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Il CeSAM, una realtà unica per avviare i giovani alle professioni artistiche – Intervista a Marcello Foti

cesam marcello foti
Nasce a Potenza il CeSAM, un posto dove studiare cinema, teatro e musica, sotto il segno dell’accessibilità, dell’inclusività e del rispetto per il territorio. Lo dirige Marcello Foti, intervistato in esclusiva da TheWom.it.

Diretto da Marcello Foti, Il CeSAM si ripromette di essere un unicum nella Basilicata e nel Mezzogiorno, “un luogo di aggregazione culturale nel nome della passione comune per l’Arte e le sue innumerevoli declinazioni”, per usare le parole del Fondatore Antonio Colangelo.

Ma cosa si nasconde dietro l’acronimo CeSAM? La risposta è semplice: Centro Sperimentale delle Arti Mediterranee. Ovvero, un’istituzione il cui obiettivo primario è la promozione e lo sviluppo delle Arti Culturali e Creative, con spiccato riguardo per le arti moderne, classiche, innovative, tecnologiche e digitali nel campo dell’audiovisivo, della musica e del teatro. Una scuola di Cinema, Musica e Teatro che coniuga tradizione e innovazione, per dirla con parole più semplici.

Il CeSAM sarà operativo a partire dal 2023. A parlarci della sua origine, dei suoi obiettivi e dei suoi percorsi didattici è il suo direttore in persona, Marcello Foti. Chi sia Marcello Foti non è riassumibile in poche righe. Il suo curriculum vitae è lungo e variegato. Con un diploma da geometra e una laurea in Legge, Marcello Foti comincia a occuparsi di cinema nel 1992 come consulente del Centro Sperimentale di Cinematografia. E inizia così un percorso che di anno in anno lo porta ad assumere anche la carica del CSC.

Sotto la guida di Marcello Foti, il CSC ha da Roma espanso la sua attività in varie sedi distaccate d’Italia, ha fatto da fucina a una generazione di cineasti, donne comprese, che oggi sono riconosciuti a livello mondiale (da Edoardo De Angelis a Francesca Mazzoleni) e soprattutto ha fatto comunicare tra loro pratica e teoria con la nascita di un’esperienza felice come CSC Production.

Giornalista, collaboratore della FIGC, Commendatore al merito della Repubblica Italiana, consulente per il MIUR/MiBACT e giurato del Premio David di Donatello, Marcello Foti ci ha concesso un’intervista durante la 4° Edizione del Festival del Cinema di Potenza “Visioni verticali – Ambienti e territori”, durante il quale è stato presentato il CeSAM.

E ha scelto TheWom.it per raccontare quanto la scuola di arti che ha in mente sarà inclusiva e accessibile. A partire dalle agevolazioni per chi non ha possibilità o occasioni, come i giovani con condizioni economiche facili o chi proviene da Paesi meno fortunati del nostro. La conversazione, poi, non poteva non vertere su una questione fondamentale: le donne nel cinema hanno le stesse possibilità dei loro colleghi uomini? La risposta è più articolata e profonda di quanto si possa credere e va oltre il semplice sì.

Marcello Foti, direttore del CeSAM.
Marcello Foti, direttore del CeSAM.

Intervista esclusiva a Marcello Foti, direttore del CeSAM

È stato appena presentato il Centro Sperimentale delle Arti Mediterranee (CeSAM) a Potenza, che si prefigge di diventare il più importante del Sud Italia. Come nasce?

Alla base c’è il rapporto di personale amicizia tra me e il dottor Antonio Colangelo. Questi è il fondatore del centro di Geomorfologia integrata del Mediterraneo, una struttura che si occupa di tutt’altro ma che presidia un po’ il territorio. Non ci vuole molto a rendersi poco che dal punto di vista della formazione e della valorizzazione del territorio da Roma in giù c’è poco. E, in particolare, per quanto concerne la formazione nell’ambito dell’audiovisivo.

Approfittando del fatto che ero andato in pensione dal Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC), di cui sono stato direttore generale per 12 anni, e del legame che ho con un ambiente che ho frequentato per tanti anni e a cui sono profondamente legato, ho deciso di impegnarmi nel progetto. Anche perché c’era stato un precedente che mi aveva lasciato un po’ con l’amaro in bocca. Qualche anno fa fui contattato dal sindaco di Matera per aprire una succursale della scuola di cinema. Avevo detto sì, del resto era quello che avevo fatto durante il mio operato in varie città e non potevo dire di no a un territorio così fiorente. Ma poi non se ne fece nulla.

Ho dunque voluto riprendere le fila di quel mancato inizio. La Basilicata è un territorio ricco dal punto di vista economico. C’è il petrolio, riceve molti fondi europei e ha un tessuto di giovani molto ricettivo, che spesso è costretto ad andare fuori per lavorare.

E in più negli ultimi anni la Basilicata ha conosciuto anche un bel po’ di visibilità grazie a film o serie tv di successo come 007. No Time to Die o Imma Tataranni.

