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Vivere non è un gioco da ragazzi: La nuova serie tv di Rai 1 sulle difficoltà degli adolescenti

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Rai 1 propone la serie tv Vivere non è un gioco da ragazzi, in cui si indagano le difficoltà di crescita di un gruppo di adolescenti che faticano a trovare se stessi e a fare i conti con il senso di responsabilità. È diretta dall’attore e regista Rolando Ravello e conta su un cast di ottimi professionisti.
 

Parte lunedì 15 maggio su Rai 1 la serie tv Vivere non è un gioco da ragazzi. Composta da tre puntate dirette da Rolando Ravello e sceneggiate da Fabio Bonifacci, Vivere non è un gioco da ragazzi racconta la storia di un diciottenne che, complice l’innamoramento per una coetanea, finisce con lo spacciare pasticche provocando la morte di un coetaneo.

Interrogandosi sul senso di responsabilità e sulla fuga da se stessi, la serie tv di Rai 1 Vivere non è un gioco da ragazzi è prodotta da Roberto Sessa per Picomedia in collaborazione con Rai Fiction. Nel cast, i giovanissimi Riccardo De Rinaldis Santorelli e Matilde Benedusi, affiancati da Stefano Fresi, Nicole Grimaudo, Fausto Maria Sciarappa e Stefano Pesce. E con la partecipazione straordinaria di Fabrizia Sacchi, Lucia Mascino e Claudio Bisio.

La trama della serie tv

Vivere non è un gioco da ragazzi, la nuova serie tv di Rai 1, ha per protagonista il diciottenne Lele. Bravo ragazzo di umili origini, Lele frequenta il liceo con i figli dell’élite bolognese ed è innamorato di Serena, bellissima, intelligente e perfetta reginetta della scuola. Invitato una sera in discoteca da Serena e dal suo gruppo di amici, Lele per fare colpo su di lei prende una pasticca di Mdma.

Risucchiato nel mondo delle discoteche e della droga, Lele rimane però presto senza soldi e, per continuare a frequentare Serena, si ritrova a comprare le pasticche nel suo quartiere e a rivenderle in discoteca al doppio del prezzo. Una sera vende una pasticca al suo amico Mirco, che viene trovato morto il giorno dopo proprio a causa della droga. Per Lele, corroso dai sensi di colpa perché convinto di essere l’assassino di Mirco, inizia un calvario che stravolge il rapporto con Pigi, suo migliore amico, con Serena e con i genitori.

Anche il resto del gruppo, legato da un patto di omertà volto a custodire il segreto sull’uso di droghe, vive una profonda crisi che porta ciascun membro a fare i conti con la verità e con i propri fantasmi interiori. Dopo molte vicissitudini, dolori e scoperte, Lele decide di liberarsi dal peso delle menzogne e del senso di colpa. Perciò confessa tutto prima al padre e poi al poliziotto Saguatti. La sua confessione scatenerà una sorta di “epidemia di verità” che porta tutti i principali personaggi a fare i conti con i propri segreti.

Riccardo De Rinaldis Santorelli, Nicole Grimaudo, Stefano Fresi e Claudio Bisio, tra i protagonisti
Riccardo De Rinaldis Santorelli, Nicole Grimaudo, Stefano Fresi e Claudio Bisio, tra i protagonisti della serie tv di Rai 1 Vivere non è un gioco da ragazzi.

Fuga dalle responsabilità e dalle emozioni

“La storia ha la forma di un sassolino che rotola e diventa valanga”, ha commentato Fabio Bonifacci, autore del soggetto e della sceneggiatura della serie tv di Rai 1 Vivere non è un gioco da ragazzi. “Un gesto percepito come innocente da molti adolescenti - passare una pasticca a un amico - spezza una giovane vita e un’altra resta schiacciata sotto il peso della colpa. Il dramma si allarga alle famiglie, agli amici e a tutto il piccolo mondo intorno, rivelando la coralità di un disagio che in qualche modo contagia tanti, tra i ragazzi ma anche tra gli adulti”. 

“Un grande tema è quella della responsabilità, il giovane Lele ha fatto una cosa orribile ma nessuno lo sa; quindi, si trova di fronte a una scelta adulta, con grandi implicazioni etiche: è meglio pagare per le proprie colpe o tentare di nasconderle?”, ha proseguito Bonifacci.

“È l’inizio di un gioco spietato, in cui Lele e il suo gruppo di amici si trovano stretti fra forze troppo grandi per loro: le indagini di un poliziotto ambiguo, le minacce di una banda criminale, le ansie delle famiglie, i tormenti della coscienza. Dallo scontro di queste forze nasce un gioco di mosse e contromosse, a volte scompigliato dal vento imprevedibile dell’adolescenza, che finirà per far uscire segreti e contraddizioni di tutti i personaggi, non solo i ragazzi”. 

