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Giulia Penna: “Racconto in musica le mie fragilità” – Intervista esclusiva

Creator da milioni di follower, solare, naturale e autentica, ma anche artista che in musica rivela le sue fragilità. Questa è Giulia Penna, che a TheWom.it racconta in esclusiva la sua musica, la sua esperienza da influencer ma anche le sue origini, dai Natale in famiglia alla musica suonata per strada. Senza dimenticare i pregiudizi che ruotano intorno a chi sui social si è affermato.

Tra i creator digitali che popolano i social media Giulia Penna è unica. Lo sanno bene tutti coloro che la seguono e i numeri parlano chiaro: 257 mila iscritti al suo canale YouTube, 748 mila followers su Facebook, oltre 1 milione e 100 mila su Instagram e ben 1,5 milioni su TikTok. E il motivo è sotto gli occhi di tutti: Giulia Penna ha fatto della naturalezza il suo tratto vincente.

Non pensate, tuttavia, che sia una naturalezza cercata, inseguita e costruita. No, Giulia Penna è così come la vedete: non indossa maschere e non sa tenersi un cecio in bocca, come direbbe lei. Romana trapiantata a Milano, Giulia Penna è riuscita ad affermarsi partendo dalla periferia e contando solo sulla sua forza dei suoi sogni e sulla sua determinazione. È l’esempio perfetto per chi vuole affermarsi sui social o nella musica affermandosi per quello che è: una giovane donna autentica e sincera.

Girando tra i suoi profili, quello che colpisce è come Giulia Penna sia un’artista a tutto tondo capace di promuovere il suo lavoro senza dimenticare l’importanza del messaggio da trasmettere. Anche nei casi in cui è impegnata con un adv, Giulia Penna sa quale sia il peso delle parole e degli argomenti da trattare. Un aspetto che si riversa totalmente nella sua musica.

È appena uscito, ad esempio, Prisma (Ada Music Italy), il suo nuovo singolo, e si è rivelato una nuova tappa del suo personale viaggio introspettivo, cominciato con Lacrime dolci e proseguito con Sospesa. Prisma ha il pregio di sottolineare una nuova fase personale per un’artista come lei che non nasconde le sue fragilità. Ed è dalle sue fragilità che cominciamo la nostra intervista esclusiva a Giulia Penna, da sempre impegnata a combattere il pregiudizio per cui un volto social non vede riconosciuti la sua creatività e il suo talento quando prova ad affermarsi come artista.

Giulia Penna.
Giulia Penna.

Intervista esclusiva a Giulia Penna

“Non chiedetemi cosa faccio a Natale o a Capodanno”, scherza Giulia Penna quando le faccio notare come in tanti abbiano già sbandierato i loro progetti sui social. “Io non so manco quello che mi magno domani, figurati cosa farà tra quindici giorni! Scherzi a parte, ho provato a vedere un po’ di soluzioni su internet per Capodanno ma non c’è più niente. Le uniche cose che trovo hanno dei prezzi assurdi. Piuttosto, preferisco rimanere a casa, con lo screen saver del camino sul televisore!”.

“Non capisco perché devo pagare il doppio per Capodanno: è inaccettabile. Sono contraria all’ostentazione a tutti i costi: si può stare anche a casa, sotto un plaid e con una tazza di cioccolata in mano. E, poi, se vogliamo dirla tutta, le feste di Capodanno più belle sono quelle che si fanno a casa di amici”. E già da queste parole si capisce chi sia Giulia Penna.

È uscito da poco il tuo nuovo singolo, Prisma. Da quale esigenza è nato?

È sempre difficile spiegare come nasce una canzone. Quindi, ci provo. È una canzone che ho scritto prima dell’estate ed è incredibile come il momento in cui è uscita corrisponda esattamente alla fase di vita che sto attraversando. È per me un periodo di grandi cambiamenti e di grandi scelte coraggiose in ambito sia lavorativo sia personale: sto cercando di mettere più in luce la mia felicità e la mia consapevolezza. Prisma parla proprio di sfaccettature invitando a conoscerle e accettarle per non spegnere mai la propria luce.

