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Joyland: Un omaggio a tuttə coloro che hanno pagato con la vita il peso del patriarcato

Al Festival di Cannes, il film Joyland di Saim Sadiq ha vinto, tra gli altri riconoscimenti, la Queer Palm, assegnata al lungometraggio che meglio affronta le tematiche lgbtqia+.

Joyland, il primo film realizzato dal regista pakistano Saim Sadiq, al Festival di Cannes appena concluso si è portato a casa il Premio della Giuria Un Certain Regard, quella presieduta dalla nostra Valeria Golino.

Primo film di produzione pakistana a essere accolto sulla Croisette, Joyland ha ricevuto anche la Queer Palm, la Palma speciale assegnata al film che più si è distinto nella trattazione di tematiche lgbtqia+. A capo della giuria della Queer Palm c’era la regista Catherine Corsini, che proprio di recente aveva portato nelle sale italiane il suo Parigi, tutto in una notte, una storia con al centro una coppia di lesbiche.

Tra i 17 film presi in esame, Joyland di Saim Sadiq si è distinto per aver raccontato una storia di emancipazione e ribellione alle norme sociali in un Paese come il Pakistan dove tutto è severamente codificato.

Ali Juneo e Alina Khan in Joyland.
Ali Juneo e Alina Khan in Joyland.

Cosa racconta il film

Nel film Joyland, Saim Sadiq racconta la storia di Haider (Ali Junejo), un uomo che ha un matrimonio combinato apparentemente felice con Mumtaz. I due vivono a Lahore con la famiglia del fratello al gran completo. Nella casa, tutti vivono sotto lo sguardo e il giudizio degli altri. E, ben presto, a Haider viene chiesto di trovarsi un lavoro e di diventare padre.

Tuttavia, il giorno in cui trova un piccolo lavoro in un cabaret, Haider cade letteralmente sotto l’incantesimo dell’affascinante performer transgender Biba (Alina Khan), danzatrice sensuale e magnetica. Man mano che si confronta con un nuovo modo di vivere e, potenzialmente di amare, haider si ritroverà combattuto tra le ingiunzioni che gravano su di lui e l’irresistibile richiamo della libertà.

“Spero che Joyland, il mio film, getti le basi per il futuro del cinema. Un futuro in cui i personaggi queer possono essere rappresentati nei film non perché questi parlino di loro ma perché esistono in quanto tali nella società che ci circonda”, ha commentato Sadiq.

Il regista Saim Sadiq.
Il regista Saim Sadiq.

La parola al regista

Saim Sadiq, il regista di Joyland, ha presentato il suo film alla stampa parlando del suo status di giovane uomo che non si è mai sentito abbastanza virile nel suo Paese. “Quando ripenso al mio passato, considero Joyland una sorta di regalo: racconta una storia fittizia ma autobiografica. È stato un modo per mettere in discussione il mio status di giovane uomo che non è mai stato abbastanza virile per vivere in una società patriarcale. È come se i personaggi di Joyland fossero cresciuti con me, giorno dopo giorno, come tutti quei pochi amici adolescenti che rimangono insieme per molto tempo dopo la fine della scuola”.

“Affrontare temi come il desiderio, la tradizione, la mascolinità, la famiglia e la libertà, per il film ha fatto sì che le battaglie dei personaggi divenissero le mie. Quando io mi arrabbiavo, i protagonisti mi spingevano verso l’empatia. Quando loro erano troppo disillusi, facevo una battuta o li portavo al parco giochi. Alla fine, la loro catarsi è diventata la mia”, ha continuato.

Joyland – ha infine aggiunto Salim Sadiq – si sforza come film di “de-romanticizzare” un racconto di formazione e si presenta come un omaggio a tutte le donne, a tutti gli uomini e a tutte le persone transgender che pagano con la vita il peso del patriarcato. Celebra anche la forza del desiderio, in grado di intrecciare legami inaspettati, e dell’amore, che invece li immortala. In fin dei conti, Joyland è un messaggio d’amore rivolto al mio Paese”.

Joyland: Le foto del film

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