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“A 10 anni imitavo Maurizio Costanzo. Ora sono Maria De Filippi” – Intervista esclusiva a Vincenzo De Lucia, dalla televisione al teatro.

Vincenzo De Lucia porta a teatro le sue signore della tv, da Maria De Filippi a Mara Venier, per uno spettacolo che punta sul divertimento per dare un calcio alla pandemia e ai venti di guerra che stiamo vivendo. Ne abbiamo parlato con lui in un’intervista che va dallo spettacolo a… Vincenzo.

Guardando la televisione non si può non conoscere Vincenzo De Lucia. Lo abbiamo visto a Domenica in interagire spesso con Mara Venier. Era tra i giudici di Tale e quale show, condotto da Carlo Conti sempre sull’ammiraglia Rai. È una delle colonne di Stasera tutto è possibile su Rai 2 a fianco di Stefano De Martino. Ed è stato di recente al centro di uno dei tavoli più divertenti di Che tempo che fa su Rai 3.

Ma, se cercate di far mente locale, il compito non è facile. Siete abituati a vederlo nei panni di Maria De Filippi, Mara Venier, Barbara d’Urso o di uno dei tanti personaggi femminili di cui è un eccezionale impersonator.

Il defilippiano La vuoi una caramella? è oramai un mantra grazie alle sue imitazioni. In certi casi, si fatica non poco a far differenza tra l’originale e l’imitazione. E il caso di Maria De Filippi è forse il più emblematico. Vincenzo De Lucia si trasforma in Maria De Filippi: come se avesse una di quelle bacchette magiche che si vedevano nei cartoni animati, lascia il suo corpo per divenire lei. Ne assume postura, gesti e voce, divenendo una seconda Maria, una gemella separata alla nascita dall’originale.

Vincenzo De Lucia nei panni di Maria De Filippi, con Stefano De Martino e Stash dei The Kolors.
Vincenzo De Lucia nei panni di Maria De Filippi, con Stefano De Martino e Stash dei The Kolors.

I tanti personaggi che Vincenzo De Lucia porta in televisione saranno anche al centro di uno spettacolo teatrale che l’attore, con una lunga formazione alle spalle, porterà in scena al Teatro Sannazzaro di Napoli, dal 4 al 6 marzo, La Signora della TV, i cui biglietti sono già disponibili in rete.

La produzione teatrale inedita è presentata da Tradizione Turismo ed è firmata da De Lucia insieme a Vincenzo Comunale. Lo spettacolo vedrà la presenza di un’orchestra di otto elementi, pronti a suonare le musiche curate da Claudio Romano, su cui danzerà il corpo di ballo diretto dal coreografo Johannes Palmieri. Uno spettacolo che si pone come un inno alla leggerezza ed alla musica, con la costante attenzione ad un riferimento principe come quello del Varietà per eccellenza.

TheWom.it colto l’occasione per intervistare Vincenzo De Lucia. Oltre a parlare ovviamente dello spettacolo, De Lucia racconta per la prima volta di alcuni aspetti della sua vita, da quando bambino impersonava per gioco Maurizio Costanzo. E regala un ritratto di sé privo di sovrastrutture, segnato da una timidezza che ancora oggi lo accompagna, ricordandoci come dietro un grande uomo ci sia spesso una grande donna. E di donne grandi lui ne ha dietro molte: non solo le numero uno della televisione ma anche l’amata nonna.

INTERVISTA A VINCENZO DE LUCIA

La Signora della Tv è il titolo dello spettacolo teatrale che metterai in scena dal 4 al 6 marzo al Teatro Sannazzaro di Napoli. Com’è organizzato?

Io ho proprio voglia di fare una festa. E, quindi, sarà una festa. È una galleria di signore della televisione, vecchia e nuova, ma anche di signore della musica che hanno frequentato comunque il piccolo schermo. L’ingrediente principale è il colore, la gioia, la festa: dopo due anni di pandemia non se ne può più!

