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Matilde Gioli: “Ricordare per non ricadere negli errori del passato” – Intervista esclusiva

Matilde Gioli Fernanda Rai 1
Rai 1 ricorda con un film la figura di Fernanda Wittgens, prima donna a dirigere un museo in Italia e splendido esempio di lotta alle leggi razziali nell’Italia dilaniata dalla Seconda guerra mondiale. Ne è protagonista Matilde Gioli, da noi raggiunta per un’intervista esclusiva.

Matilde Gioli è la protagonista di Fernanda, il film tv che Rai 1 trasmette la sera del 31 gennaio in prima serata. Interpreta Fernanda Wittgens, la prima direttrice della Pinacoteca di Brera e tra le prime donne in Europa a ricoprire un ruolo così prestigioso.

Vi abbiamo già raccontato chi è stata Fernanda Wittgens nel presentarvi le prime immagini del film diretto da Maurizio Zaccaro. Il coraggio e la determinazione di Wittgens non salvarono solo i capolavori dell’arte che ancora oggi possiamo ammirare ma anche la vita a molti ebrei. Nel dar vita a Fernanda, Matilde Gioli per la prima volta ha sulle sue spalle la responsabilità di un intero film. Pur interpretando spesso ruoli importanti, è sempre stata coprotagonista e mai assoluta protagonista, al centro della scena dall’inizio alla fine di un lungometraggio.

Ed è curioso come ciò avvenga con Fernanda, il film di Rai 1. Con Wittgens, Matilde Gioli condivide la milanesità. Così come la condivideva con Gae Aulenti, altra donna del Novecento, libera e indipendente da ogni stereotipo di genere, che Matilde Gioli ha ricordato nella docuserie Illuminate. Ed è dalle due figure realmente esistite che parte il nostro incontro con Matilde Gioli.

Nel corso di quest’intervista, laddove in molti hanno sviscerato Fernanda, noi abbiamo preferito giocare con Matilde Gioli. Traendo spunto da dettagli della vita di Fernanda Wittgens e dal film di Rai 1, abbiamo chiesto a Matilde Gioli di traslarli nella sua quotidianità. Dal 14 febbraio al cinema con la commedia di San Valentino Tramite amicizia, di e con Alessandro Siani, Matilde Gioli non si è tirata indietro, sorprendo con la sua lucida schiettezza da giovane donna di oggi, consapevole di quanto sia determinante liberarsi dal giudizio e dal pregiudizio.

Matilde Gioli nel film di Rai 1 Fernanda.
Matilde Gioli nel film di Rai 1 Fernanda.

Intervista esclusiva a Matilde Gioli

Cosa ha significato interpretare Fernanda Wittgens, milanese come te e come Gae Aulenti, che avevi già ricordato in Illuminate?

Per me interpretare Fernanda Wittgens è stata una seconda occasione di dare vita, volto, voce e corpo a donne del Novecento che hanno in qualche modo con la loro forza, determinazione, passione e fame di sapere, migliorato il nostro mondo. Nello specifico, Fernanda prima e Gae dopo hanno contribuito a rendere bella e di valore la nostra città, una Milano di cui oggi tutti usufruiamo. Il loro impegno è stato così fondamentale che è giusto raccontarle e ricordarle.

Il ricordo della figura di Fernanda Wittgens arriva in concomitanza con le celebrazioni della Giornata della Memoria. Cosa vuol dire per te ricordare?

Il 27 gennaio è un giorno simbolico: il ricordo deve essere costante, quasi martellante, tutti i giorni dell’anno. Non dobbiamo ricadere negli stessi errori del passato, soprattutto noi. Di fatto, noi non siamo quelli che materialmente hanno ucciso, deportato o torturato, ma forse oggi rappresentiamo quelli che allora non potevano o non hanno fatto nulla.

Dobbiamo ricordare e sapere perché dobbiamo essere pronti a reagire semmai disgraziatamente dovesse ripetersi un orrore simile. Ma dobbiamo esser pronti tutti quanti, come comunità, anche se l’orrore non dovesse riguardarci direttamente o toccarci da vicino. Bisognerebbe agire subito per non permettere che accada quello che è successo già allora: quanto è avvenuto è frutto anche di una popolazione non pronta ad opporsi e che ha lasciato che le cose venissero fatte perché non sapeva. Noi oggi sappiamo.

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Fernanda Wittgens da donna si è ritrovata a muoversi in un mondo di uomini. In una battuta del film di Rai 1, Fernanda dice, riferendosi all’universo dell’arte, “sono donna e quello è un mondo di uomini”. Vale ancora la sua affermazione a distanza di più di ottant’anni?

In certi ambiti, sì. La distinzione tra generi e il pregiudizio non sono ancora completamente spariti. Sono stati fatti, sicuramente, degli enormi step in avanti ma c’è ancora tanto da fare. Fernanda Wittgens è stata la prima direttrice donna di un museo, una pioniera che ha cambiato lo status quo del mondo dell’arte, aprendo la strada a chi sarebbe venuta dopo. Proprio in questi giorni, nel presentare Fernanda, è emerso come oggi ci sia un numero alto di donne alla direzione di musei anche famosissimi. Ma di passi avanti ce ne sono ancora molti da fare ma non solo nell’ambito delle differenze di genere: come esseri umani, tutti quanti abbiamo ancora da lavorare.

Fernanda Wittgens eredita la passione per l’arte dal padre che, come mostra anche il film di Rai 1, ogni domenica da bambina la portava in visita ai musei. Chi ha invece trasmesso a Matilde la passione per la recitazione?