“Nella storia sono coinvolti fin dall’inizio i genitori che, sotto la corazza da adulti, rivelano spesso fragilità non troppo diverse da quelle dei loro figli. Il filo conduttore è il tema molto attuale della droga ricreativa, quella ormai percepita come “quasi normale”. Ma il vero tema è quello della fuga da sé stessi e dalle proprie emozioni, la storia mostrerà che la droga è solo un mezzo ma ce ne sono molti altri e chiunque può trovare il suo”.

“Fuga, colpa, responsabilità, segreti: sono i termini-chiave di una storia di formazione che dai giovani si allarga agli adulti, con la stessa domanda che incombe su tutti. Si può davvero fuggire da sé stessi? O per diventare grandi, a qualunque età, è necessario accettare la verità delle proprie azioni e delle proprie emozioni?”

“La serie ha svolte e colpi di scena, ma sempre ispirate alla verità della vita quotidiana, nella speranza che possano riconoscersi molti figli e molti genitori. Magari -sognare non è vietato- anche per vederla insieme. 

Il tono è quello di un viaggio drammatico nel dolore e nella colpa, che però incrocia spesso la leggerezza dell’adolescenza e la naturale commedia della vita, con un finale aperto alla speranza: se non scappi da ciò che sei, se stai lì e affronti quel che devi, ce la puoi fare”, ha concluso lo sceneggiatore.

Riccardo De Rinaldis Santorelli e Claudio Bisio in una scena di Vivere non è un gioco da ragazzi.
Riccardo De Rinaldis Santorelli e Claudio Bisio in una scena di Vivere non è un gioco da ragazzi.

La diffusione delle droghe

“Sono padre di due figli, una femmina di 24 e un bimbo di 6”, ha sottolineato il regista della serie tv di Rai 1 Vivere non è un gioco da ragazzi, Rolando Ravello. “Con mia figlia adolescente ho scoperto un mondo completamente diverso da quello che frequentavo alla sua stessa età. Il nostro trasgredire era la canna, lo spinello, oggi ci sono le droghe chimiche, costano poco, ti sballano per tutta la notte, ma sono molto pericolose. Ed è inutile girarsi dall’altra parte, i nostri figli volenti o nolenti entrano in contatto con questa roba molto presto. È molto più diffusa e usata di quanto immaginiamo e purtroppo si infila in un problema sociale più largo: il rapporto tra adolescenti e genitori di questa generazione”.

“Non è vero neanche un po’ che i ragazzi del 2020 sono fuori controllo o stupidi o vuoti o chissà che altro. Credo invece che manchi il tessuto familiare, con genitori pieni di sensi di colpa e un mondo Teen, parola che detesto, che non ha più neanche quel barlume di ideali che ha salvato molto di noi a quella età. E proprio gli ideali, quelli si, mancano per colpa nostra. La politica è diventata un’arena barbara senza differenze. Non hanno qualcosa con cui identificarsi di solido. Hanno invece i social, una piazza globale rischiosa e faticosa. Servirebbe una pacificazione, incontrarsi senza paura di confrontarsi. Riconoscersi. E tornare a fare il nostro mestiere di genitori abbandonando i sensi di colpa a cui questa società ci costringe”, ha continuato Ravello.

“Che succede quando questa bomba esplode improvvisamente in un nucleo familiare? Questo abbiamo tentato di raccontare senza morale, né retorica, analizzando 5 tipologie familiari. Che non fanno la Treccani, ma forse il manuale delle giovani marmotte si. Questa società esiste, ci siamo dentro, la dobbiamo affrontare e capire. Tutti insieme. Si parla tanto, per evidenti motivi, di pace, di muri da superare, ma il muro più grosso ce lo troviamo in casa e crea ansia a ragazzi e genitori. Con il risultato che entrambi si chiudono in loro stessi campando alla giornata. Forse sarebbe bello guardarsi negli occhi e raccontarci”, ha concluso il regista.

Rolando Ravello.
Rolando Ravello.

I personaggi principali

Conosciamo da vicino i personaggi che animano la serie tv di Rai 1 Vivere non è un gioco da ragazzi

  • Lele (Riccardo De Rinaldis Santorelli)

È di umili origini, studioso, sportivo, solo un pò sgangherato dall’adolescenza. Ama l’irraggiungibile Serena e, come spesso accade alla sua età, si butta nelle cose senza pensare troppo alle conseguenze.  

  • Serena (Matilde Benedusi)

Bella, simpatica, intelligente, empatica, è la ragazza perfetta ma nasconde un male oscuro che solo lei conosce.

