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5 minuti prima: La paura di perdere la verginità – Intervista esclusiva al regista Duccio Chiarini e alla protagonista Tecla Insolia

Arriva su RaiPlay la serie tv tutta italiana 5 minuti prima, diretta da Duccio Chiarini e interpretata da Tecla Insolia. Partendo dalla paura di perdere la verginità della protagonista, si affrontano le fragilità della Generazione Z sullo sfondo di una Torino inclusiva.

5 minuti prima è la nuova serie tv tutta italiana disponibile dal 6 ottobre in esclusiva su RaiPlay. Al centro del racconto vi sono i giovani adolescenti tra passioni, ansia di crescere e la scoperta del sesso. Diretta da Duccio Chiarini, 5 minuti prima si interroga su cosa accade nei cinque minuti che precedono la perdita della verginità ma non solo: l’idea è quella di raccontare la fragilità con cui la Generazione Z si confronta con le paure, le ansie e i cambiamenti dettati dall’avvicinarsi all’età adulta.

La trama di 5 minuti prima

Prodotta da Panamafilm in collaborazione con RaiFiction con il sostegno di Film Commission Piemonte, la serie tv RaiPlay 5 minuti prima è ambientata a Torino ai giorni nostri e si snoda attorno alle vicende della sedicenne Nina e del suo gruppo di amici, alle prese con il sesso, l’amore, le amicizie, la costruzione della propria identità e tutte le difficili prove che rendono l’adolescenza il momento più potente e esplosivo delle nostre esistenze. 

La serie affronta in maniera leggera e divertente passioni, delusioni, incertezze, conflitti e speranze di questo gruppo di amici, senza rinunciare ad alcuni momenti più drammatici, offrendo così uno spaccato autentico ed emozionante degli adolescenti di oggi. 

Il titolo 5 minuti prima fa riferimento ai cinque minuti che precedono la perdita della verginità, momento topico di passaggio, linea d’ombra che da sempre rappresenta l’iniziazione all’età adulta, traguardo che porta con sé aspettative, angosce, desiderio e che nella psicologia adolescenziale può caricarsi di tanti significati legati alla costruzione complessiva della propria personalità e del proprio posto nel mondo.

Accanto alla protagonista Tecla Insolia, nelle otto puntate della serie tv RaiPlay 5 minuti prima troviamo i giovani Ludovica Ciaschetti, Alessandro Garbin, Isnaba Na Montche, Simone Fumagalli, Edoardo Pagliai, Sonia Caretto, Laura Martinelli, Sara Lughi. A completare la troupe gli “adulti” Francesco Siciliano, Valentina Carnelutti, Tatiana Lepore, Alberto Barbi, Olivia Manescalchi, Vincent Calogero.

Chi è Nina

La serie tv RaiPlay 5 minuti prima ha la sua protagonista in Nina, interpretata dalla giovane attrice e cantautrice Tecla Insolia.

Nina è quella ragazza senza un filo di trucco che sorride nella foto di classe senza tradire il minimo tormento. Eppure, in un’adolescenza dove tutto sembrava “funzionare”, una cosa proprio non va: il sesso. Nina ha conquistato il ragazzo popolare della scuola, ma per quanto senta il forte desiderio di esplorare il suo proprio corpo e come quello altrui, non riesce a farlo. 

È bloccata, incapace di superare quella soglia immaginaria eppure tanto condizionante. Solo disegnando i suoi fumetti riesce a lasciarsi andare e vivere quello che ha il terrore di fare davvero. È per questo che nel quotidiano di tanto in tanto la realtà si trasforma: i desideri, la sensazione di essere sbagliata o il modo in cui vede i suoi amici diventano animazioni, cortocircuiti magici e stacchi comici che rendono speciale il suo punto di vista.

Per comprendere al meglio il mondo e le atmosfere della serie tv 5 minuti prima, disponibile su RaiPlay, TheWom.it vi propone in esclusiva un’intervista realizzata al regista Duccio Chiarini e alla protagonista Tecla Insolia.

5 minuti prima: Le foto della serie tv

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Intervista esclusiva al regista Duccio Chiarini

I 5 minuti prima del titolo della serie tv RaiPlay fanno riferimento a quelli che intercorrono prima della “prima volta”. La serie tv è più in generale incentrata sulle fragilità e le paure adolescenziali. Da dove nasce l’idea e perché l’hai abbracciata?

L’idea di 5 minuti prima nasce dalle penne e dalla fantasia degli autori – Luca Padrini, Simona Nobile, Laura Grimaldi e Oliviero Del Papa – mentre la produzione è a cura di Panamafilm e RaiFiction. Quando mi hanno chiesto di leggere le sceneggiature e chiesto di occuparmi della regia, ho sposato con grande felicità il progetto perché mi sembrava nelle mie corde per la commistione di toni, la profondità e l’attenzione a tematiche particolari.