Matera è sempre stata la città trainante da questo punto di vista. Sussistono quindi le condizioni ambientali e sociali per fare un buon lavoro. E con la collaborazione del dottor Colangelo esistono anche quelle economiche e di serietà. È un imprenditore di successo che ha entusiasmo e voglia di restituire qualcosa al suo territorio. E non è a digiuno di cinema. Ha aperto, anche se poi è gestita dal figlio, la Digital Light House, una società di produzione che opera soprattutto nel digitale. E che ha degli studios pazzeschi in quanto a contenuto tecnologico utili come struttura di supporto alla scuola.

In più, abbiamo concluso un accordo con una congregazione religiosa di Matera. Ci è stata concessa in comodato d’uso gratuito una struttura immobiliare in disuso dalla conformazione meravigliosa. Realizzata durante il regime fascista, ha ampi spazi e aule di circa 40 mq l’una: perfetta per la scuola. A corredo della struttura c’è anche un piccolo teatro. Lo abbiamo restaurato a tempo di record in un mese. Con 260 posti tra platea e galleria, è tecnologicamente dotato di tutto ciò che serve per fare cinema, teatro e musica.

L'inaugurazione del CeSAM.
L'inaugurazione del CeSAM.

Avete già elaborato un piano didattico?

Ci stiamo lavorando. Vorremmo partire con dei corsi annuali relativi ai comparti principali del cinema: recitazione, filmmaking, sceneggiatura e produzione. In pratica, quattro settori che costituiscono una mini filiera dell’audiovisivo: c’è chi scrive, chi dirige, chi produce e chi recita. Stiamo lavorando anche per portare come docenti dei professionisti, preferibilmente da reperire sul territorio locale, con cui instaurare un rapporto stabile in termini di durata. Ma anche professionisti che verranno da fuori, noti a livello nazionale ma anche internazionale. Vogliamo coinvolgere Giancarlo Giannini, ad esempio, che è un po’ il padre putativo dell’iniziativa, Rocco Papaleo e Nicola Guaglianone.

Ho contattato anche un altro mio amico ben noto a livello internazionale, David Warren, colui che ha curato diverse serie televisive, la cui più famosa è Desperate Housewives. Così come ho preso contatto con altri soggetti che verranno da tutta Europa a tenere delle masterclass o dei laboratori intensivi per mettere a contatto i giovani con grandi professionisti che lascino loro qualcosa. Così facendo, si crea entusiasmo, gruppo e squadra. Anche perché, come dico sempre, il cinema si impara facendolo. Vanno bene le competenze teoriche ma occorre la pratica: ecco perché pensiamo in termini di percentuale di far 70/75% di pratica e 30/25% di teoria.

Quello che sogniamo è di ricreare un po’ ciò che avveniva nel Rinascimento del Quattrocento a Firenze: una specie di bottega del Verrocchio in cui la gente impara un’arte mettendola in pratica.

I corsi saranno aperti solo a studenti del luogo?

I corsi saranno aperti a tutti i residenti in Basilicata ma anche a quelli di altre regioni italiane così come agli studenti che verranno dall’estero. L’esperienza mi insegna che l’80% di questi ultimi tendono poi a rimanere nel luogo in cui ha studiato al termine del percorso formativo: è anche un modo per noi di creare impresa sul territorio e per loro di restituire a quel territorio delle competenze. L’obiettivo nostro è quello di dare lavoro ai giovani, un lavoro che si svolga sul territorio per creare quello che si dice l’indotto.

Avete pensato anche a percorsi che possano favorire i giovani che non hanno la possibilità economica di permettersi una scuola di cinema?

I ragazzi che provengono dalla Basilicata sono favoriti dai fondi messi a disposizione dalla Regione, quindi per loro la frequenza sarà totalmente gratuita. Disponiamo, all’interno del complesso immobiliare messo a disposizione dalla congregazione religiosa, di alcune residenze artistiche. E abbiamo pensato anche a borse di studio per favorire chi ha condizioni economiche disagiate.

Stiamo, infine, cercando di coinvolgere le attività imprenditoriali del territorio (ma anche nazionali e internazionali) per mettere a disposizione delle borse di studio per un progetto che amo definire di “adozione artistica”. Con il loro contributo, possono “adottare” uno studente e permettergli di studiare Cinema. Una società che si dice inclusiva ha il dovere di non negare a nessuno la possibilità di emergere.

So che comunque ci saranno particolari attività rivolte a tutti coloro che vogliono parteciparvi.

Faremo delle masterclass di un paio di giorni di altissimo livello, una full immersion rivolta agli studenti ma anche a tutti coloro che, seppur lavorando già o operando in ambiti diversi, volesse perfezionarsi in scrittura e recitazione. Un’altra attività aperta a tutti è quella dedicata ai nuovi linguaggi e alle nuove tecnologie, che saranno inevitabilmente oggetto anche di studio.

