Gabriella Greison: “Tutto è collegato e ve lo spiego con la scienza”

Fisica, scrittrice, attrice e divulgatrice appassionata, Gabriella Greison ha da poco pubblicato il suo ultimo libro Ogni cosa è collegata, disponibile anche su Audible. Un viaggio attraverso la vita di uno dei fisici quantistici più importanti del XX secolo, Wolfgang Pauli, ma anche un inno all’anticonformismo e un’immersione nell’intricato – e affascinatissimo - mondo dell’infinitamente piccolo. Perché è proprio qui che è possibile comprendere l'essenza della vita. Ce lo racconta in questa intervista

C’è chi l’ha definita la “rockstar della fisica”. E in effetti, conversando con Gabriella Greison, emerge tutto il carisma che l’ha portata a diventare - attraverso i libri, i programmi televisivi, gli spettacoli teatrali e più recentemente, i podcast – il punto di riferimento italiano nel campo della fisica quantistica.

Una scienza complessa e per molti astrusa, ma che Gabriella ingentilisce e semplifica, riempiendola di colore, immagini, parole, suoni, volti. Come quelli di Wolfgang Pauli, il fisico austriaco che si spense poco prima di spiegare al mondo la sua grande teoria unificatrice, a cui Gabriella dedica il suo ultimo libro, edito da Mondadori: Ogni cosa è collegata.

Partendo dal pensiero di Pauli, dalla sua vita dissoluta e dal suo rapporto con lo psicanalista Carl Gustav Jung, Gabriella Greison accompagna i lettori in un percorso alla scoperta dei principi della fisica quantistica ma non solo: anche dei principi stessi che regolano la nostra vita e le cose che ci circondano. Un libro per riflettere sul senso dell’esistenza e della realtà.

Il libro, disponibile oggi anche su Audible con la voce della stessa Greison, diventerà anche uno spettacolo teatrale: Entangled, con la regia di Emilio Russo, in scena al Teatro Menotti di Milano dal 21 al 23 aprile 2023.

Da dove nasce questo libro e perché ti affascinava la figura di Wolfgang Pauli?

Sentivo l’esigenza di scrivere questo libro da quando ho scoperto che Wolfgang Pauli morì lasciando inconclusa una lezione all’Università di Zurigo. In quell’ultima, importantissima, lezione voleva spiegare la grande teoria unificatrice, ovvero che ogni cosa è collegata. Purtroppo non riuscì a concludere la sua spiegazione perché si sentì male. Quella lezione divenne un’ossessione per me, e decisi quindi di concluderla io. Nessuno ci aveva mai pensato. Iniziai così a studiare il suo pensiero, ma soprattutto la sua vita. Una vita molto diversa da quella che ci si aspetterebbe da un professore e premio Nobel per la Fisica, eletto da Einstein come suo unico e degno successore. Sì, perché se Wolfgang Pauli di giorno era un emerito scienziato, di notte si lasciava andare a una vita dissoluta fatta di alcool, scazzottate e di bordelli. Questa sua doppia natura mi ha molto affascinata e illuminata: tutti noi abbiamo una doppia vita, un lato oscuro. Durante le mie ricerche ho recuperato il suo taccuino, i suoi appunti e tutto ciò che perdeva qui e là.

Wolfgang Pauli usava una matematica difficilissima, così mi sono data l’obiettivo di semplificare il suo pensiero, raccontando al contempo la sua vita straordinaria

Qual è il principio alla base della sua grande teoria unificatrice?

Il fatto che tutto sia collegato l’abbiamo sentito dire tante volte, ed è alla base di ogni disciplina religiosa. Si tratta si un principio a cui noi tutti vorremmo credere profondamente, ma per farlo è sempre mancato qualcosa, un pezzo del puzzle. Ecco, quel qualcosa è una base scientifica. Proprio quella che spiego nel libro.

Anche la filosofia buddhista afferma che tutto è collegato, e, non a caso, proprio all’inizio del libro citi una frase del Buddha. È come se la fisica quantistica confermasse ciò che il buddhismo ha scoperto circa 2.500 anni fa?

Esistono molti punti di incontro tra la fisica quantistica e la filosofia buddhista: pensiamo al principio di indeterminazione o al salto quantico. Verso la fine degli anni ’90 ci fu l’incontro, diventato storico, tra il Dalai Lama e il fisico austriaco Anton Zeilinger, eletto premio Nobel nel 2022. Zeilinger portò il Dalai Lama nel suo laboratorio, in Austria. Questo loro incontro mi ha destato moltissima curiosità.

Tu dici che la fisica quantistica si pone in contrasto con il nostro senso comune: perché lo è? E perché pensi che la fisica quantistica sia per anticonformisti?