Tra l’altro, con i venti che tirano nelle ultime ore (il riferimento è la drammatica situazione in Ucraina, ndr), siamo sempre più sobbarcati di notizie poco confortanti. In questo momento, non c’è bisogno di andare a teatro per preoccuparsi ma semplicemente per divertirsi.

Sarà una festa anche abbastanza carnale perché ho voglia di frequentare la platea durante lo spettacolo. E succederà.

Tra l’altro, ti abbiamo visto anche a Stasera tutto è possibile (Step), il programma condotto da Stefano De Martino su Rai 2, scendere in platea tra la gente.

È la cifra degli spettacoli che ho sempre fatto fino a ora. Il contatto con il pubblico è un elemento imprescindibile perché, alla fine, sono lì per loro. Il pubblico, in un modo o in un altro, finisce per far parte del mio spettacolo. Sono poche le volte in cui non ho coinvolto il pubblico. Quando si prescinde dalla prosa o dalla drammaturgia, non rimango sul palcoscenico a fare da oratore. Preferisco più una partecipazione attiva. È una festa ma a questa festa devono partecipare. Non posso partecipare solo io!

Una festa che è accompagnata anche da un’orchestra, che suonerà dal vivo, e da un corpo di ballo.

C’è tantissima musica. Ci sono quattro performer e ballerini. E ci sono degli ottimi costumi realizzati da Dora Maione e le musiche di Claudio Romano. Mi accompagnano da sempre e hanno creato dei costumi che teatralmente definirei spettacolosi ma che in italiano si direbbe sfavillanti.

Quindi, ti vedremo anche cantare e ballare in scena.

Sì, assolutamente sì. Cantare, forse, ci riesco. Ballare sarà un’impresa. Sono un tronco, un ciocco di legno. Chissà se riusciranno a farmi muovere. Non abbiamo ancora cominciato le prove di ballo, le ho lasciate alla fine. Se ci riesco, ci riesco. Altrimenti, mi muoverò come al mio solito, un po’ come Maria (De Filippi, ndr).

A proposito di Maria, ti ha mai chiamato o l’hai mai incontrata? Ti abbiamo visto tutti ospite spesso a Domenica In da Mara Venier, divertita dell’imitazione che fai di lei ad esempio.

Con Mara c’è un grande rapporto, un legame che va anche al di là delle telecamere. Ci sentiamo spessissimo. C’è un affetto che ha anche un po’ di storicità. Maria, non ho mai avuto il privilegio di conoscerla. Per Maria, nutro un fascino che va oltre lo schermo. Non cerco l’incontro con Maria in televisione, davanti alla telecamera. A me piacerebbe conoscere Maria anche, e forse più, nella vita reale. L’incontro dell’imitato e dell’imitatore è sicuramente qualcosa che fa piacere al pubblico, che un po’ se lo aspetta. Però, per la considerazione professionale e umana che ho di Maria, sarei più contento di conoscerla in privato, di spiare come lavora, per comprenderne ancora di più l’anima.  

Vincenzo De Lucia nei panni di Maria De Filippi.
Vincenzo De Lucia nei panni di Maria De Filippi.

Maria sarà uno dei personaggi che porterai in scena anche a teatro, dal 4 al 6 marzo, con La signora della tv. Quali sono gli altri? Mi è sembrato di intravedere nei tuoi profili social un abito che ricorda Franca Leosini.

Maria ci sarà. Quella che hai visto non è la giacca di Franca Leosini ma ci sarà comunque un piccolo accenno a lei. Anche perché, nonostante avessi qualche dubbio, ho portato quest’anno Franca anche a Step, dove è riuscita a “convivere” con il clima della trasmissione: la vedrete presto nella puntata crime. Le abbiamo ritagliato il suo giusto spazio e non abbiamo snaturato il suo ruolo televisivo. Ma ci sono un po’ tutte le mie signore. Abbiamo lasciato fuori, semplicemente per una questione di tempo e mi è dispiaciuto, Milly Carlucci, che tra poco “debutterà” come nuova imitazione in tv.  