Vogliamo coinvolgere una società pugliese di Monopoli che ha lavorato all’estero e ha acquisito una straordinaria competenza. L’obiettivo è quello di realizzare progetti importanti legati non solo al cinema tout court: documentari interattivi e/o virtuali all’interno dei luoghi dell’arte. Vogliamo puntare alla valorizzazione del territorio sotto il profilo artistico, monumentale e ambientale.

Quello della valorizzazione ambientale è un tema caro ai giovani, che hanno più sensibilità sull’importanza della preservazione, della tutela e del miglioramento delle condizioni ambientali. Grazie al linguaggio del cinema, della musica e dell’arte potranno mettere in atto tutta una serie di pratiche di sensibilizzazione ma anche di convincimento sulla questione.

Marcello Foti.
Marcello Foti.

Si dice sempre che il cinema (come la televisione) sia nella sua fase di declino o che ci sia disinteresse nei suoi confronti da parte dei giovani.

Non è così, è cambiata semmai la fruizione. Ho vissuto l’esperienza prima di genitore e ora di nonno e posso affermare che i giovani non hanno perso interesse rispetto alla narrazione cinematografica o televisiva. Hanno semmai modificato le modalità di fruizione. In Italia negli anni Settanta si staccavano 900 milioni di biglietti in un anno: ciò vuol dire che si andava al cinema almeno 15 volte all’anno, più di una volta al mese. Ma è chiaro che fosse così: non c’erano altri mezzi che permettevano di vedere un film.

Poi, è arrivata la televisione con i suoi due canali nazionali e un film rappresentava un evento. Oggi, con la moltiplicazione delle reti tv e con l’avvento delle piattaforme i giovani hanno infinite opportunità di vedere un film come e dove vogliono. Sanno che la magia della sana è unica però poi subentra la pigrizia e preferisco altri mezzi.

C’è un ulteriore aspetto che però i giovani dovrebbero comprendere. Va bene vedere i film sui cellulari o al computer ma non va bene la pirateria. Non hanno consapevolezza del danno che provoca al settore. Non reputano illegale scaricare un film o vederlo sui siti pirata, non riflettendo che così facendo gli autori – che non guadagnano nulla – finiranno per far altro per campare.

Ricordiamoci che il cinema è la forma di spettacolo più economica che abbiamo e la più sicura: quando andiamo a vedere un film in sala, lo facciamo perché lo abbiamo scelto e lo riteniamo vicino ai nostri gusti. Dovremmo recuperare l’interesse dei giovani verso il cinema e si dovrebbe ripartire dalle scuole. Perché non cominciare a insegnare cinema a scuola facendo vedere ai ragazzi almeno i 100 film più importanti del cinema italiano a partire dalla prima media?

Anni fa lo avevo proposto al Ministero dell’Istruzione: è anche dal cinema che si possono comprendere la storia, la politica e la società di un Paese. Chiaramente andrebbero formati anche i docenti in tal senso ma sembra che qualcosa si stia muovendo.

Hai diretto per 12 anni il CSC, da cui sono uscite moltissime registe interessanti, da Francesca Mazzoleni a Valentina Bertuzzi e Lucrezia Lomartire. È finalmente arrivato il momento per il cinema di mettere da parte il sessismo che per decenni lo ha caratterizzato?

La parità di genere deve essere una questione da sostenere e perseguire. Non credo nella parità percentuale ma nel merito: se ci sono 10 posti a disposizione in una scuola di cinema e si presentano 10 donne che sono brave, le devi prendere tutte. E lo stesso vale per gli uomini. La discriminante deve essere il merito e non il sesso di appartenenza. Dobbiamo rimuovere quella mentalità ostativa e gretta per cui in certi posti devono starci solo gli uomini: vanno assicurate a donne e uomini le stesse opportunità.

Di donne valide nel cinema italiano ce ne sono e ce ne sono state. Se vado indietro negli anni, penso a Liliana Cavani, una delle prime donne cineaste che si sono affermate, o a Lina Wertmuller, la prima donna al mondo candidata all’Oscar come regista. Personalmente, ho avuto il piacere di accompagnare Lina a Los Angeles quando ha ricevuto l’Oscar alla carriera. Lei aveva la capacità oltre che artistica di dialogare e contrapporsi agli uomini che imperavano nel settore quando una donna cineasta che emergeva era un caso raro.

Registe, produttrice, sceneggiatrici o quant’altro, le donne devono avere lo spazio che meritano altrimenti continuiamo a essere una società discriminante. Ma non solo al cinema: è un ragionamento che possiamo applicare a ogni settore o a ogni “minoranza”. Dobbiamo imparare a ragionare in termini differenti: chi sa, deve fare a prescindere da tutto. L’espressione dell’essere umano, delle sue capacità e delle potenzialità non ha colore, sesso o religione.

Il logo del CeSAM.
Il logo del CeSAM.
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