Ho scelto di allontanarmi dalle persone che non mi permettevano di tenere accesa la mia luce, trasmettendomi anche sensazioni negative. Sono una persona molto empatica: la luce degli altri mi attraversa l’anima e, quindi, ho bisogno di essere circondata da gente vera.

Prisma è un pezzo portafortuna: spero porti fortuna sia a me sia a tutti coloro che l’ascolteranno. È un brano carico di energia bella. Nel videoclip c’è molto bianco: è la somma di tutti i colori del prisma ed è un colore che mi rappresenta. È quello della purezza e della genuinità: sono come mi vedete o sentite sui social. La genuinità dovrebbe stare alla base ma non sempre è così: chi fa il mio lavoro ed è un artista non può non essere vero.

Perché crearci sovrastrutture? Non dobbiamo sforzarci di piacere per ciò che non siamo o far qualcosa che pensiamo possa piacere ai nostri followers perché poi vieni sgamato. Dobbiamo essere sinceri, nel bene e nel male. Ho impiegato tanto per arrivare a questa deduzione e a spogliarmi delle sovrastrutture. La società dell’apparenza e il giudizio degli altri potrebbero spingerti a modificare te stesso ma, alla lunga, capisci che devi tornare alle origini: devi essere tu. Io non ho mai avuto peli sulla lingua!

E quest’ultimo è uno dei tuoi tratti distintivi. In un momento in cui tutti vogliono apparire perfetti e mostrare un’esistenza immaginifica, scegli di essere te stessa, andando anche lontano dall’immagine dell’influencer canonica.

Quando mi chiedono perché mi seguono così tante persone, rispondo che in me vedono la ragazza della porta accanto: sono una di loro, con la stessa normalità, gli stessi difetti e le stesse insicurezze. Dicendo ad esempio pubblicamente che non mi ha ancora invitato nessuno per Capodanno, non nascondo quanta solitudine possa esserci invece nella vita reale. È l’altra faccia dell’avere tanti followers: nella vita reale, quanti sono gli amici veri? Se sto male, non dico di star bene, non ci giro intorno. Se mi chiedi come sto in determinati giorni, la mia risposta sarà senza filtri.

E la tua sincerità ti ha anche portata a cantare di disagio psicologico dopo la fine di una relazione sentimentale in Lacrime dolci, un tuo precedente singolo. Quanto è complicato per una ragazza della tua età mostrarsi fragile?

Eh… In realtà, è stato molto complicato per me. La cosa più complicata è stata ammettere a me stessa quanto fossi veramente fragile. Lacrime dolci parla di un momento particolare della mia vita. Ho usato l’amore per parlare di qualcosa di più profondo e personale: quando stai male, ti devi dare la forza di fare un passo più slanciato in avanti. E per quel passo è stato per me affrontare un percorso di psicoterapia. Prima di tutto, per conoscere me stessa: è solo conoscendo se stessi che si può essere più sereni. Si capisce perché si reagisce in un modo anziché in un altro, perché si prova malessere, perché ci si comporta in una certa maniera anche con gli altri.

Nasceva quindi da una mia esigenza in un momento in cui mi sentivo un po’ persa: non capivo dentro di me cosa mi facesse star bene. È incredibile come in ogni mia canzone parli delle mie fragilità mentre sui social mostri la parte più ironica e autoironica.

Attraverso la mia musica, svelo tutta quella parte più intima e malinconica che a parole non riesco a esprimere. In Lacrime dolci ho parlato della psicoterapia. Sospesa, invece è il mio identikit, la mia carta d’identità: sono io, a metà tra la terra, l’universo reale, e il mio mondo magico, la musica. Sono sempre sospesa, in sovrappensiero e nel mio personalissimo mondo. E, infine, c’è Prima, che parla di luce, di rinascita e di persone belle che devono starti intorno. La musica per me è un diario, è psicoterapia!

Quanto è importante saper riconoscere di avere un problema e chiedere aiuto alle persone giuste? Cosa hai capito di te grazie alla psicoterapia?

La psicoterapia è importantissima: dovrebbe essere introdotta come possibilità all’interno delle scuole. Parlandone, la normalizziamo ed evitiamo di renderla un tabù. Parlandone nelle scuole si possono aiutare moltissimi giovani che provano malessere o non capiscono molti aspetti di loro stessi a rivolgersi allo psicoterapeuta.

