Ridefinire il rapporto col cibo attraverso il design: in conversazione con Giulia Soldati
"Mani e Terra": appuntamento con la pratica culturale del prebuggiún
Prima tappa di un percorso che porterà alla creazione di un nuovo centro culturale a Genova, Learning from the present è un programma di incontri e laboratori che ha l'obiettivo di creare connessioni e momenti di condivisione per far emergere le opportunità che emergono dal territorio. Un'iniziativa di rigenerazione urbana - ideata e realizzata dall'organizzazione non profit BLU / Breeding and Learning Unit - che nasce con l'idea di rendere la città un laboratorio a cielo aperto, uno spazio espanso di sperimentazione che parte dai margini e dai luoghi sottoutilizzati per seminare pensieri e dibattito.
Così, fino a luglio 2024, a Genova si intrecceranno i contributi di pensatori, professionisti e attivisti specializzati nei diversi campi del design, della filosofia, dell’ambiente e dell’artigianato. Sabato 11 maggio è il turno di Mani e Terra, evento che si svolgerà tra il 9 e l'11 maggio in vari luoghi della città.
Partendo dalla tradizione ligure del prebuggiún, mazzo di ortaggi ed erbe che veniva comunemente cotto con il riso per le minestre, e la cui preparazione culminava in una festa collettiva, la designer Giulia Soldati ha costruito un percorso alla scoperta di produttori locali e di pratiche culturali legate al cibo. Una mescolanza alimentare, quella del prebuggiún, che diventa strumento per stimolare una riflessione sulla mescolanza culturale e sul rapporto con le tradizioni culinarie locali.
Il 9 e 10 maggio un workshop attivo porterà i partecipanti in visita da agricoltori e produttori del luogo per creare una "lista della spesa" diffusa e condivisa, mentre sabato 11 maggio, alle 17.00, una grande tavolata ospiterà il rito della preparazione del cibo e una cena aperta al pubblico.
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Giulia Soldati, riavvicinarsi al cibo attraverso il design
Designer panificatrice con base ad Amsterdam, Giulia Soldati è, da sempre, interessata alle pratiche culturali legate al cibo e ai loro significati all'interno delle comunità. Laureata nel 2016 alla Design Academy di Eindhoven con un master in Social Design, da anni utilizza il design come strumento per esplorare le culture culinarie e ridefinirne il rapporto con le persone.
«Mi sono affacciata a questo tipo di ricerca durante il Master a Eindhoven: da un lato il cibo è la mia passione, dall'altro mi interessa capire come spesso permetta di comporre riflessioni sfaccettate sulla propria cultura e sulle culture altre. Da qui ho iniziato a vedere il cibo come qualcosa da riprogettare, non dal punto di vista estetico ma sociale», spiega Giulia Soldati.
VEDI ANCHECultureAdelaide Valentini, contadina attivista: “cambiare il mondo inizia da cosa mangiamo”Il suo approccio si esplicita attraverso esperienze conviviali che aprono un dibattito sulle politiche alimentari, sugli aspetti sociali dell’atto del mangiare e sulla geografia del cibo. «La mia ricerca ha il fine di promuovere un riavvicinamento al cibo. Un riavvicinamento che deve partire dalle radici, ovvero dalla conoscenza di chi produce ciò che ingeriamo. Per questo ho voluto proporre a Genova un workshop attivo alla scoperta dei produttori. È in quest'ottica di riavvicinamento che da qualche anno sono anche diventata panificatrice: il pane è un elemento simbolico fortissimo. Si compone di pochissimi ingredienti ed è presente in ogni cultura, ci unisce tutti. Inoltre è collegato alla geopolitica, alla filosofia, alla religione. Il pane racconta tutto di noi e del mondo che abitiamo».
A promuovere un rapporto nuovo con il cibo è anche il progetto Contatto Eating Experience, una serie di esperienze culinarie dove Giulia serve alcune ricette sulle mani dei partecipanti. «Contatto nasce proprio dal bisogno di scoprire il cibo da una prospettiva diversa, più intima. Le mani sono degli strumenti incredibili per mangiare e conoscere, perché dobbiamo usare altri utensili? Le mani sono diventate così il focus per progettare un’interazione con il cibo diversa, più lenta e consapevole. Servendo qualcosa sulle mani si genera una sensazione diretta di temperature, consistenze, texture. L'idea è quella di stimolare una maggiore consapevolezza di ciò che si mangia, una riscoperta dei nostri sensi. Contatto abbatte le barriere tra noi e il cibo, ed è questo il fil rouge che attraversa anche il progetto Mani e Terra di Genova».
Un percorso, quello di Giulia Soldati, che vuole invitare a vivere l'atto del mangiare con un'attenzione maggiore. «La mia ricerca progettuale ha l'obiettivo di portare le persone a riappropriarsi dei processi di produzione e di consumo del cibo. Le mie pratiche vogliono far capire cosa sta dietro a ogni boccone che ingeriamo, rendendolo più visibile, raccontandolo e facendolo toccare con le mani, nel vero senso della parola. L'industrializzazione del cibo ha distrutto il nostro rapporto con il cibo. Ma si può ricostruire piano piano, partendo proprio dalle mani».