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Gabriella Labate: “Difettosa dalla nascita” – Intervista esclusiva

Gabriella Labate
Autrice di un romanzo tanto coinvolgente quanto urgente, Gabriella Labate racconta a TheWom.it com’è nato Nudi e le ragioni che si celano dietro a una storia che punta sull’unicità e sulla forza dei sentimenti senza alcuna distinzione di genere.

Raggiungo Gabriella Labate telefonicamente mentre si trova impegnata in una situazione di lavoro con il marito. Non abbiamo molto tempo a disposizione per parlare di Nudi, il suo romanzo appena approdato in libreria. Showgirl, attrice, ballerina e coreografa, Gabriella Labate coltiva la passione per la scrittura da anni e finalmente ha deciso di metterla nero su bianco affidandosi a un romanzo che, edito per la prima volta con il titolo di La gonna bruciata, torna alla luce in una nuova edizione per il marchio Love di Compagnia editoriale Aliberti ed è incorniciato da tre scritti inediti.

Oltre alla storia di Sara, scritta in forma di diario acronico, Gabriella Labate ha voluto regalarci un lungo racconto di vita e due lettere, una indirizzata ai figli Bianca e Samuele e una a suo marito Raffaele, sposato nel 1996 a Cuba. Il risultato è un libro sorprendentemente intimo, in cui l’intensità delle vicende di Sara si intreccia con temi attuali, contemporanei e urgenti.

Non è un caso, ad esempio, se scegliamo di parlare di Nudi di Gabriella Labate in concomitanza con il 25 novembre, la Giornata internazionale dell’eliminazione della violenza contro le donne. Sara stessa, la protagonista del romanzo, è sia vittima sia testimone di violenza tra le mura domestiche, come lo è stata sua madre e come decenni prima lo era stata sua nonna sullo sfondo di una romanità in cui pestare una moglie era consuetudine anziché eccezione.

Gabriella Labate.
Gabriella Labate.

Intervista esclusiva a Gabriella Labate

Stupito e commosso dal racconto nato dalla creatività di Gabriella Labate, non posso non iniziare la telefonata con i complimenti, sentiti e non di routine: il suo è un romanzo che si legge tutto d’un fiato e dal quale non si riesce a distogliere lo sguardo. “Mi prendo tutti i complimenti”, mi risponde ridendo. E le faccio notare come il suo Nudi abbia dei punti di contatto molto forti con C’è ancora domani, il film campione di incassi di Paola Cortellesi. “Me l’hanno detto in molti. Non ho ancora visto il film di Paola e sono curiosa di vederlo. Il mio è un libro che nasce tra il 2014 e il 2015, oramai diversi anni fa, ma da quello che ho capito sia io sia Paola abbiamo voluto raccontare comunque un mondo molto simile”.

“Nel mio caso, ho scelto di raccontare una romanità e una realtà che per noi nati negli anni Sessanta che era quasi la normalità, anche se poi tale non doveva essere. Riconosco chi ha letto il libro e chi no: tutti quelli che lo avete letto siete accomunati dal dirmi di averlo fatto tutto d’un fiato e di essere rimasti colpiti che l’avessi scritto io, che ne fossi stata capace” (ride, ndr).

Nudi, il romanzo di Gabriella Labate.
Nudi, il romanzo di Gabriella Labate.

Uno dei tratti che maggiormente colpisce è la struttura stessa del racconto, sotto forma di diario atemporale che manda la storia avanti e indietro nel tempo.

Ho sempre amato molto leggere e, quando ho deciso di scrivere Nudi, gli ho voluto dare un taglio simile a quello dei libri che mi piacciono da lettrice, quelli che lasciano in sospeso ciò che accade per poi tornare sull’argomento ogni tanto ma senza stancare. Dai riscontri che ho avuto, sono contenta che stia funzionando.

In Nudi, un argomento centrale è quella violenza sulle donne che un tempo, come notavi poco fa, era considerata normalità. Così come centrale è anche la condizione medica che interessa Miki, il primo amore di Sara destinato a trasformarsi in amore eterno. Perché hai scelto proprio quella condizione così delicata?

Perché ci sono patologie che vengono nascoste, omesse e tenute in segreto, come se fossero il peggiore dei peccati. Il mio desiderio era quello di dare un’anima all’amore tra Sara e Miki senza dargli una connotazione sessuale precisa e definita. Per me, l’amore è così: non ha genere. Nel 2023, si parla ancora di rendere ad esempio normale una cosa che normale lo è già di suo: l’amore omosessuale. E ciò mi fa incazzare molto: da madre, ho insegnato i miei figli a non fare distinzione di alcun tipo. Non ho mai nemmeno pensato di dover spiegare loro perché due uomini o due donne si amano: l’amore è amore. Punto. Non vorrei scadere nella banalità ma è quello che ho sempre creduto.