5 minuti prima è una serie tv molto divertente e scoppiettante che non banalizza i temi trattati. Ovvero la paura legata alla scoperta della propria identità, dei propri gusti, del proprio percorso e della fatica verso le proprie fragilità. Anche se spesso a livello esteriore è confusa con l’ansia, la paura è legata alla presa di consapevolezza di chi si è. 5 minuti prima racconta una serie di storie, in primis quella di Nina, che hanno a che fare con tutte le paure e le fragilità che si vivono in un momento molto particolare come quello della pubertà.

La particolarità di Nina è quella di avere un grande talento per il disegno: riversa lì tutto ciò che non a riesce a vivere con il proprio corpo. Per tale ragione, un elemento caratteristico della serie è quello di presentare delle animazioni che altro non sono che i fumetti realizzati da Nina.

I disegni prendono vita sullo schermo. Li hai tenuti in considerazione in fase di regia?

Certo. I disegni sono parte del mondo di Nina e, quindi, per me era molto importante con questo elemento in fase di ripresa. Ci ha accompagnato in tutta l’avventura Eleonora Antonioni, illustratrice e fumettista.

5 minuti prima, come spieghi anche nelle note di regia, ha qualcosa che si ricollega a Short Skin, il tuo primo lungometraggio. In quel caso, avevamo un adolescente che non riusciva a vivere la propria sessualità a causa di una malformazione fisica. In 5 minuti prima siamo invece di fronte a un’adolescente che non riesce a viverla a causa delle tante paure che a essa sono connesse. Come hai sposato il punto di vista femminile?

Sono partito dal presupposto che maschile e femminile condividono entrambi l’esperienza umana. Le sceneggiature erano scritte con molta attenzione e io ho cercato di lavorare basandomi più sui sentimenti: sono quelli che stanno alla base di ogni racconto sul genere umano. Ci sono poi delle particolarità e delle differenze ma non mi sono mai sentito di essere in una zona non mia.

Chiaramente, mi sono confrontato con chi stava accanto a me in quest’avventura, dalla direttrice della fotografia Debora Vrizzi alla montatrice Maria Fantastica Valmori e alle autrici. Mi sembra, però, che ultimamente si stia un po’ banalizzando la complessità delle cose e che si faccia della protezione culturale partendo dalla presunzione per cui un uomo non possa raccontare la storia di una donna.

Da un punto di vista generazionale, sei nato nel 1977 e, quindi, appartieni alla Generazione X. Com’è stato affrontare il linguaggio comunicativo della Generazione Z?

Il linguaggio comunicativo della Generazione Z, come abbiamo anche sottolineato in 5 minuti prima, è fortemente legato ai social, alle app di dating e a tutto il mondo che ruota intorno allo schermo dello smartphone, lo stesso schermo che poi divide i ragazzi. Lo schermo dei cellulari, a differenza di quello della malattia del protagonista di Short Skin, è stato creato dalla tecnologia: protegge, isola dalla realtà e crea un’atmosfera molto particolare, molto forte, a cui ho cercato di avvicinarmi.

5 minuti prima è la tua prima serie tv. È cambiato il tuo approccio al mezzo rispetto al cinema?

No. Sicuramente ci sono dei ritmi, delle particolarità e dei refrain diversi per la strutturazione in episodi. Ciò comporta che siano dei topoi o delle cose che ritornino in maniera più sistematica di quanto possa accadere all’interno di un film. Il mio rapportarmi alla materia o ai rimandi interiori e l’attenzione alla recitazione sono sempre stati gli stessi.

Da toscano, ti sei ritrovato a girare a Torino. È stata per te una città totalmente da scoprire?

Non proprio. Torino è una città che per motivi personali ho amato sin da quando ero adolescente. Ho avuto la fortuna di frequentarla negli anni: mi ha fatto sentire particolarmente a casa e ho accettato con grande slancio l’idea di lavorarvi.

Scherzando con il titolo, quali sono stati i tuoi peggiori 5 minuti prima?

Più che collegati a singoli episodi, i miei cinque minuti prima sono collegati alle situazioni di paura o ansia. L’ansia si può avere come caratteristica propria, può essere dettata dall’ambiente in cui si è cresciuti o può derivare da dei traumi, senza fare troppa psicanalisi. Oppure può essere proiettata addosso da un “dover essere sempre”. L’unico lato positivo di quei 5 minuti è che poi finiscono. Raramente quelli dopo sono peggio di quelli prima.

All’interno di 5 minuti prima grande attenzione viene riservata all’educazione sessuale, grazie anche alla figura di un’insegnante più o meno consapevole della materia che tratta. Quanto credi sia importante oggi che si faccia vera educazione sessuale a scuola?

