Afghanistan: la lotta di H. per continuare a insegnare alle donne

07-07-2022
Dopo la prima e la seconda puntata, prosegue il racconto della storia di H., che in Afghanistan insegna alle donne in scuole clandestine mettendo a repentaglio la propria vita. Un racconto che fa parte del progetto editoriale realizzato in collaborazione con COSPE, associazione senza scopo di lucro che opera in 25 Paesi del mondo per diffondere i diritti e la giustizia sociale

Mi chiamo H., ho 26 anni, sono nata in una provincia occidentale dell’Afghanistan. Oggi vivo a Kabul e non posso dire il mio nome e dare molti dettagli della mia vita presente e passata perché potrei essere arrestata e uccisa. Sono un’insegnante e ho lottato molto nella mia vita per diventarlo. Da quando nell’agosto scorso i Talebani hanno ripreso il potere nel mio paese, dopo 20 anni di tregua, sono costretta a insegnare in scuole clandestine. 

Questa che leggerete di seguito è la mia storia. Ed è la storia di tante donne che negli ultimi anni hanno visto una speranza e un futuro migliore rispetto a quello delle generazioni precedenti e che oggi, come me e come le generazioni precedenti, si trovano ad affrontare uno dei periodi più bui della storia. Loro, come me, non smettono di resistere e sperare in un futuro di libertà.

Due donne studentesse
Due donne studentesse

L’adolescenza e la voglia di cambiare

Nella mia vita ho dovuto cambiare tante scuole e ho vissuto in luoghi diversi. Con la mia famiglia abbiamo sempre abitato nella zona occidentale del Paese, ma ci siamo dovuti adattare a tanti posti nuovi. Uno dei luoghi per me più familiari è la cittadina in cui ho frequentato l’università.

Ho scelto Letteratura inglese perché mi piaceva leggere quel tipo di narrativa e perché credevo fosse importante l’inglese, così da comunicare con tutti. Nel contempo, mi sono iscritta a un Istituto di formazione pedagogica, per le future insegnanti. Per un certo periodo ho seguito sia le lezioni all’università sia quelle di preparazione all’insegnamento.

Ho studiato molto per affrontare il konkur, il concorso per diventare insegnante. Ottenere la licenza in pedagogia è stato un passaggio importante. Sono ormai cinque anni che mi sono laureata e ho sempre insegnato

Allo stesso modo, sono sempre stata curiosa delle cose nuove. In questo periodo cerco di capire quali altre organizzazioni serie ci sono a Kabul, così da poter iniziare nuove collaborazioni. È importante fare rete, scegliere con attenzione le persone con cui si lavora, saper pianificare le lezioni, i tempi per prepararle e per venire in classe: ogni volta impiego un’ora all’andata, una al ritorno. Ci sono due strade da casa mia a qui e su una in particolare bisogna stare attenti a evitare gli incontri sbagliati. In passato sono stata fortunata a non incontrare le persone sbagliate.

Alcune studentesse di H.
Alcune studentesse di H.

Sono cresciuta in un’ambiente molto conservatore e religioso. Non era facile capire veramente cosa pensassero, che ideologia avessero i miei amici, le persone che frequentavo. Alcuni erano estremisti, altri avevano una mentalità aperta, pronta al dubbio

La cosa curiosa è che anche tra i più religiosi ho trovato persone che si auguravano un cambiamento, specialmente per i più giovani. Era gente che in qualche modo resisteva o si opponeva allo stato delle cose. Ero già molto interessata all’attivismo, all’idea del cambiamento quando frequentavo l’università. Ma non si deve pensare che un’università afghana sia come altrove. Nella mia, non era previsto neanche uno spazio comune in cui gli studenti e le studentesse potessero parlare.

Per le ragazze, per le donne, era impossibile andare al ristorante, nella mia cittadina. Era impensabile che le ragazze si incontrassero pubblicamente per riflettere sulla società, sul loro ruolo

Al massimo era consentito andare al mercato, fare la spesa. In altre province occidentali era diverso, c’erano più opportunità. Ma nella mia, in quel periodo era così. In un ambiente simile, per me è stato molto importante leggere, studiare. Non si può vivere senza leggere. Non c’è un libro in particolare che mi abbia cambiato la vita. Lo hanno fatto molti libri, soprattutto la letteratura, inclusa quella inglese.

I miei genitori sono persone semplici, la letteratura inglese non la conoscono, ma mi hanno sempre dato la spinta a migliorarmi, a capire come rendere migliore la vita del mio Paese, non solo la mia

Non sempre l’abbiamo pensata allo stesso modo, ma siamo sempre riusciti a parlare. 


A cura di Giuliano Battiston. Un progetto editoriale di Mondadori in collaborazione con la campagna "Emergenza Afghanistan" di COSPE.

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