Milly Carlucci? Come scegli i personaggi femminili da impersonare?

È una domanda a cui non ho mai saputo rispondere. Di fondo, c’è una grande simpatia e una grande considerazione nei loro confronti. Poi, tendenzialmente, devo intercettare qualche cosa che può “portarmi nel loro mondo”. La voce devo poter riprodurla più o meno fedelmente. Per cui, a volte provo le imitazioni e riescono, altre volte invece no. Quindi, rinuncio perché ne verrebbe fuori una parodia e non sarebbe troppo fedele all’originale.

Milly Carlucci è un volto nazionalpopolare. Da trent’anni o forse più, entra nelle nostre case, è una professionista della televisione. È una conduttrice con una grande capacità non solo di dialettica. Conosce le lingue, ne parla quattro o cinque. L’educazione che ha ricevuto fa parte del personaggio che indosso: abbiamo fatto diventare Milly il generale della televisione italiana. È una Milly molto attenta alla disciplina e all’ordine. È poi padrona di casa, della situazione, come tutti i personaggi che imito.

Padrona della situazione come la mitica Barbara d’Urso, uno dei tuoi riuscitissimi cavalli di battaglia.

Quest’anno, a Step, abbiamo voluto ridimensionare un po’ il personaggio perché, giustamente, abbiamo seguito le vicissitudini della vera Barbara d’Urso, i cui programmi sono stati ridimensionati.

Dei personaggi femminili che interpreti, cogli vizi e virtù, pregi e difetti, esaltandoli. Sarebbe facile limitarsi agli aspetti negativi.

Sarebbe un messaggio sbagliato dare contro a una donna che fa televisione., che lotta. Non dimentichiamo che l’Italia vive ancora la difficoltà di avere dei posti di lavoro molto maschili e maschilisti. Spesso e volentieri, le donne nel mondo dello spettacolo devono tirare fuori le unghie per potersi difendere, per potersi imporre. Sarebbe fuori luogo giocare con gli aspetti “negativi”. Sarebbe inelegante e non farebbe nemmeno troppo ridere. Non sono per il politically correct, la satira deve essere sempre satira e deve esserci massima libertà nella comicità. Non amo le censure. Il tratto esasperante delle mie imitazioni è già l’uomo che è dietro le facce. Aggiungere altro non serve.

Tra i cantanti in scena in La signora della tv ritroveremo sicuramente Ornella Vanoni, in grande spolvero in questo periodo per l’uscita di un documentario a lei dedicato.

In teatro ci sarà proprio un omaggio al documentario: la canzone che abbiamo scelto per aprire il suo momento è proprio Senza fine.

Vincenzo De Lucia.
Vincenzo De Lucia.

Debutti il 4 marzo a Napoli. E dopo?

L’augurio è che lo spettacolo possa partire da Napoli e fare un grande giro. Ovviamente, se uno spettacolo non viene trasferito, non viene nemmeno chiamato. Noi abbiamo fatto un po’ il gioco inverso. In un’epoca, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, non ho voluto aspettare che ci fossero chiamate per poi metterlo in scena. L’ho messo in scena e basta. Anche e soprattutto, come ho sempre fatto, per amore del pubblico, delle persone, della gente. Io lo faccio prima di tutto per loro.

Oggi, non c’è nessun’altra data dopo Napoli. Ma non mi interessa. Non mi sono mosso in previsione di una tournée. Avevo un debito con il pubblico, con una certa parte di pubblico che prima della pandemia aveva già comprato i biglietti per un mio spettacolo. Non si chiamava La signora della tv, era molto diverso e aveva anche una drammaturgia differente. Stavo per debuttare nel 2020, avrei dovuto fare 9, 10 e 11 marzo. L’8 marzo è invece scattato il primo lockdown. Erano stati venduti dei biglietti. Molti teatri hanno trasformato i biglietti in voucher dando la possibilità di vedere altri spettacoli ma non di essere rimborsati, anche per via della crisi che ha colpito l’intero settore.