Dallo psicoterapeuta può andare anche chi vuole solamente conoscere se stesso e migliorarsi. Attraverso la psicoterapia, ho capito che, nonostante io sembrassi una persona molto sicura di sé, non avevo molta fiducia in me stessa. È un aspetto su cui sto lavorando e ho lavorato molto: quando, ad esempio, devo fare delle scelte, domando prima di tutto a me stessa cosa voglio realmente fare e solo dopo consulto il parere degli altri. Ma solo se è necessario: altrimenti, non chiedo proprio! Ero arrivata al punto di lasciarmi influenzare fin troppo ma ora conosco il mio punto debole, il mio tallone d’Achille.

Chiedere aiuto non è un atto di debolezza ma è un atto di forza.

Giulia Penna.
Giulia Penna.

Hai iniziato prestissimo a bazzicare il mondo del web. Cosa ti ha spinta a caricare il primo video su Facebook?

Ho sempre fatto tutto con grande naturalezza, senza pensare a cosa sarebbe stato. Ho sempre cantato e inizialmente caricavo delle cover per far vedere il mio talento o farmi conoscere. Un giorno, non so come mi sia venuto in mente, ho cominciato a prendermi meno sul serio e ho caricato la cover di All I Want for Christmas is You con un testo che, riscritto in dialetto romano, prendeva in giro gli uomini. È diventato virale in pochissimo tempo ma è avvenuto tutto in maniera molto naturale: non ero alla ricerca della fama a tutti i costi! Era il 2016, eravamo in pochi: un video che diventa virale era qualcosa di incredibile.

Spesso chi come te si afferma sui social è accompagnato da una sorta di pregiudizio: “Ti fare lavorare per un giorno” è uno dei commenti più diffusi tra gli haters, ad esempio.

Io mi definisco una creator e una cantante, anche se il definirsi oggi è veramente un limite grande. Sono un’artista, creo i miei video, li monto e li scrivo: al di là della naturalezza, c’è tutto un lavoro dietro e tanta fatica. Non è così semplice come sembra. E, soprattutto, non è così facile stare sul web per così tanto tempo.

Il fatto di essere così presente sul web ha inficiato il tuo percorso di cantante?

Spesso mi chiedono se sono più creator o cantante. Ma, come dicevo prima, rispondo che non serve definirsi. Pensiamo a Jennifer Lopez, per esempio: è una cantante, attrice, ballerina e tantissimo altro ancora. Le chiedono per caso cosa si sente di più, cantante o attrice? La completezza dell’artista è un valore aggiunto.

In ambito musicale, qualcuno qualche pregiudizio lo ha avuto: è una creator che vuole cantare…. Ma io in realtà canto da sempre!

Tant’è che nel tuo passato c’è anche l’esperienza di artista di strada.

È stata una bellissima esperienza perché mi ricarico a contatto con le persone suonando live. Il mio più grande sogno è quello di fare tantissimi concerti: l’affetto e il calore che può darti il pubblico cantando le tue canzoni o venendo a sentirti sono tutto ciò di più grande che può succedere a un artista.

In quel periodo, avevo bisogno di condividere con le persone la mia musica. Suonavo in via del Corso, a Roma, accompagnata dalla mia cassa e dal mio microfono: era bellissimo vedere la gente fermarsi ad ascoltarmi. Tuttora ci sono delle persone che mi scrivono su Instagram che mi seguono da quando mi esibivo per strada!

https://www.instagram.com/p/Cl3g2LtjntS/

“Sembro tanto dolce ma se apro bocca è finita” è quello che scrivi nella tua bio su Instagram. Vuoi spiegarmela?

Si riferisce alla mia schiettezza. Sembro una ragazza molto composta, mi si vede “carina” o posata dalle foto, ma ho un’anima genuina che mi porta a dire quello che penso. Non faccio fatica a mostrarmi per come sono nelle stories!

E spesso nelle stories, nei reel o nelle foto fa la comparsa anche tua nonna. Che rapporto vi lega?

