Marika Ciaccia, tre mesi da sola tra le Alpi per celebrare la bellezza della vita

Guida escursionistica, reporter e “camminatrice compulsiva”, come lei stessa si definisce, Marika Ciacca si è ripresa da una trombosi venosa profonda, tanti anni fa, iniziando a camminare tra i boschi. Da allora racconta sui social i suoi cammini in Italia e in Europa, e oggi è pronta per una nuova avventura: la Grande Traversata delle Alpi. Un trekking lungo e impegnativo che affronterà da sola, ripercorrendo le tappe della sua vita

Quando nel 2016 ha aperto un canale YouTube – My Life in Trek - per raccontare il suo primo Cammino di Santiago, non sapeva certo che sarebbe andata così: oggi Marika Ciaccia è scrittrice e divulgatrice, ed è ospite in radio e in tv per parlare di ciò che la appassiona e che le fa brillare gli occhi: il trekking.

Quando ci conosciamo, durante un viaggio stampa insieme all’alpinista Hervé Barmasse, Marika Ciaccia mi parla della sua storia: a 18 anni ha rischiato la vita per una grave trombosi venosa a una gamba, seguita da un embolo a un polmone. Poi la riabilitazione, le restrizioni, le raccomandazioni: non volare, non stare troppo seduta, assumere farmaci a vita e poi sforzarsi di camminare, un passo in più, ogni giorno. È così che è nata la sua grande passione per i cammini, che ha fatto ovunque, anche insieme alla sua cagnolina Mia, da poco diventata cieca.

Oggi, dopo un periodo di introspezione, Marika Ciaccia sta per affrontare la Grande Traversata delle Alpi, un percorso nato negli anni Settanta sulla scia del successo della Grande Traversées des Alps, inaugurata in Francia anni prima.

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Un sentiero che si snoda tra Piemonte e Liguria, arrivando a raggiungere i 1000 km, e che è stato pensato per diventare un progetto per lo sviluppo di un turismo dolce, sostenibile e a lunga durata. Oggi il cammino è più popolare all’estero che in Italia, e non esistono né guide né un sito web dove trovare informazioni aggiornate. Da qui l’idea di riportare interesse verso questo cammino dimenticato, focalizzando l'attenzione sulle questioni ecologiche e sulla conservazione delle risorse naturali.

Marika Ciaccia inizierà la Traversata i primi di luglio, rimanendo in cammino per circa tre mesi, da sola. «So che molti di voi potrebbero chiedersi perché affrontare un tale viaggio da sola, e la risposta è semplice: è in queste esperienze che troviamo la nostra vera essenza, che ci mettiamo alla prova e cresciamo. È nella solitudine della natura che troviamo la nostra forza interiore e scopriamo la bellezza della vita», scrive sul suo profilo Instagram.

Abbiamo chiesto a Marika Ciaccia di raccontarci la sua storia d’amore con il trekking e come si sta preparando a questa grande avventura solitaria.

Ci racconti com’è nata la scintilla che ti ha fatta avvicinare alla montagna e al trekking?

Da piccola sono cresciuta nei boschi, ma durante l’adolescenza, come spesso accade, me ne sono allontanata. Dopo la trombosi e l’embolia, quando mi hanno dimessa dall’ospedale, mi sono stati messi tanti paletti e date tante raccomandazioni. Ce n’era una, però, che riuscii a farmi piacere: quella di camminare. Ogni giorno dovevo fare qualche passo in più: era dolorosissimo, non riuscivo neanche a salire sul marciapiede. Eppure, ogni giorno ero un pochino più forte. Per allontanarmi dalle persone che mi dicevano cosa fare, mi sono spostata dalla città ai boschi. Passeggiavo e mi immergevo tra i suoni del bosco: gli uccellini, gli insetti, il vento. È nato così il mio grande amore per il trekking.

Cosa ti ha insegnato il trekking?

Camminare mi ha salvato la vita: in questa disavventura fisica ho imparato tanto di me stessa e della vita. Mi sento una persona profondamente fortunata: poteva andare molto peggio ma non solo, avrei anche potuto non accorgermi di questa fortuna.

Alcune persone non vedono, o non vogliono vedere, le risposte alle proprie domande. Io le ho viste, ho colto il messaggio di quello che mi è successo e oggi sono grata

Diventando guida escursionistica ho voluto restituire questa fortuna portando le persone a camminare, provando a far sentire loro quello che sento io quando cammino. Il suono dei passi sulla terra, gli animali del bosco, la diversità della flora, tutto questo mi fa sentire parte di qualcosa di più grande. Noi siamo un tutt’uno con la natura.