Ho deciso di portare in scena lo spettacolo a Napoli per quel pubblico che aveva acquistato i biglietti, a prescindere da quello che verrà o non verrà successivamente. Mi auguro che ci siano dei giri dopo: sarebbe bello e sarebbe anche un segnale di ripresa importante per tutta l’attività.

Anche perché lo spettacolo riporta in scena il varietà, un genere che manca da tantissimo tempo e di cui il pubblico ha bisogno. Lo abbiamo visto con Sanremo: il pubblico ha bisogno del varietà, delle canzoni, del grande spettacolo, del divertimento. Quali sono stati i grandi spettacoli che ti hanno segnato da spettatore?

Ho avuto la fortuna di vedere a teatro Gigi Proietti e ne ero, ne sono, perdutamente innamorato. Quel tipo di spettacolo e varietà è quello che più mi fa innamorare. Così come il suo Cavalli di battaglia, l’ultimo programma in Rai che ha presentato. È stato una coccola per chi ama questo mestiere e per chi lo ha amato. Ma penso anche a tutti i varietà che hanno fatto la storia della televisione, alla stessa Raffaella Carrà (che omaggeremo anche nello spettacolo), ad Anna Marchesini quando a teatro ha portato la sua galleria di donne. Questi sono i modelli di spettacolo a cui guardo e a cui ho guardato sempre con grande ammirazione, con grande fascino e con grande curiosità.

Qualcuno dice che questa nostalgia non ci gioverà e ci porterà a sbattere perché i tempi sono cambiati e c’è una generazione che probabilmente questi personaggi non li conosce, li ignora. In parte, è vero, però io ho sempre fatto tutto di pancia e con il cuore. Faccio questo lavoro con tutto l’amore che c’è ed è l’unica cosa, come dirò nello spettacolo, che penso di saper fare. Ho tentato di fare anche altre cose ma non mi sento adatto in nessun ambito. Sarei veramente un pesce fuor d’acqua. Vivendo per questo e solo di questo, faccio scelte che mi fanno stare bene senza preoccuparmi se diventerò di nicchia.

Vincenzo De Lucia.
Vincenzo De Lucia.

In rete, c’è una domanda su di te che sembra un must. Se lo chiedono tutti, non posso non farlo io. Chi è Vincenzo De Lucia?

Manco io lo so. Potremmo essere tutti uno, nessuno e centomila. Lascerei la domanda in via di definizione.

Allora che bambino è stato Vincenzo De Lucia?

Da bambino, ero molto esuberante. Da piccolino, ero una peste. Forse già all’epoca c’era ciò che poi è venuto a galla. Poi, mi sono molto ridimensionato. Fino ai dieci/dodici anni, sono stato molto esuberante e molto avvezzo al centro dell’attenzione. Ricercavo attenzioni attraverso le imitazioni, lo spettacolo, il travestimento. Lo facevo già in casa, con i parenti.

Chi o cosa ti colpiva?

Quand’ero bambino, guardavo le repliche mattutine del Maurizio Costanzo Show. Ed io poi imitavo Costanzo. C’è la mia tata che può testimoniare. Quando non andavo a scuola per vicissitudini legate alla febbre o perché non mi mandavano, rimanevo a casa con lei e mi vedeva accostare tutte le sedie una di fianco all’altra, indossare un cuscino grande sotto le magliette minuscole, mettere le giacche di mio padre che andavano tre volte oltre la mia misura e usare dei baffi realizzati con il sacchetto della spazzatura. La passione per la televisione o per gli show l’ho sempre avuta.