È assolutamente importante. E sarebbe importante farla in maniera corretta. L’insegnante della serie, tratteggiata anche in maniera buffa, è una figura di riferimento. Mi sembra di capire da quello che vedo dalle scuole che da qualche anno si siano superate certe barriere e che il sesso non sia più il tabù isolato dalle competenze scolastiche.

5 minuti prima su RaiPlay è una serie tv fortemente inclusiva, con personaggi appartenenti a diverse etnie e a diversi orientamenti sessuali. Quanto è importante oggi dare ai giovani un racconto che sia veritiero della società e non filtrato dia limiti finora imposti?

È assolutamente rivelante, perché altrimenti sarebbe anche tempo perso. In Italia arriva sempre un po’ tardi il riconoscimento di ciò che la realtà è. 5 minuti prima non poteva evitare di raccontare la varietà, al di là del colore della pelle, umana e antropologica di sentimenti e di situazioni che ci circondano. È il valore aggiunto della serie tv, che voleva parlare dell’adolescenza in maniera trasversale rispetto ad altri prodotti simili.

5 minuti prima ti riporta a parlare di una fase della vita in cui non si è ancora adulti, come in Short Skin e come, se vogliamo, in L’ospite, i tuoi due lungometraggi. Hai completato la tua fase di passaggio?

Chissà… Forse per i lavori fatti in precedenza, mi vengono proposte storie che hanno temi in comune. Più che di temi, parlerei del modo di affrontare la delicatezza e la profondità con cui i personaggi si rapportano a queste cose della vita.

Poi penso che i passaggi delle linee di crescita non siano mai così demarcati. Ci capita spesso di vedere anche persone molto adulte continuare a scoprire aspetti della propria identità. L’attenzione ai sentimenti e alle difficoltà è qualcosa con cui dobbiamo convivere per gran parte dell’esistenza.

Diventando più adulti, si hanno molti più schermi per proteggersi: il successo sul lavoro, una certa posizione, l’avere figli che sulla carta sono meno formati per affrontare la vita… Spesso ci troviamo di fronte a genitori che sono ugualmente confusi o poco risolti ma con molti più strumenti per mascherarlo. Gli adolescenti sono più esposti.

Il regista Duccio Chiarini con le attrici Tecla Insolia e Ludovica Ciaschetti.
Il regista Duccio Chiarini con le attrici Tecla Insolia e Ludovica Ciaschetti.

Intervista esclusiva all’attrice Tecla Insolia

Come ti sei relazionata con il personaggio di Nina, al centro della serie tv RaiPlay 5 minuti prima?

Con Nina condivido la stessa sensibilità nell’affrontare le esperienze che la vita pone davanti. Come lei, sono un’adolescente anomala che dall’aspetto può sembrare ordinaria ma in realtà non è così. I nostri percorsi di vita sono totalmente differenti ma anch’io ho bruciato delle tappe. Come lei, avevo domande a cui non riuscivo a darmi risposte. Se avessi chiesto in giro, le risposte sarebbero state come quelle semplici che ogni tanto ricevevo, le più banali o semplici.

Quindi, non è stato complicato calarsi nei panni di Nina?

In realtà, lo è stato. Tra me e Nina ci sono delle belle differenze per quanto riguarda il carattere. Sì, sono introversa e timida come lei ma il mio percorso di vita mi ha portata a sviluppare la capacità di nascondere un po’ l’agitazione, cosa che Nina purtroppo non riesce a fare.

Nina si trova in uno stato di frustrazione a cui non riesce a far fronte perché non ne ha gli strumenti. Nel caso specifico, parliamo di educazione sessuale: tralasciando il fatto che deve essere inserita come materia scolastica nelle scuole, nessuno ne parla mai con semplicità e sincerità. Lo noto anch’io nella vita di tutti i giorni: non c’è mai sincerità e profondità quando si parla di argomenti come il sesso con le persone vicine. Per mia fortuna, a differenza di Nina, ho incontrato sempre persone che in piena sincerità mi hanno raccontato le loro esperienze in maniera realistica: non sono chiaramente scese nei dettagli ma hanno condiviso anche i loro imbarazzi o i loro errori.

Nina ha una grande passione per il disegno. È possibile paragonarlo alla tua passione per la musica, anche se chiamarla passione nel tuo caso è riduttivo?

Anch’io ho una certa passione per il disegno, anche se non sono ovviamente brava come Eleonora Antonioni, l’illustratrice che ha lavorato alla serie. Oltre che alla meraviglia per questo lavoro, ho scelto di fare l’attrice e la cantante per un motivo specifico: spesso non ho avuto la possibilità di esprimermi come avrei voluto. Ma non per colpa degli altri ma perché non mi sentivo capace di approcciarmi bene alle mie emozioni. Un po’ come capita a Nina.

Nina ha davanti a sé due differenti ragazzi molto diversi tra loro: Alberto e Mattia.

