Giorgia Testa, l’amore per la musica e la normalizzazione delle cicatrici: una storia di forza

Classe 1996, nata a Bergamo ma cresciuta in provincia di Varese, Giorgia Testa è autrice, cantante, produttrice e presidentessa dell'associazione onlus "La Musica del Cuore", dedicata all'inclusione sociale

Affetta da cardiopatia congenita, Giorgia Testa aveva solo 3 giorni di vita quando ha dovuto affrontare il primo intervento chirurgico. Oggi ci racconta la sua storia, il suo impegno e come ha trasformato le cicatrici in simboli di forza e speranza.

Ciao Giorgia, puoi condividere con noi la tua storia personale e come hai affrontato gli interventi chirurgici fin dalla tenera età?

La mia cardiopatia è stata diagnosticata a mia mamma quando era incinta al settimo mese. Sono nata infatti con un'atresia polmonare a setto intatto. Le suggerirono addirittura di procedere con l'interruzione di gravidanza: nonostante tutto, invece, sono venuta al mondo. A soli 3 giorni di vita ho subìto il mio primo intervento chirurgico, con 45 giorni di terapia intensiva. Mia madre non poteva neanche tenermi in braccio. Ho affrontato un altro intervento a tre mesi e mezzo, l'ultima operazione invece è stata a 11 anni, ed è quella che ricordo di più.

Giorgia, come hai scoperto la tua passione per l'arte e come hai utilizzato la musica e il teatro per esprimerti e per sensibilizzare?

Ti racconto un aneddoto simpatico. Sono nata dopo ben 14 ore di travaglio. Le infermiere, esasperate, pur di farmi nascere misero una canzone celtica di sei ore e mezza, ed è così che sono nata. Ma questa passione è nata quando ero piccola. Crescendo, poi, cercavo di gestire la mia rabbia e ritrovavo nelle canzoni le parole che non riuscivo a dire. Durante l'ultimo intervento, nella paura di non sopravvivere, cantavo per non pensare e per passare il tempo. L'arte mi ha letteralmente salvato la vita.

Nel tuo libro "Dietro le mie cicatrici" affronti il tema delle cicatrici e l'importanza di eliminarne i pregiudizi. Come hai trovato la forza di condividere la tua storia attraverso il libro?

Scrivere questo libro è stato un viaggio, perché si è sviluppato in concomitanza con il mio percorso psicologico. Tutto è avvenuto grazie a Leonardo, un caro amico che oggi non c'è più e di cui parlo tanto nel libro. Lui è stato la prima persona a non farmi sentire diversa per le mie cicatrici, mentre io tendevo a nasconderle. Mi vergognavo. Ora, al contrario, il mio obiettivo è quello di normalizzarle a livello sociale, e il modo migliore per educare su un determinato tema è raccontare quello che c'è dietro. Le cicatrici sono un simbolo di vita.

Come è nata e quali sono gli obiettivi della tua associazione "La musica del cuore"?

Quando ero in America dissi a mia madre: "quando sarò ricca voglio creare una Fondazione che dia la possibilità ai ragazzi in America di pagarsi le operazioni chirurgiche!". Poi questo sogno è andato sfumando, perché non mi trovavo più in America ma in Italia, ed era il periodo del Covid. Quindi, parlando anche con il mio psicologo, ho capito che dovevo provare ad aiutare le persone che potevo aiutare. Riflettendo mi è venuto in mente che da piccola mi sentivo molto sola nel periodo post ospedaliero.

In ospedale si è tutti uguali, ma quando si esce si vive uno scontro con la realtà

Dunque il mio obiettivo era quello di dare una possibilità ai bambini che si sentivano soli nel loro recupero e dare loro uno spazio dove poter parlare, confrontarsi e sentirsi al sicuro. Sto anche cercando di sviluppare una parte di percorso psicologico perché mi sono resa conto che manca il supporto nel "dopo".

In che modo l'associazione "La Musica del Cuore" sostiene i bambini cardiopatici e le loro famiglie durante il periodo post-operatorio e quali messaggi di inclusività l’associazione cerca di diffondere nelle scuole?

Noi lavoriamo sia con i bambini cardiopatici che non, attraverso due percorsi separati. Con i bambini cardiopatici stiamo lavorando con persone che sono coinvolte all'interno degli ospedali per arrivare nei reparti con incontri online sia ai bambini che ai genitori. Per i bambini non cardiopatici, invece, cerco di sensibilizzare sul valore dell'unicità all'interno delle scuole per educare alla diversità. Solo partendo dai bambini ed educandoli all'empatia e all'ascolto si può creare una società migliore. Usiamo anche tanto i social, in quanto ho studiato arti visive e ho realizzato una serie di shooting fotografici in cui le cicatrici sono le protagoniste. Su questo sto realizzando anche un podcast.

Hai qualche consiglio o messaggio da condividere con altre persone con cardiopatie congenite o che hanno cicatrici visibili?

anche quando le cose ti sembrano impossibili, c'è un modo per renderle possibili se lo si vuole veramente

Questa frase la diceva sempre il mio amico Leonardo. A noi ragazzi cardiopatici ci viene detto spesso di non poter fare molte cose, ma sta a noi cercare di lottare per vivere al meglio la nostra vita.

Progetti per il futuro?

Per Natale stiamo portando avanti il progetto "Adotta un pupazzo". Lo scopo è quello di creare dei pupazzi a forma di giraffa (la giraffa è stato un peluche che i miei genitori mi hanno regalato prima della mia ultima operazione) che le persone possono donare - scrivendo anche un messaggio - al reparto di chirurgia pediatrica sia dell'ospedale di Bergamo che di alcuni ospedali a Milano. L'idea è quella di dare ai bambini un messaggio di speranza. Inoltre stiamo organizzando una serata di gala per raccogliere fondi per il reparto di cardiochirurgia di Bergamo.

Se qualcuno volesse sostenerti dove trova maggiori informazioni?

Sul sito www.lamusicadelcuore.it si trovano tutti i nostri progetti. Il ricavato dei libri andrà tutto all'associazione.

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