza: il manipolatore fa finta di niente, e finge di non ricordare o non sapere di che cosa si stia parlando. Si tratta di una strategia abbastanza diffusa per cui quello che è accaduto, e che nella mente della vittima è impresso a fuoco come fastidio, o talvolta abuso di potere, diventa una cosa talmente insignificante che non vale la pena d’essere ricordato. Insomma: si tratta di una nuova e avanzata ulteriore forma di manipolazione, dove anche i ricordi, e gli eventi passati, vengono considerati di poco conto e trattati come privi di valore agli occhi del manipolatore.
- Simulazione di confusione: in altri casi, il manipolatore finge di non ricordare quello che è accaduto. Peggio ancora, fa finta di non sapere di che cosa si stia parlando. Si tratta di un comportamento che permette al manipolatore di farla franca attraverso una strategia che finisce per far dubitare alla vittima del suo punto di vista. Insomma: se non sei capace di ricordare bene, o se neanche il manipolatore se lo ricorda, forse non è successo davvero. Giusto? Sbagliato.
Ci sono tanti modi in cui l’effetto inclusione può essere introdotto nel modus operandi di un manipolatore che vuole portarti a fare qualcosa che non desideri fare. E ci sono altri comportamenti che schiacciano la volontà della vittima, facendo sentire le sue volontà e le sue esigenze come qualcosa di poco conto, di insignificante e, soprattutto, di privo di valore.
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Conoscere questo comportamento, e osservare le conseguenze, è il primo modo per capire le dinamiche di una relazione, e aiuta a fare luce su cosa si sta subendo, molto spesso senza rendersi conto.