E possono testimoniarlo anche i miei compagni di scuola. Quando venivano a studiare a casa mia o a passare la giornata insieme, come si fa quando si è bambini, diventavano delle cavie. Gira che ti rigira, li mettevo davanti a una telecamera o fingevo che ci fosse una telecamera. Giocavamo a fare la televisione: erano quelli i nostri giochi. Qualcuno era contento, qualcun altro mi guardava stranito. Nonostante questo, ho avuto degli amici!

I segni della vita. Penso a te che fai Costanzo da bambino e oggi imiti sua moglie, la De Filippi. Immagino che la tua vita, come quella di tutti noi, sia stata segnata dalle figure femminili.

Decisamente. Io avuto una nonna forza motrice, come la definisco io. Le devo tutto. Le devo anche tutto quello che arriva. Secondo me, è farina del suo sacco, non soltanto mia. Avendo una mia spiritualità e fede, credo che tante cose possano essere mosse. È stata il mio punto di riferimento.

Con lei sono cresciuto, con lei dormivo e con lei passavo la maggior parte del tempo. Per fortuna, abitavamo sullo stesso pianerottolo: ce l’avevo alla porta di fronte. Quante volte facevo i dispetti a mia madre cinque minuti prima che fosse pronto il pranzo per andare a mangiare dalla nonna perché quello che aveva cucinato lei non mi piaceva!

Ho perso nonno quando nonna non era ancora molto anziana. E io ho sempre avuto difficoltà rispetto alle difficoltà. Quando vedo una persona in difficoltà, scatta in me l’empatia per cui io devo fare qualcosa, per risollevarti. Scatta in automatico, mi fiondo.

Sebbene fossi piccolino, avevo più o meno dieci anni, avendo lo stesso nome di mio nonno, Vincenzo (sono l’unico Vincenzo della famiglia), l’ho vissuta come un investimento, una responsabilità. Mi son detto che da quel momento avrei dovuto esserci io a fianco della nonna. La sua sofferenza mi aveva molto colpito.

Da quel giorno, non mi sono mai staccato da lei. È cominciata una convivenza più forte, si è costruito un legame che è durato fino all’ultimo giorno in cui lei è stata in vita. Ero presente anche in quel momento. Sono come dei cerchi che si chiudono. Non credo fosse un caso che quel giorno ci fossi proprio io.

Mia nonna ma anche mia madre e mia sorella mi sono state sempre intorno in casa. Ho avuto presenze femminili molto importanti. E ancora oggi sono dei punti saldi della mia vita.

Dici che hai una forte spiritualità. Cosa intendi?

Non credo di essere un buon cattolico perché non sono un assiduo frequentatore di messa. Ma sono un assiduo frequentatore di chiese. Mi piacciono tanto i luoghi di culto. Ho un grande rapporto con la fede. Che si chiami Dio, Allah o Buddha, penso sia ovunque e che possa trovarsi nelle persone che hai accanto, piuttosto che a un semaforo. Secondo la mia visione delle cose, non occorre stare tutti i giorni a messa. È un discorso un po’ complesso. Non faccio però fatica a dire di credere in un dio. Ma non nel dogma. La religione è una cosa diversa dal dogma, una trascrizione di fatti e misfatti che arriva per mano dell’uomo.

Non ti faccio nessuna domanda sulla vita privata. Non mi interessa: come dice la stessa espressione, è privata, è tua.

Quando andavamo a vedere la Carrà, Proietti o la Marchesini, da loro volevamo – e abbiamo pagato un biglietto – che ci concedessero il loro tempo, la loro arte e il loro spettacolo. Cosa facessero dopo lo spettacolo non ci cambiava nulla. Continuavamo a vederli sempre con gli stessi occhi e la stessa passione. Rimanevano la loro purezza, naturalezza e leggerezza. Non avevano bisogno di essere accompagnate dai dettagli sulla loro privata.

Della vita privata degli artisti, fondamentalmente, interessa poco. Sono solo alcuni giornali e parte di questo sistema che vuole indagare su chi probabilmente “non ha nulla da dire” e vuole raccontarci solo cosa fa la sera quando si ritira a casa.

