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Girasoli: Il film d’esordio di Catrinel Marlon con Gaia Girace al Festival di Torino

girasoli film
Avrà la sua prima al Festival di Torino Girasoli, il primo film scritto e diretto da Catrinel Marlon che racconta una storia d’amore sullo sfondo dei manicomi per bambini in vigore fino a qualche decennio fa.

Girasoli è il primo film da regista girato da Catrinel Marlon e sarà presentato in anteprima internazionale al Festival di Torino. Prodotto da Masi Film con Rai Cinema, Girasoli è un film la cui sceneggiatura, firmata da Marlon stessa con Francesca Nozzolillo e Heidrun Schleef, ci porta nel 1963, quando la giovane infermiera Anna prende servizio nel reparto minorile di un manicomio. Qui conosce e si affeziona alla dolce Lucia, quindicenne schizofrenica. Sullo sfondo di una lotta non priva di colpi fra la dottoressa Marie e il rigido dottor Oreste per le nuove cure sperimentali, il rapporto fra Anna e Lucia si infittisce, costringendole a scelte decisive per le rispettive vite.

Protagoniste del film Girasoli nei panni di Anna e Lucia sono le attrici Mariarosaria Mingione e Gaia Girace. Con loro, Monica Guerritore e Pietro Ragusa.

La trama del film

Girasoli, il film diretto da Catrinel Marlon, madrina del Festival di Torino, ci conduce dentro al Manicomio di Santa Teresa di Lisiex, nel 1963. Una volta esistevano luoghi come questo dove la gente veniva rinchiusa per essere dimenticata. Prigioni con sbarre alle finestre, porte chiuse a tripla mandata, orari per mangiare, per dormire e prendere le pillole. Luoghi al cui interno crescere era impossibile, così com’era impossibile guarire.

Tra gli abitanti del Manicomio, quelli del padiglione 90 sono bambini. Se ne stanno seduti in cerchio a sussurrare di suoni, colori, cibo. Impegnati in lunghissime, snervanti giornate di niente. Alcuni di loro vengono chiamati bimbi sperduti. Sono frenastenici, dementi, oligofrenici o epilettici. Sperduti, perché dalle loro famiglie sono stati dimenticati. Recuperabili, perché un giorno potranno forse integrarsi di nuovo nella società, ma per ora vengono tenuti in gabbia, in attesa di essere rigurgitati.

La loro leader si chiama Lucia (Gaia Girace). Ha 15 anni e gli occhi azzurri fissi verso il cielo, a ricordare la mattina in cui decise di uccidersi e le dissero che era pazza. Di cieli così belli, in manicomio, non ne ha visti mai più... fin quando non è arrivata Anna (Mariarosaria Mingione). Anna ha 18 anni, è un’orfana cresciuta in un convento di suore che della vita non conosce nulla. È lì per imparare un mestiere, per trovare il proprio posto nel mondo e diventare un’infermiera.

Davanti a lei si dipanano gli orrori e le contraddizioni della creatura manicomio; una creatura crudele, viva, multiforme, all’interno della quale Anna impara come somministrare terapie, come imporre pasti, docce e punizioni. Ma, immersa in quei lunghi e asettici corridoi, Anna si sente smarrita, si sente in trappola quasi come gli stessi pazienti. E Lucia, che ha da poco iniziato una nuova terapia, è l’unica che sembra vederla, l’unica che sembra capirla.

Ad aiutare Lucia è la dottoressa Marie D'amico (Monica Guerritore). Viene dalla Francia ed è stata chiamata ad Aversa per sperimentare una nuova terapia, che si avvale delle nuove e innovative teorie di Franco Basaglia. I degenti non sono malati, ma pazienti. E come tali meritano di essere trattati. Il rapporto terapeutico con Marie D'amico è per Lucia un’opportunità che potrebbe cambiarle la vita, che potrebbe darle la possibilità di evadere, sia dalla reclusione che dalla malattia. Lucia potrebbe diventare un girasole, un paziente a cui è permesso girare da solo. Un’alternativa all’internamento a vita, che l’istituzione le imporrebbe compiuti i 16 anni.

Per evadere, tuttavia, ci sono modi più semplici, più potenti, e Lucia trova il proprio: l’amore. Un amore smisurato e incontrollabile che potrebbe sia incrementare la terapia che annientarla. Anna, da infermiera, si trova costretta a decidere da che parte stare: se con Lucia e Marie, con l’amore e il sacrificio; o con il personale del manicomio, in trappola come lei, cinico e crudele. E dalla sua scelta, dipenderanno le sorti di Lucia.

Il poster del film Girasoli.
Il poster del film Girasoli.

Follia, bambini e amore

Girasoli non è una storia che parla di follia, né racconta i manicomi così come siamo stati abituati a vederli”, ha spiegato Catrinel Marlon, regista del film. “È la storia di un amore impossibile, che nasce per caso tra le mura di un ospedale psichiatrico e sopravvive fino ad oggi, impresso nella carta e nella memoria. Lo raccontiamo affinché il manicomio non rimanga solo un luogo di sofferenza e reclusione, ma possa sopravvivere in una storia. Quella di Anna e Lucia. Per sempre”.

“Come opera prima ho sempre desiderato cimentarmi in un film con i bambini. Li ho sempre amati e sono sempre rimasta affascinata dalla loro purezza, dal loro modo di interagire e soprattutto da come vedono il mondo. Il mio percorso di vita l’ho iniziato dentro una sorta di orfanotrofio in Romania, dove sono nata. Nonostante sia stata recuperata dai miei genitori, sono comunque cresciuta “da sola”, insieme a mia sorella e in mezzo alla giungla di bambini del mio quartiere”, ha aggiunto Marlon

“Un tema molto importante che è subentrato nella mia crescita è quello della follia, un tema che mi ha affascinato moltissimo nonostante provassi molto dispiacere per la persona che si trovava in cura, la sorella di mia madre, una figura cruciale della mia crescita”.

Catrinel Marlon sul set del film Girasoli.
Catrinel Marlon sul set del film Girasoli.

“Il desiderio di unire il mondo della follia e il mondo dei bambini mi ha portata, nelle varie ricerche che ho fatto, a scoprire una realtà assurda, un mondo feroce: il manicomio dei bambini. Una discarica di vite difficili, o rifiutate. La loro reclusione si è protratta fino ai primi anni Settanta, quando le mura dell’istituzione manicomiale hanno cominciato a sgretolarsi grazie alla legge Basaglia”.

Girasoli è la storia di Lucia e Anna”, ha concluso l’attrice e regista. “Una storia che racconta dell’amore che nasce nonostante tutto, pieno di contrasti e di drammaturgia, di bruttezza estrema, del bellissimo, della pietà e dell’odio di cui i manicomi traboccavano. Il frenetico sviluppo del paese degli anni Cinquanta si era spento da tempo, ma da quelle lande estreme non è mai passato. Nei manicomi tutto è rimasto fermo, la violenza esercitata è rimasta uguale nel tempo. E uguali nel tempo, anche il disagio e la sofferenza. Girasoli è il “silenzio” della gabbia senza tempo. Una prigione in cui tuttavia riesce ancora, grazie al rapporto tra Lucia e Anna, a penetrare uno sprazzo di luce”.

Girasoli: Le foto del film

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