Come ti hanno aiutato i social nel tuo percorso di guarigione attraverso il trekking?

Siccome i miei amici non venivano con me in montagna, ci andavo da sola. È stato così che ho iniziato a usare i social, ed è stato così che è nato il canale My Life in Trek, dove ho iniziato a raccontare le mie esperienze di cammini e di trekking. In poco tempo ho raggiunto moltissime persone, e il mio mondo è diventato il mio lavoro. Quando durante il Covid mi sono dovuta fermare, ho tirato fuori un sogno dal cassetto: diventare guida escursionistica. Ho studiato la teoria online e fatto pratica appena sono state allentate le restrizioni. Ho un grande bisogno del contatto umano, di portare le persone con me.

Perché hai deciso di cimentarti nella Grande Traversata?

Negli ultimi tempi ho vissuto un periodo di pesantezza: mi dividevo tra tante cose e l’esposizione sui social era molto forte, con molti alti e bassi. Ho dovuto affrontare anche uno stalker e mi trovavo a fare viaggi con persone che magari stavano appostate per conoscermi, mi sentivo sfocare. Ho scritto anche due libri (La felicità sotto i piedi e Galateo del Camminare, entrambe Edizioni Terrasanta ndr), una bellissima esperienza che voglio proseguire, e ciò mi ha portata in tv, nelle radio. Tutto bellissimo, ma era anche troppo da affrontare tutto insieme. Parlavo di montagna ma non riuscivo ad andarci per tutti gli impegni che avevo. Sentivo di non avere più il controllo sulla mia vita. Mi sono chiesta: cosa ti fa stare bene? Camminare. Così mi sono detta: partiamo.

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Perché hai scelto proprio questo percorso?

Perché attraversa incredibilmente alcune tappe della mia vita: il punto di partenza in Val Formazza è dove ho iniziato a fare i primi trekking, poi il percorso scende in Val Sesia, dove sono diventata guida escursionistica, per arrivare quasi a Torino, dove mi sono trasferita ultimamente. È come ripercorrere la mia storia. Le tappe seguenti invece sono per me ignote, come lo è il futuro. Il percorso è molto variegato, tocca mete turistiche e luoghi selvaggi, io lo percorrerò facendo 70 tappe e fermandomi prevalentemente nei rifugi. Vorrei raccontare le storie dei rifugisti, voglio raccontare la vita di chi ha deciso di vivere nelle Alpi, tra le montagne più selvagge.

Mia ti accompagnerà?

Purtroppo non la riuscirò a portare: è un po’ lenta per la sua cecità, ma rimane il mio esempio, il mio modello. La prima parte della sua vita l’ha trascorsa da vedente e mi ha accompagnata ovunque: ha abbattuto lo stereotipo della cagnolina da appartamento ed è diventata una grande escursionista. Quando è diventata cieca non potevo lasciarla a casa, sarebbe morta di tristezza, quindi ho iniziato a portarla con me comunque, lei si impegna e arriva sempre alla fine.

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Parli spesso dell'importanza del rispetto per l'ambiente naturale, e su questo tema hai scritto anche il libro Galateo del Camminare. Ora affronterai anche la Grande Traversata con l'obiettivo di sensibilizzare sulla conservazione naturale. Perché è ancora così importante farlo?

Perché purtroppo vedo che c'è ancora bisogno di ricordare il rispetto per la generosità della natura e della montagna. Mi capita molto spesso di vedere inciviltà, per questo ho scritto il Galateo del Camminare, dove offro piccoli consigli per prepararsi a un cammino ma anche per non lasciare tracce, per camminare leggeri con se stessi e con l'ambiente.

Hai deciso di percorrere la Grande Traversata da sola e rimarrai in cammino per circa tre mesi: quali sono state le reazioni delle persone che hai accanto?

Tanti mi hanno detto: sei matta. Ma a un uomo non verrebbe mai detto ciò. Voglio dimostrare che invece si può fare, che una donna lo può fare

Bisogna dare un esempio: se credo in qualcosa lo faccio. I miei genitori ormai si sono rassegnati alle mie idee, mentre il mio compagno, Daniele, ingegnere aerospaziale, mi ha dato sostegno fin dal primo minuto, abbiamo fatto il piano insieme, mi aiuta, mi dà tanto sostegno. Non si deve rinunciare ai propri sogni per l’altra persona.

Hai delle paure?

La solitudine è sicuramente ciò che mi spaventa di più, ma penso che la paura debba servire da stimolo. Stando sola imparerò a conoscere meglio la mia mente, il mio corpo. E poi spero di mandare un messaggio positivo alle donne, c’è ancora tanta paura di viaggiare da sole.

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