E, quindi, scherzando, cosa fai la sera quando ti ritiri a casa?

Ah, dormo. Io sono noiosissimo. Neanche esco. Se prima ero rovinato, con la pandemia lo sono ancora di più. L’abitudine a non andare fuori, a stare in casa e a fare attenzione mi ha portato nell’ultimo anno a uscire una o due volte, non di più. Già odio di mio l’inverno. Andrei letteralmente in letargo. Sono nato in un mese estivo e mi sveglio solo quando arriva la primavera, mi riattivo e ripristino la voglia di fare con il sole. L’inverno non fa per me: odio il freddo, la pioggia.

Al di là dell’inverno, in linea generale, non amo la vita mondana, non frequento discoteche, non vado in giro. Preferisco più la compagnia degli amici, le cene a casa, con la convivialità che si instaura a tavola intorno a un bel piatto di spaghetti o a una pizza. Non sono per le discoteche o i divertimenti della notte. Sono pigro.

Non si direbbe, considerando il numero di personaggi che porti in scena.

Separo tantissimo privato e lavoro. Quando si è sul palcoscenico, è come se ci fosse una concessione totale della persona a favore della professione e del pubblico. Ma a casa o nella vita di tutti i giorni sono totalmente diverso. Qualcuno potrebbe accusarmi di snobismo o dire che “me la tiro”. Non è questo.

Fino ai 17 anni ho avuto problemi importantissimi di timidezza e credo di non averli risolti totalmente. Per dirti, nei gruppetti estivi di amici, manco parlavo. La timidezza è un tratto distintivo del mio carattere: se non conosco, diventa difficile per me empatizzare, essere subito socievole. Sono uno a cui, tra l’altro, piace ascoltare e osservare. Fa parte un po’ anche di quello che è il mio lavoro.

La separazione tra ciò che faccio e ciò che sono nella vita reale è netta. Non sono colui che è sempre al centro dell’attenzione. Altrimenti, sai che palle? Sarei pesante per gli altri: Ammazza, che rompic…!

Come hai risolto i problemi di timidezza che ti hanno segnato fino ai 17 anni?

Con il teatro. Il teatro ti scava dentro. Ho frequentato la prima accademia teatrale a 16 anni. Mi ha permesso di conoscermi meglio e di gestire la timidezza. Ma non è passata. Se uno è timido, rimane timido rispetto a delle situazioni. Impari semmai a gestire la timidezza: sai dove puoi essere timido e dove non devi esserlo. Difficilmente, riesci a cambiare tale natura.

Sono stato esuberante fino ai dieci anni, poi è cambiato tutto. L’adolescenza è stata più tostarella dell’infanzia. Tuttora, non sono uno che in una tavolata calamita l’attenzione: mi piacere osservare tutto quello che accade intorno, ascoltare. Tante volte tanta gente ha un sacco di cose da raccontare, anche interessanti, formative. La vita è l’arte dell’incontro ma gli incontri sono fatti anche per poter “crescere” e “rubare”. Non credo di essere completo, non lo saremo mai: c’è sempre da imparare. E chiunque ti più insegnare qualcosa.

E come coniughi la timidezza con la notorietà? Immagino ti fermino per strada anche sconosciuti.

Sono abbastanza fortunato. Negli ultimi due anni, qualcuno mi riconosce. Tendenzialmente, però, fanno più fatica a capire chi sono. Avendo in scena tanto trucco, le parrucche, i tacchi e tant’altro, non mi individuano facilmente. Quando accade, trovo che sia una forma di carnalità positiva, bella. Non avrei problemi a essere avvicinato perché riconosciuto. Si noterebbe sempre la timidezza, però non mi darebbe fastidio. Non è una cosa di cui soffrirei.

Vincenzo De Lucia.
Vincenzo De Lucia.
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