In realtà, nessuno. Ho iniziato a far questo lavoro un po’ per caso. Il “vorrei recitare” è arrivato dopo ed è stato strano. Perché è arrivato mentre già facevo questo lavoro. La passione mi è stata passata da tutti i colleghi e da tutte le persone che ho incontrato in questi dieci anni e che mi hanno insegnato come amare questo lavoro. Al di là dei colleghi generosi e dei registi, me lo hanno fatto amare anche le persone che lavorano con me: i miei agenti, per esempio. Dietro la scelta di un progetto ci sono sempre un colloquio e dialogo importantissimo: sono anche loro che mi hanno fatta appassionare tantissimo a questo mestiere.

Uno dei simboli che Fernanda porta sempre con sé nel film di Rai 1 è uno spilla che le è stata regalata dal padre. Matilde ha un suo oggetto che, al di là del portafortuna, rappresenta simbolicamente la sua copertina di Linus e il suo cuore?

Ho un piccolo peluche a forma di coniglietto che mi ha regalato mia nonna tantissimi anni fa. Non so dire esattamente il motivo per cui è diventato per me il simbolo della tranquillità, della pace e della forza. Ancora oggi me lo porto dietro: quel peluche si porta dentro tutta una serie di cose che mia nonna mi ha passato, non gliel’ho mai detto ma di fatto è diventato così. È un coniglietto grande come il pugno di una mano, è sempre con me anche se però adesso è ridotto un po’ male!

Fernanda: Le foto del film di Rai 1

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2022, Raifiction, Fernanda Wittgens
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2022, Raifiction, Fernanda Wittgens
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Hai appena ricordato tua nonna e, quindi, la famiglia. La famiglia di Fernanda Wittgens, per gran parte del racconto del film di Rai 1, è tutta al femminile: la madre e le sorelle. Che rapporto hai tu con tua madre, di cui hai scelto il cognome come cognome d’arte?

Il papà e il fratello di Fernanda, le uniche presenze maschili nella sua famiglia, muoiono troppo presto. Sua madre e le sorelle sono dunque ciò che le resta. Quello che io ho con mia madre è un rapporto simile a tutti i rapporti madre e figlia: si potrebbe scrivere tranquillamente un tomo di centinaia di migliaia di pagine.

Tuttavia, ciò che conta è come lo viviamo adesso: abbiamo un rapporto molto, molto bello e molto, molto vero. Lei è un mio punto di riferimento: quando la sento al telefono o la vedo, ho ancora la sensazione di essere la sua bambina. È un rapporto che è riuscito a superare e passare sicuramente dei momenti un po’ più burrascosi ma credo che questi siano necessari in ogni rapporto. Quello che conta, ripeto, è come siamo oggi: una bella mamma e una bella figlia che si vogliono bene, che contano l’una sull’altra.

Fernanda, nel film di Rai 1, stringe un anomalo ma intenso rapporto di amicizia con Giovanni, un operaio della Pinacoteca di Brera interpretato da Eduardo Valdarnini. Il loro è un legame che va al di là delle differenze socio-culturali e delle classi sociali. Così come forti e solidi sono i legami che Fernanda intesse con il professore Paolo D’Ancona e il direttore Ettore Modigliani. Che valore ha per Matilde l’amicizia?

Ha un valore enorme. Quello d’amicizia è un rapporto molto difficile: richiede da parte delle persone coinvolte rispetto e interesse puro nei confronti dell’altro. Due aspetti non facilissimi da trovare al giorno d’oggi. Tant’è che io ho pochi amici ma quei pochi che ho mi bastano. Non sono una persona che cerca tanto gli altri, sono parecchio solitaria, ma quando ho bisogno so che ci sono. E, soprattutto, quando c’è da passare momenti di spensieratezza in cui posso essere me stessa so con chi farlo. L’amicizia ci dà la libertà di essere chi siamo veramente ed è questo che è bellissimo.

Matilde Gioli.
Matilde Gioli.

Che poi è anche il messaggio di fondo di Tramite amicizia, il nuovo film di Alessandro Siani in cui interpreti il personaggio di Maya. Una delle battute del film, pronunciata irresistibilmente da Maria Di Biase, verte sulla fortuna di Maya di avere un buon metabolismo. Inevitabilmente, però, fa pensare alla questione della rappresentazione di sé. Quanto pesano per chi fa il tuo lavoro i giudizi legati all’immagine?

Anche questo è un tema su cui si potrebbero scrivere libri e libri. Accettare il giudizio dello sguardo altrui sulla propria immagine non è semplice, se ne sente il peso. Oggi, sono felice di come sono e non mi faccio intaccare da commenti e critiche che, ahimè, sono all’ordine del giorno. Credo che ognuno sia libero di fare ciò che vuole col proprio corpo.

È chiaro che lavorativamente, a seconda delle necessità di scrittura di una sceneggiatura, si possano apportare delle modifiche al proprio corpo. Ma a livello personale, di amore vero per il mio corpo, nessuno può dirmi cosa fare o non fare e come devo o non devo essere.

La mia grande fortuna è quella di avere grande forza e grandi interessi che vanno al di là della mia immagine. Ci sono personalità più fragili della mia che invece rimangono vittima del giudizio continuo: è questo il motivo per cui, anche tramite i social e i miei canali di comunicazione, cerco di diffondere l’importanza della specificità. Ognuno di noi è unico perché è diverso e per i suoi difetti: è questa la figata!

Tramite amicizia: Le foto di Matilde Gioli

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Accettare il giudizio dello sguardo altrui sulla propria immagine non è semplice, se ne sente il peso. Oggi, sono felice di come sono e non mi faccio intaccare da commenti e critiche che, ahimè, sono all’ordine del giorno. Credo che ognuno sia libero di fare ciò che vuole col proprio corpo.

Matilde Gioli
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