  • Pigi (Pietro De Nova)

È il Sancho Panza di Lele, l’amico fedele. Secchione e poco popolare, di fronte a dure prove rivelerà carattere e umanità. Ne avrà bisogno anche in casa sua.

  • Mirco (Tommaso Donadoni)

È l’inquieto che alterna vitalità estrema e cupezza. Sfugge con la trasgressione a fragilità che non sa affrontare, forse nemmeno vedere.

  • Spinoza (Luca Geminiani)

È il comico della classe, scherza su tutto e odia i discorsi pesanti. Ma le risate nascondono paure che pesano come macigni.

  • Patti (Alessia Cosmo)

È l’amica del cuore di Serena: insicura, non crede nel proprio valore e va a caccia di conquiste per certificarlo. Scoprirà che esistono strade diverse.

  • Ruggine (Simone Baldasseroni)

È il trapper della scuola, rivale in amore di Lele. È il cattivo, o forse solo quello che vuol fare la parte. Ma troverà qualcuno molto più cattivo di lui. 

  • Saguatti (ClaudioBisio)

È la scheggia impazzita della storia. Poliziotto ruspante e popolare, con metodi poco ortodossi e finalità ambigue. Entra in scena come nemico di Lele, pronto a incastrarlo con ogni mezzo. Ma rivelerà risvolti imprevedibili e ferite non troppo diverse da ciò su cui indaga. Il suo braccio destro è Paternò (Antonio Perna), grande umanità e cervello non sempre reattivo. 

  • Anna (Nicole Grimaudo) e Marco (Stefano Fresi), genitori Lele

Famiglia di periferia che arranca sul filo del fine mese. Marco è idraulico, gli hanno rubato un anno di lavoro devastando i conti di casa. Di cuore ma impulsivo, in crisi di mezza età, Marco si sente superato dai tempi e guarda tutte le partite. Anna, ex stella di periferia, fa la barista e ama la lettura. Più sofisticata del marito, subisce un ricatto che potrebbe risolvere i problemi economici a casa, anche lei avrà di fronte una dura scelta. La vicenda del figlio Lele farà deflagrare le contraddizioni della coppia. Ma in famiglia c’è anche la piccola Linda (Ginevra Culini), che soffre i conflitti. 

  • Sonia (Lucia Mascino)

Madre di Serena e donna di successo: imprenditrice e candidata Sindaca, una vita di battaglie illuminate per la parità. Ma mentre si candida a guidare una città, scopre di non sapere cosa accade nella stanza e nel cuore di sua figlia. 

  • Claudio (Fausto Maria Sciarappa)

È il padre di Serena, se n’è andato quando lei era piccola e poi ha sbagliato tutto quel che si poteva sbagliare. Per la figlia è l’origine di tutti i suoi mali, l’ex moglie non lo vuole vedere. Ma anche gli uomini sbagliati amano i propri figli. 

  • La banda dei cattivi

Sono i delinquenti del quartiere, che insieme al poliziotto Saguatti stringono Lele tra due fuochi. Il capo è Caminito (Francesco Mastrorilli), studia i Samurai e ha fatto il master in galera, è uno che quando serve sa far male. Spazzola (Samuele Brighi) è il braccio armato, a lui far male piace, attende goloso l’ordine. Pizzi (Francesco Morelli) è il ragazzo di bottega, era alle medie con Lele che una volta lo salvò dai bulli, quindi forse sta dalla sua parte, o forse no. 

  • Angela (Fabrizia Sacchi)

È la madre di Mirco, una donna sola che deve confrontarsi col dramma più terribile. Anche nel dolore più estremo riesce a mantenere la dignità e in qualche modo, con fatica, forse persino a crescere. 

  • Renzo (Jerry Mastrodomenico)

Padre di Pigi, avvocato prestigioso e di grande rigore morale: è il mito del figlio ma si sgretolerà in malo modo nel corso della storia. 

  • Renata (Carlotta Miti)

Madre di Pigi, sul lavoro ha l’occhio infallibile della chirurga ma in casa ha finto per troppo tempo di non vedere. Saprà stimolare il figlio a superare lo shock. 

  • Madre Patti (Francesca Castaldi)

Ha fatto figli quando non era pronta e commesso errori. È dura doverci fare i conti insieme a una figlia che te li rinfaccia con la spietatezza della gioventù.  

  • Magnani (Stefano Pesce)

Elegante costruttore edile. Ha fregato il padre di Lele fingendosi fallito e le sue mire sulla famiglia non sono finite. 

  • Prof Palmieri (Anna Redi)

La Prof di italiano che chiunque vorrebbe avere, quella che ha letto tutti i libri ma, quando ti parla, parla ai tuoi 17 anni, alle tue paure, sogni, debolezze.

Vivere non è un gioco da ragazzi: Le foto della serie tv

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