Le relazioni hanno talmente tante implicazioni e differenze, sfumature e particolari di cui tener conto da rendere impossibile fare un discorso generico. Ma se c'è una cosa che prima o poi ci accomuna è l'esigenza di definire la relazione che stiamo vivendo.
Siamo cresciute con l'idea ben precisa che il legame con un partner debba essere esclusivo, monogamo, racchiuso un una cornice che ne delimiti i confini in modo estremamente preciso. E non c'è assolutamente nulla di sbagliato in tutto questo, solo a patto che non limiti la nostra visione dei rapporti e del senso stesso dell'amore.
Ci sono legami che si nutrono proprio della libertà dei partner, altri che al contrario si basano sulla certezza che non ci sono "interferenze" di alcun tipo nel rapporto a due. E va bene così. Perché a volte definire le relazioni potrebbe non essere la scelta giusta per il bene del rapporto.
VEDI ANCHELifestyleLa polifedeltà potrebbe essere l’alternativa alla monogamia che stavi cercandoPerché abbiamo bisogno di definire le relazioni
Inutile girarci attorno, quando intraprendiamo una frequentazione con qualcuno arriva prima o poi il momento in cui sentiamo nascere e crescere in noi l'esigenza di definire questo "qualcosa" che ancora non ha un nome. Ci stiamo solo frequentando o può diventare una cosa seria? Abbiamo un rapporto esclusivo o siamo autorizzati a frequentare altre persone? E le domande potrebbero continuare all'infinito, in un lungo (anzi, lunghissimo) elenco di incertezze che ci fanno vacillare.
Definire le relazioni nasce da un'esigenza naturale e non c'è affatto nulla di sbagliato nel volerlo fare. Ha a che fare con i nostri bisogni, con ciò di cui abbiamo bisogno in quel determinato momento della nostra vita, con quel che riteniamo ci serva per il nostro benessere sia "al singolare" che "al plurale". Tutta la nostra esistenza si basa sulla parola e sulla capacità di dare un nome e una definizione alle cose: ci dona certezza, ci fa sentire sicuri che quel "qualcosa" ci appartenga e faccia parte della nostra vita in modo granitico. È un po' come quando usiamo nomignoli e soprannomi esclusivi con il nostro partner: in quel modo diamo un senso ancor più particolare e unico al nostro rapporto, creiamo qualcosa che esiste per "noi" e per nessun altro al mondo.
Eppure definire le relazioni e affibbiar loro delle "etichette" non è sempre una mossa giusta. Dipende dal contesto, dal partner e da noi.
Forzare le cose non porta mai nulla di buono
Se iniziamo una relazione con qualcuno - chiamatela come volete (flirt, frequentazione, storiella) - vuol dire che tra noi e il partner c'è un feeling indiscutibile. I rapporti possono nascere per "questione di chimica" (citando la Rettore a Sanremo), per pura attrazione sessuale e sì, anche continuare in questa direzione senza alcun tipo di problema. Talvolta può accadere che questa attrazione si trasformi in qualcosa di più profondo, in un legame intimo e personale in cui ci si scambiano desideri, sogni, paure, aspettative, affetto, amore. Ogni caso è a sé, insomma.
Queste differenze non ci devono far cadere in un errore che spesso compiamo senza neanche rendercene conto: considerare alcuni rapporti di serie A e altri di serie B. Ma chi ha stabilito che sia così? Chi ha deciso che una relazione sessuale sia meno importante di una relazione sentimentale? Sono tutti aspetti che ci aiutano a definire i rapporti che viviamo e che non dovremmo mai forzare in una direzione o nell'altra.
Basta davvero poco per comprendere appieno questo concetto. Chiedetevi una cosa molto semplice: qualunque sia la natura del rapporto che state vivendo, siete felici? Vi fa stare bene? Vi dona una sensazione di benessere che vi fa uscire da casa al mattino con tante energie ed entusiasmo in corpo? Se la risposta a queste domande è Sì, capite bene che definire forzatamente le relazioni potrebbe diventare controproducente, anziché utile a rafforzare i legami.
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Qualunque sia la natura delle relazioni che viviamo, c'è un aspetto imprescindibile che non possiamo dimenticare: la comunicazione. La strada per la felicità è costellata di piccoli tasselli e molti di questi sono fatti di parole. Non di discorsi vacui e riempitivi che evitano l'imbarazzo del silenzio (che è un po' la morte di ogni relazione), bensì del dialogo costruttivo e in cui abbiamo la possibilità di chiarire la nostra posizione, verificando che sia la medesima del partner.
Quando si vive la "coppia", a prescindere dal fatto che sia aperta/monogama/esclusiva, inizia un nuovo percorso in cui si pensa in due, non in uno. Perciò stabilire i fantomatici "confini" di cui parlavamo poc'anzi o anche definire le relazioni scaturiscono proprio dalla condivisione di un pensiero comune, di un modo di vivere il rapporto che vada bene a entrambi.
Se questo piccolo ma importante particolare viene a mancare, ecco che si scatena il caos. Si può presentare la situazione per cui uno dei due partner desidera la relazione esclusiva mentre l'altro preferisce qualcosa di "meno impegnativo". Ma se non se ne parla, come si possono sciogliere simili nodi?
Ricordate sempre la cosa più importante: a prescindere dal definire o meno le relazioni che viviamo, assicuriamoci di viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda del partner. E che siano, soprattutto, rapporti che ci donano benessere e felicità.