Il genere, proprio come l'identità sessuale e l'orientamento sessuale, non è qualcosa di statico e fisso, ma è ricco di sfumature e di sfaccettature che dovrebbero essere salvaguardate dall’inclusività. Non tutti infatti considerano il genere come qualcosa di semplice. C’è chi si identifica nel binomio uomo e donna e chi invece non riesce a identificarsi in questa divisione netta. Proprio per questo si parla di neopronomi.
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Nel tempo il termine non binario è arrivato come una sorta di ombrello – al pari di queer – per racchiudere le persone neutrois, genderqueer, demiboy o agender. Ovvero tante sfumature quanto quelle che riguardano le esperienze e le percezioni di ogni persona. I neopronomi arrivano proprio qui: l’obiettivo è quello di fornire un aiuto a chi non si riconosce nel pronome “they” come accade per le persone non binarie.
Cosa sono i neopronomi
Lo scopo dei neopronomi è proprio quello di fornire una parola di riferimento verso chi è in cerca di un termine che lo definisca correttamente. La lista è piuttosto lunga, ma troviamo principalmente i neopronomi ze/zir/zirs, ze/hir/hirs, xe/xem/xyrs, ey/em/eirs, fae/faer/faers, e/em/ems, ve/vir/vis, ne/nem/nir e per/per/pers.
I pronomi, nella loro forma soggetto, oggetto e possessivo, sono in inglese, dunque per l’italiano serve qualche aggiustamento. I neopronomi dunque non corrispondono a un genere preciso, ma sono fluidi e si possono scegliere a piacere in base a come si sente chi li utilizza.
La loro importanza
Perché i neopronomi sono così importanti? Fanno parte di una transizione sociale fondamentale che ha come scopo quello di aiutare le persone non binarie e gender a trovare spazio in una società in cui, purtroppo, continuano a vivere con disagio la difficoltà di essere riconosciute e riconoscersi. I passi da fare avanti in questo senso sono ancora tanti, ma chiedere a qualcuno “quali pronomi preferisci?” potrebbe aiutare qualcuno a sentirsi meglio e più accettato.
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Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione, scoprendo una cosa fondamentale: il futuro non è affatto binario. Per prima cosa è importante fare chiarezza su tematiche come il sesso e il genere.
Il sesso infatti è il carattere biologico determinato con la nascita. La visione binaria uomo e donna in questo senso è stata ormai superata. Il sesso viene attribuito alla nascita dai medici in base ai genitali esterni ed è un aspetto biologico. Il genere invece è un costrutto sociale, ognuno infatti percepisce un proprio genere che è indipendente rispetto al sesso femminile o maschile. C’è chi si sente in una via di mezzo e chi invece non si percepisce in nessuno di questi due termini. La teoria del gender dunque ha proprio come obiettivo quello di superare tutti gli stereotipi sociali che sono legati al genere femminile e maschile.
Le persone Cisgender, ad esempio, considerano la propria identità di genere corrispondente con il sesso che gli è stato assegnato alla nascita. Ciò significa che chi ha la vagina si sente femmina e chi ha il pene invece si sente maschio. Cishet invece è l’abbreviazione usata per cisgender heterosexual, fa riferimento all’orientamento sessuale e riguarda chi non ha una preferenza fra uomini o donne, prova attrazione per uomini o donne oppure entrambi.
Le persone transgender invece non si riconoscono nel genere attribuito alla nascita. Un uomo transgender, per esempio, è una persona che è nata con genitali femminili e in un momento nella sua esistenza ha manifestato una identità di genere maschile. Una donna transgender invece è una persona che è nata maschio e sta vivendo una transizione che la porterà verso una identità di genere femminile. In tutti questi casi rivolgersi con un pronome che non corrisponde al genere con cui la persona si definisce rappresenta una grande mancanza di rispetto.
Queer o Genderqueer invece è qualcuno che ha scelto di rifiutare la visione tipicamente binaria del genere. Non si sente dunque né femmina né maschio. Può infatti sentirsi entrambi oppure nessuno dei due. Troviamo poi il Genderfluid, una persona che percepisce in modo fluido il genere, con l’idea che possa mutare in base alle situazioni e nel tempo.
Le persone genderfluid dunque si spostano fra varie identificazioni e rappresentazioni. Un giorno possono sentirsi maschili, un altro femminili, muovendosi fra queste espressioni. Utilizzano dei pronomi neutrali – nelle lingue che lo permettono – come them o they in inglese. Infine le persone agender, non-binary e agender si rifiutano di fare parte di un genere definito. Si affidano dunque a termini ombrello che hanno come obiettivo proprio quello di allontanarli da qualsiasi possibile definizione di genere.