E lo hai insegnato ai tuoi figli in un momento in cui non c’era l’attenzione che c’è oggi sulla questione. Bianca e Samuele hanno adesso 27 e 23 anni.

Casa nostra è sempre stata frequentata da coppie di ogni genere. Non ho mai sentito l’esigenza di dover spiegare loro il perché dell’amore: non ha bisogno di sottolineature. E mi fa incazzare che ancora oggi si debba lottare per qualcosa per cui non dovrebbero esserci lotte. Nel raccontare la storia di Miki c’era dietro la volontà di mettere in evidenza come fino a qualche decennio fa quello che Sara riteneva l’amore più sporco e vergognoso di tutti per via delle pressioni sociali che aveva intorno era in realtà il più pulito, destinato a durare in eterno. Ecco perché sostengo che Nudi deve essere letto da chi ha gli occhi giusti per leggerlo.

Ci ho messo molto tempo prima di decidere di pubblicarlo. Ci ho pensato parecchio sul farlo o meno. L’immagine che la gente ha di me è legata ai tanti anni in cui ho lavorato al Bagaglino, ho condotto il Tg delle Vacanze e ho interpretato film anche molto commerciali. Non mi reputo né una vip, non mi piace nemmeno il termine, né una persona estremamente famosa o conosciuta. Ho un mio piccolo seguito di estimatori che in qualche modo mi associa ai personaggi che ho portato in scena ma che spesso non sa effettivamente chi è realmente Gabriella.

Non recrimino certo sugli anni del Bagaglino. Con Ninni Pingitore, ho avuto la fortuna di poter scegliere anche i personaggi da interpretare, tanto che negli ultimi anni avevamo pensato a quello dell’insegnante di storia romana o all’interpretazioni delle canzoni legate alla tradizione romana (non solo quella: amo tutta la tradizione, la romana come la napoletana o la siciliana). Ma la vera Gabriella, quella che può anche scrivere un romanzo e che può raccontare storie diverse da quelle che interpreta con la propria fisicità, sono in pochi a conoscerla. Mi ha fatto piacere far sì che qualcosa emergesse da Nudi: chi vorrà, lo leggerà.

A proposito di Gabriella, così come Sara, la protagonista del romanzo, ti definisci “difettosa dalla nascita”.

Perché lo sono. Con la consapevolezza dei miei quasi sessant’anni, mi accorgo che ci sono cose che mi sono sempre state strette e che quando sei giovane non riesci a capire perché. Mi dicevano da piccola di non uscire fuori dagli schemi e di non infrangere le regole e, quindi, se lo facevo, mi facevano sentire come se fossi io in difetto. Tantissime volte mi sono ritrovata a pensare “Oddio, questo non si fa… allora ho sbagliato, forse c’è un difetto in me”.

Ma oggi ho la consapevolezza che quel difetto mi piace: mi piace essere difettoso laddove difettoso vuol dire unico e virtuoso. Tutti oggi cercano la perfezione ma la perfezione potrebbe consistere nell’avere qualche difetto che ci rende unici, che ci dà personalità e che non ci fa essere come sia, senza necessariamente uniformarci agli altri.

Gabriella Labate.
Gabriella Labate.

Si tratta di un pensiero che a grandi linee torna anche nella lettera che scrivi ai tuoi due figli, Bianca e Samuele.

Fortunatamente, i miei figli non sono mai stati eccessivamente ossessionati dallo smartphone, dai social e dal bombardamento mediatico che generano, che spesso somiglia a una manipolazione mentale sui giovani. Sono passati diversi anni da quando ho scritto quella lettera che ho deciso oggi di pubblicare. Eppure, nonostante il tempo trascorso, continuo a pensare tutto ciò che ho scritto: non possiamo dare adito a una comunicazione che si prospetta un modello irreale di perfezione fisica o che si affida a cialtroni di ogni tipo.

I social così come YouTube hanno dato voce a maestri che pontificano di ogni fesseria, dai terrapiattisti ai negazionisti. Anche se non tutti, tantissimi giovani riescono ad avere la lucidità di capire chi è il cazzaro di turno o chi può realmente insegnare loro qualcosa. La perfezione proposta in tutti i cambi è qualcosa di sbagliato: ognuno di noi deve seguire la propria strada per come la vuole. Non importa l’eccessiva perfezione ma la felicità.