Mina si ritrova al centro e, come capita in tante altre situazioni della sua vita, non sa come comportarsi. Quindi, la vedrete un po’ impacciata proprio perché non sa dove collocare i propri pensieri e i propri sentimenti, veri, per i due ragazzi. Finirà con il sentirsi imprigionata sia con l’uno sia con l’altro per motivi diversi.

La sessualità è al centro di 5 minuti prima ma non si può non notare quanto la serie sia molto inclusiva e attenta al rispetto delle diversità. Quanto è importante per chi come te appartiene alla Generazione Z vedersi rappresentato nella propria totalità senza esclusione?

Penso che sia importantissimo. Non è per una questione di politicamente corretto: nella serie, non si mettono etichette e credo che sia questa la cosa più importante. Vorrei che la mia generazione ma anche quelle che verranno, che ci sono e che si sono state, capissero che va abbattuto ogni tipo di timore e di limite, che ci sono stati imposti. Limiti di cui non capisco neanche l’origine… mentale?

È importantissima la rappresentazione di una realtà sempre più vera e permissiva. Certo, i tabù esistono ancora e ciò è esplicito nella serie: Nina si trova in uno stato di frustrazione continua proprio per i tabù che tutti pensano di aver abbattuto ma non nella realtà, tanto che nessuno sa rispondere alle sue domande.

I tabù si trasformano in disagio psicologico, paura, qualcosa che ha a che fare con tutti noi e non solo con le fasce adolescenziali. Come fai personalmente a vincere nella vita in generale la paura dei 5 minuti prima di qualcosa di importante?

Smetto di essere arrabbiata con me stesso. Anche se ho la fortuna di avere vicino persone che mi hanno sostenuto, mi auto incoraggio. Ci sono momenti in cui non credo in me, in ciò che faccio o alle cose a cui tengo. Ma prima di qualcosa di importante, cerco di incoraggiarmi e di viverla in totale libertà. Nei limiti ovviamente dei miei 18 anni: raggiungerò una consapevolezza maggiore giorno dopo giorno, volta dopo volta, continuando a chiedere, a pormi domande e a cercare risposte che mi soddisfino fino in fondo.

Hai genitori siciliani. Sei nata a Varese e cresciuta a Piombino. Come ti sei trovata a Torino?

Benissimo. Torino è una città che mi è piaciuta tanto, lo ammetto. Anche se quando arrivo in Toscana o in Sicilia mi sento a casa, Torino mi ha sorpresa perché era una città che, un po’ per ignoranza mia, non avevo mai approfondito. Girare otto settimane una serie tv ambientata a Torino mi ha dato la possibilità attraverso le location e la mia curiosità personale di affrontarla e vederla un po’ più a fondo e me ne sono innamorata.

Nonostante il freddo, Torino è una bella città che offre molte possibilità. Vedo un’influenza etnica molto importante: il senso di appartenenza alla tradizione si è fuso con altre culture ed è magnifico. Spero che il mondo diventi tutto così prima o poi.

E che atmosfera regnava sul set di 5 minuti prima?

Mi sono trovata molto bene con i miei colleghi. Fondamentale è stata la relazione con il regista Duccio Chiarini, molto attento e delicato nelle scene che prevedevano non nudità ma un approccio fisico importante: rispetto ad altri progetti analoghi, 5 minuti prima è molto più “armoniosa”. Quando su un set si è tutti in sintonia, è più semplice lavorare insieme. Abbiamo affrontato tutto rispettando l’uno i limiti dell’altro: Duccio capiva le nostre esigenze e non ci ha mai messo in imbarazzo.

Stai ancora vivendo la fase che dall’adolescenza ti porterà all’età adulta. Quali sono le domande goffe e le risposte scomode che ti dai?

Le domande goffe o scomode per me non appartengono solo alla sfera sessuale ma anche sul come affrontare la vita. Quelle che mi pongo più spesso riguardano quale sia la strada giusta per la mia vita. Ho finito la scuola da poco ma da tre anni lavoro sui set. È qualcosa che amo tantissimo ma la mia insicurezza deriva dal non avere avuto neanche altre possibilità davanti.

Sono sempre stata ferrata sullo studio. Ho iniziato a studiare canto a cinque anni e recitazione a dieci. L’ho voluto io e non mi ha obbligata nessuno: è stata una fortuna però ho perso delle cose che magari non torneranno più indietro per acquisirne altre. Chissà come sarebbe andata diversamente: se avessi vissuto anche quei momenti, forse vedrei questi altri con più tranquillità e serenità.

Sei serena oggi, visto che hai citato la parola?

Si. Sono in confusione perché oggi ho riempito ogni momento di cose iper produttive da fare, approfittando di una pausa su un set in Sicilia.

Tecla Insolia nella serie tv 5 minuti prima.
Tecla Insolia nella serie tv 5 minuti prima.
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