Le proprietà dei metalli, primo film diretto e sceneggiato da Antonio Bigini, è uno dei due lungometraggi italiani selezionati al Festival di Berlino 2023 nella sezione Generation KPlus. “I film del programma di quest’anno offrono un caleidoscopio di visioni giovanili di tutto il mondo”, ha commentato il selezionatore Sebastian Makt. “Guardano a cosa muove il presente e, così facendo, aprono lo sguardo su nuove sbalorditive prospettive. Creano spazi privati protettivi, formulano obiezioni chiare e insistono sul diritto di fantasticare. Trovano nuove forme cinematografiche per verità non raccontate”.
Ed è nell’ottica espressa da Makt che rientra anche il film Le proprietà dei metalli in cui la bellezza idilliaca del paesaggio smentisce la durezza della vita di un piccolo paese italiano, dove si dice che il giovane Pietro abbia poteri psicocinetici. Tenero ritratto di un fanciullo e allegoria della scienza delle forze invisibili, La proprietà dei metalli è prodotto da Kiné con Rai Cinema ed è una fiaba dalle tinte fosche, liberamente ispirata a una storia vera: la vicenda dei cosiddetti “minigeller”, bambini con dei supposti poteri psicocinetici, studiati sul finire degli anni Settanta. Un dramma familiare, ma anche un film fantastico, radicato nella storia e nel paesaggio del centro Italia.
La trama del film Le proprietà dei metalli
Il film Le proprietà dei metalli ci porta negli anni Settanta. In un paesino di montagna dell’Italia centrale, Pietro, un bambino cresciuto da un padre duro e asfissiato dai debiti, manifesta doti misteriose. Piega, infatti, il metallo al solo tocco.
Uno scienziato americano comincia allora a studiarlo. Gli esperimenti porteranno Pietro a contatto con mondo invisibile, dove le leggi della fisica lasciano il passo ai desideri più profondi.
Spazio per il mistero
“In un momento di rapida trasformazione come quello che stiamo attraversando, penso che si avverta il bisogno di storie autentiche che sappiano andare alle radici di quello che siamo”, ci ha spiegato Antonio Bigini, il regista del film Le proprietà dei metalli. “La storia di Pietro è una storia minima, fatta di pochi personaggi, che si svolge prevalentemente in interni. È una storia scandita da oggetti banali come chiavi, coltelli, cucchiai. Credo che in questa semplicità risieda parte della sua universalità”.
La scelta di ambientare la storia di un bambino negli anni Settanta ha fornito a Biagini la possibilità di riflettere su un mondo che oggi non c’è più. “Gli anni Settanta sono stati il momento in cui l’Italia ha definitivamente rinunciato alla sua millenaria identità contadina per sposare la via del neocapitalismo. La vicenda di Pietro racconta gli ultimi bagliori di un paganesimo rurale, già contaminato dalla civiltà dei consumi. Oggi nella nostra società non c’è più spazio per il mistero, ma questa rimozione ha prodotto, credo, un bisogno latente”.
Ciò ha spinto Bigini a realizzare con Le proprietà dei metalli, un film “pulito”. “Penso che oggi più che mai ci sia bisogno di film che sappiano parlare in modo sincero, senza spettacolarizzazione e senza passare dalle forme del cinema di genere, della vita e dei suoi misteri. Anche da un punto di vista estetico penso che ci sia un crescente bisogno di pulizia. La fruizione sempre più frammentaria di immagini sempre più grafiche e irreali ha prodotto un bisogno ancora non pienamente inteso di film lineari e visivamente limpidi, che facciano ritrovare allo spettatore una forma di purezza”.
Classe 1980, Bigini è sceneggiatore, curatore e regista. Ha diretto con Mariann Lewinsky il documentario Ella Maillart - Double Journey (Visions du réel, 2015). È autore del film Anita di Luca Magi (Doclisboa, 2012). Per la Cineteca di Bologna ha curato svariate mostre sulla storia del cinema (Sergio Leone, Marcello Mastroianni, Pier Paolo Pasolini, ecc.) allestite presso musei come la Cinémathèque Française, l’Ara Pacis, il Museo di Roma, il MAMbo.
Un fenomeno inspiegabile
Per Le proprietà dei metalli, il suo primo film, Bigini si è liberamente ispirato a una vicenda poco nota: il fenomeno dei cosiddetti minigeller, cioè quei bambini che alla fine degli anni Settanta, dopo aver assistito all'esibizione televisiva dell'illusionista Uri Geller, apparentemente in grado di piegare chiavi e cucchiai al solo tocco, hanno cominciato a manifestare fenomeni simili.
Casi di minigeller si sono verificati un po' in tutta Europa. Due professori universitari italiani dal 1975 al 1980 (Bersani e Martelli, come si legge nello speciale realizzato da MetaPsichica) hanno condotto studi scientifici su alcuni di questi bambini, raccogliendo i risultati delle loro esperienze in un corposo dattiloscritto, mai pubblicato.
I bambini studiati dai due professori avevano aspetti in comune: vivevano in campagna e provenivano da famiglie umili e in molti casi problematiche. Gli esperimenti condotti dagli scienziati consistevano in incontri domestici in cui ai bambini veniva richiesto di piegare oggetti metallici in situazioni sempre più controllate. I bambini più "dotati" venivano poi studiati all'interno di laboratori universitari. Nessuno di questi esperimenti è arrivato al dunque, e cioè alla dimostrazione scientifica dell'esistenza di un fenomeno paranormale.
Pietro, il minigeller del film Le proprietà dei metalli, ha il volto di Martino Zaccara. Nel cast del film, vi sono gli attori David Pasquesi, Antonio Buil Pueyo, Enzo Vetrano, Cristiana Raggi e Marco Cavalcoli. E tra i giovanissimi anche Edoardo Marcucci, Christian Dei, Sara Santamaria e Pietro Arcangeli.