Uno dei grandi insegnamenti che ho cercato di dare ai miei figli è di non cedere allo sconforto dei giudizi altrui. I giudizi sono in grado di innescare dubbi su quello che si sta facendo o dicendo: io ho sempre voluto invece che loro si sentissero sicuri nel mondo anche sbagliando. È dagli sbagli che si impara.

Quando nel romanzo racconti della bambina che appena nata stava soffocando in culla, quella bambina sono realmente io: è parte della mia storia personale. Sin da subito, ho dato problemi.

È bello che tu abbia dato problemi sin da subito: è anche grazie a quelli che sei diventata chi sei oggi.

Eh, sono comunque piena di cicatrici. Anche fisiche, perché ho avuto diverse patologie anche gravi da dover affrontare. Il mio corpo è una mappa di cicatrici che all’inizio non mi piacevano ma a cui oggi dico grazie: è grazie a loro se sono viva. Quando mi chiedono perché non te tolgo con la chirurgia estetica, rispondo sempre che stanno bene lì dove sono, un po’ come le rughe di Anna Magnani.

Quanto c’è di te nella storia di Sara?

C’è molto, perché tutto ciò che si legge è un puzzle di racconti e di situazioni accadute a persone a me vicine. Ci sono aneddoti che da piccola ho sentito quando le mie zie che adoravo si mettevano a confabulare con mamma, mandando noi bambini via perché non potevamo ascoltare quei discorsi da grandi: uscivo sì dalla stanza ma mi mettevo da qualche parte ad ascoltare tutto. Ci sono dunque frammenti di storie occorse a persone a cui sono legate e altri vissute da gente che nemmeno conoscevo.

Ho poi voluto creare un mondo che all’85% è frutto della mia fantasia. Un mondo utile a ricostruire l’epoca in cui la vicenda di Sara è immersa e la romanità di quei decenni come l’ho vissuta io in un quartiere popolare romano.  È chiaro che non si tratta della mia storia personale: sarebbe molto furbo dire da parte mia che lo è ma non potrei mai farlo. Tra i miei difetti c’è anche quello di voler essere corretta nei confronti di chi mi legge.

Tutto il romanzo è attraversato da una bellissima chiave femminista: Sara trova sempre la forza di andare avanti, anche quando un nascondino diventa fin troppo crudele, una prima volta si trasforma in un incubo o la vita la mette spalle al muro. Si sente difettosa ma alza sempre lo sguardo: un chiaro esempio di self empowerment femminile.

Non sono per gli estremismi, di qualsiasi genere essi siano. Anche perché quando si ricorre agli estremi, tutto diventa qualcos’altro. E qui si aprirebbe una parentesi anche politica, se vogliamo. In questi giorni, ad esempio, colpisce tutti l’abominio di ciò che sta succedendo nella Striscia di Gaza. Vedo crearsi fazioni a difesa di una parte o dell’altra, estremizzando le posizioni: il buon senso direbbe invece di mettere da parte tutto e concentrarsi sul fatto che stanno morendo innocenti, bambini, mamme, papà, anziani e malati, da entrambe le parti. Politicamente, ognuno può avere le proprie idee ma alla base di tutto ci sono vittime innocenti di fronti alle quali ci si sente disarmati. A che serve un post per dire “Basta guerra”? Che ci fai? A che serve se poi nel concreto non si fa nulla se non a cavalcare l’onda dei like?

Il tempo è tiranno e ti rubo solo un’ultima risposta. La domanda è personale: libera di non rispondere. Continui ancora a vedere le farfalle?*

Assolutamente sì. E per fortuna, direi. Sono senza dubbio il segnale della presenza di qualcun altro, dei messaggeri, e non ho dubbi a riguardo. Solo chi ha gli occhi giusti per vedere, può percepirlo: è inutile parlarne con chi non riesce a capire. Perché, magari, è qualcosa che capita a tutti ma non tutti hanno il cuore abbastanza aperto per cogliere il segnale.

*Le farfalle, nel romanzo, giocano un ruolo particolare in un momento delicato per la protagonista Sara. Lo stesso ruolo lo ricoprono nella vita di Gabriella Labate che, senza voler fare pornografia del dolore, ha perso un fratello.

Gabriella Labate.
Gabriella Labate.
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