Ho un bellissimo rapporto con mia nonna: sono cresciuta con lei. Anche adesso che vivo a Milano, quando ci vediamo è sempre una grandissima festa. Mi ha trasmesso i valori importanti: la famiglia, l’unione, lo stare insieme. Lei è la mia roccia.

E com’è il rapporto con i tuoi genitori?

Mi hanno sempre sostenuta e continuano a farlo. Vengono spesso a trovarmi a Milano tant’è che anche loro compaiono in molti dei miei video. Mio padre è un po’ chiuso e timido, mia madre invece è molto espansiva ed estroversa: sono una coppia molto comica!

Mentre parliamo, però, sento qualcun altro che vive in casa tua…

I miei due cani: Viola e Coffee! Sono come due figlie e stiamo sempre insieme. Avevo nove anni quando ho avuto il mio primo cane. Quando non c’è stato più, ho preso Viola e Coffee, due volpini di Pomerania da 1,8 kg l’uno: le chiamo i miei due reni, sono sempre appiccicate a me. Amo gli animali: l’amore che ti danno è talmente grande che privarsene è impossibile!

Com’è stato per te trasferirti da Roma a Milano?

All’inizio, non è stato semplice. Ho lasciato la mia città senza sapere come sarebbe stata o andata. Però, mi sono ambientata molto presto. Trovo Milano davvero incredibile: è piena di attività e di artisti. È stato facile crearmi una mia rete. A livello musicale, il trasferimento mi ha aiutato tantissimo: ho conosciuto molti produttori e artisti con cui mi vedo in studio. Milano è una città di grandi opportunità.

Quindi, adesso, alla carbonara preferisci il risotto alla milanese?

Oddio, no, non esageriamo! Hai anticipato un video che pubblicherò presto sui miei social in cui affronterò la questione: la risposta la troverete lì!

Com’era Giulia da bambina?

Sono sempre stata una bambina ribelle, con la voglia di far grandi cose e di seguire i miei sogni e le mie passioni. Ho sempre cercato di rendere le mie passioni il mio lavoro, ho lottato per riuscirci e non ho mai mollato. È il motivo per cui poi mi sono trasferita da Roma a Milano da sola, un passo che rifarei altre centomila volte.

Che ricordi hai del Natale da bambina?

Ricordo i Babbo Natale diversi da un anno all’altro. Quando a travestirsi era mio padre, Babbo Natale era magro. Quando invece era mio zio, con tutte le buste infilate per far la pancia, Babbo Natale era più grosso e più grande. Mi chiedevo come fosse possibile: come mai Babbo Natale cambia sempre aspetto?, chiedevo.

Ho sempre passato dei bellissimi Natale in famiglia. Natale è una festività a cui sono molto legata perché per me significa ricongiungimento con la mia famiglia.

Ma tra voi creator che tipo di rapporto c’è? Vi amate, vi odiate, litigate per gli adv?

Ci vediamo spesso agli eventi o ci frequentiamo. Come nelle amicizie, ce ne sono alcuni con cui leghi di più e altri con cui di meno. Ma per natura sono una persona molto pacifica con tutti: di fronte al successo degli altri non posso che essere felice!

Anche nel caso degli adv, non rinunci mai a trasmettere dei messaggi sociali di grande impegno.

Per me, è molto importante farlo. Sento la responsabilità di comunicare messaggi come la prevenzione o la salute mentale: se posso essere d’aiuto, sono sempre molto disponibile.

Sogni di fare un disco tutto tuo?

Si. Anche se al momento mi sto concentrando sulla pubblicazione di singoli per dare a ognuno la sua giusta importanza, uno dei miei prossimi obiettivi – senza ancora un tempo certo – è un disco.

Mi togli una curiosità personale? Perché le ciocche fucsia?

Ho il dubbio se toglierle o lasciarle. Ma a me un tocco di colore è sempre piaciuto! Sono passata dal viola scuro al lilla al fucsia: è un colore che mi contraddistingue e rappresenta. Chi lo sa se nel nuovo anno le terrò o meno? Ho tutto il prisma davanti per scegliere il prossimo colore…

Giulia Penna: Il backstage di Prisma

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