Perché le persone conformiste ne possono fare a meno, gli altri no. Io non sono conformista. Newton invece lo era, e infatti spiegò il mondo con le regole della fisica classica. Quando si parla di fisica quantistica le persone si spaventano, perché è regolata da leggi che non sono visualizzabili, che non seguono il senso comune né il principio di causa ed effetto. Capisco che questo possa spaventare. Bisogna scardinare i principi da cui veniamo per riuscire a comprenderla. Ma anche quando pensiamo di averla capita, non è così. Come diceva Nils Bohr, l’inventore della fisica quantistica: “se pensi di aver capito la fisica quantistica allora vuol dire che non hai capito niente!”

Per studiare la fisica quantistica bisogna saper immaginare un mondo diverso. E immergersi nel mondo dell’infinitamente piccolo significa anche immergersi in se stessi

Nella fisica quantistica vale l’indeterminazione e la probabilità: due componenti che la fisica classica non prende in considerazione. Invece, l’equazione di Schrödinger ci dice che c’è una probabilità per tutto.

Quando hai capito che la fisica quantistica sarebbe stata la tua strada?

Direi che il mio percorso nella fisica quantistica iniziò quando, da bambina, sentii parlare per la prima volta del gatto di Schrödinger. Pensa che credevo si trattasse di un gatto di una razza particolare! Crescendo, a un certo punto, notai che veniva citato ovunque: dai cartoni animati fino ai discorsi dei politici. Tutti ne parlavano, ma nessuno lo spiegava. Da qui nacque la mia curiosità e il mio desiderio di spiegare questo esperimento mentale di Erwin Schrödinger che pone – come affermò Nils Bohr - il problema dell’osservazione: è l'osservatore a dare una vita, un peso e una misura alle cose. Un problema ancora aperto.

Questo mette in crisi la nostra concezione di ciò che è reale…

Esatto. La fisica classica ci ha dato solo certezze. Ma le teorie di Newton non valgono più, oggi vale l’equazione di Schrödinger. Questo però ci manda in crisi, facendoci porre la domanda: cos’è davvero reale? Quando siamo incoscienti o dormiamo, il mondo vale allo stesso modo? Non lo sappiamo. E qui si inserisce il discorso sul conscio e l’inconscio che affascinò Jung, avvicinandolo a Wolfgang Pauli. Nella sua grande teoria unificatrice, Pauli unì la mente alla fisica quantistica. Anche questo viene raccontato nel mio libro.

Quando hai capito che volevi iniziare a fare divulgazione sulla fisica quantistica?

L’ho capito circa 15 anni fa, ma nessuno me lo faceva fare. In primis perché sono una donna, in secundis perché ero una ragazza appena laureata.

La fisica, in Italia, l’ha sempre spiegata un uomo. Un uomo generalmente vecchio e accanto a una lavagna

Era difficilissimo aprire un varco in questo mondo. Per cinque anni cercai di capire come farlo. Ai tempi non esistevano le possibilità che abbiamo oggi con i social network, non c’erano Instagram e TikTok. Così ho deciso di scrivere il mio primo libro – L’incredibile cena dei fisici quantistici (Salani Editore) – e l’ho fatto mettendoci tutta me stessa. Con quella storia ho creato poi uno spettacolo teatrale che ha raggiunto le 700 repliche e il libro è diventato un long seller. Da quel giorno ho fatto nascere 10 libri di divulgazione, 5 podcast, 8 spettacoli, 3 programmi televisivi. Tutto questo vivendo sempre il qui e ora.

Pensi che ci sia più parità di genere nella fisica oggi?

Sì, la situazione è migliorata ma grazie a decisioni prese dall’alto. Chi chiede diritti tocca dei privilegi, e toccare privilegi è rischioso.

La televisione, e in generale i media, devono stare molto attenti a non diffondere stereotipi: il rischio è quello di indurre le persone a pensare che l’autorità scientifica sia solo rappresentata da uomini

Ma è solo una parte del racconto. È necessario quindi che la parità di genere venga imposta dall’alto: ad esempio nelle università, nella scelta dei rettori. A quegli uomini che si lamentano dicendo che non è facile trovare donne brave, io rispondo: e quanti uomini scarsi, invece, si trovano ai vertici? Imponiamo prima la parità di genere e poi troviamo il merito, in qualsiasi campo. Anche nella fisica: su 220 Premi Nobel, solo 4 sono donne. Tutto questo viene preso come la normalità, ma non è così. In questo senso io rappresento un role model: quando mi chiamano la rockstar della fisica è la cosa più bella che mi possano dire. Ricevo centinaia di mail di ragazze e bambine che mi ringraziano per averle ispirate e stimolate a intraprendere questo percorso, anche grazie al teatro.

Parliamo del tuo amore per il teatro: quando è nato e cosa rappresenta per te?

Nasce dalla mia passione di raccontare storie. Sul palco non insegno e non spiego: racconto semplicemente delle storie, e con quelle mi diverto, sperimento, gioco. A teatro sono circondata da persone che mi danno qualcosa, un'energia forte, è uno scambio: gli occhi degli spettatori, la loro luce. Questo dà senso a tutto.

Riproduzione riservata