Chi sono i Lis performer e perché sono fondamentali per rendere più accessibile la tv

La LIS (Lingua Italiana dei Segni ) , come afferma Wikipedia, è una lingua naturale veicolata attraverso il canale visivo-gestuale e utilizzata nel territorio italiano da parte dei componenti della comunità sorda segnante, che possono essere sordi o udenti, segnanti nativi o tardivi. In Italia è stata riconosciuta dallo Stato Italiano come lingua solo dal 2021.

Sono 14 i performer che durante il Festival di Sanremo hanno avuto il compito di tradurre le canzoni per rendere il Festival interamente accessibile ai disabili sensoriali, grazie all’impegno di Rai Pubblica Utilità. Tutte e 5 le serate andate in onda su Rai1 sono state sottotitolate e audiodescritte.

La LIS è una lingua con delle proprie regole grammaticali e una sua sintassi. Non è semplicemente un insieme di segni per parole o frasi. È una lingua che coinvolge mani, il corpo e le espressioni del viso, un po' come il tono della voce come le lingue vocali. Attraverso la LIS si possono esprimere e trasmettere emozioni e, di conseguenza anche la musica.

Dal 2020, grazie alla seconda versione su RaiPlay, anche il Festival di Sanremo è inclusivo. Mentre, per seguirlo con sottotitoli in tv c'è la pagina 777 del Televideo per l'audio descrizione c'è la seconda traccia audio del canale.

Quest'anno sono stati 14 performer di cui 6 sordi e 10 udenti, quattro dei quali sono interpreti istituzionali che traducono i conduttori.

Ecco i nomi dei performer: Andrea Falanga, Argentina Cirillo, Claudia Falanga, Connie Ciocia, Gloria Antognozzi, Laura Di Gioia, Lucia Daniele, Martina Romano, Nicola Della Maggiora, Nicola Noro, Sabrina Gabrieli, Valentina Bonacci, Valentina Di Leva e Zena Vanacore mentre i nomi dei traduttori istituzionali dell'associazione ANIOS sono: Silvia del Vaccho, Assunta Galluzzi, Marianna Castataro, Cristina Cuccurullo.

Inoltre per incrementare ancor di più i valori di inclusione e far arrivare anche al pubblico più giovane l’impegno della Rai come Servizio Pubblico, quest’anno il “Sanremo accessibile” di Rai Pubblica Utilità è arrivato anche al Fantasanremo, ovvero il fantasy game basato sul Festival della canzone italiana. Infatti nella serata del 9 febbraio - tra i bonus giornalieri – è stato inserito il “Bonus Lis” che verrà accreditato a ciascun artista che sul palco dell’Ariston ringrazierà l’orchestra in lingua italiana dei segni. Tanti sono stati gli artisti ad aver ringraziato l'orchestra con la lingua dei segni italiana, tra cui Gianluca Grignani, i cugini di Campagna, Paola e Chiara, Rosa Chemical, Tananai, Colla Zio, LDA, Ariete e gIANMARIA, segno di inclusione e sensibilità.

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Per il quarto anno consecutivo Rai dunque si è organizzata per offrire agli spettatori con sordità la possibilità di vivere a pieno Sanremo. Conosciamo insieme due di loro, Martina Rebecca Romano e Nicola Noro.

Ciao Martina! Sono così felice di poter realizzare questa intervista con te. Quest'anno hai tradotto le cazoni di Colapesce Dimartino e Sethu. Innanzitutto come stai e come hai vissuto questa avventura Sanremese?

Ciao, anche per me è un piacere. Diciamo che ogni anno è sempre più facile metabolizzare l’ansia da palcoscenico - anche se di solito noi ci esibiamo in uno studio a Roma in diretta video - ma rimane comunque molto elettrizzante sia il momento prima che il momento stesso. L’emozione più grande è vedere la LIS in TV. È una lingua con la quale sono cresciuta.

Noi sordi cresciamo segnando poesie e musica per imparare, un po’ come leggere Dante in classe. Poter condividere quest’esperienza anche per i festival musicali come Sanremo, che unisce anche chi non conosce la LIS, mi fa sentire parte di qualcosa di più grande

Ci racconti la tua storia, come ti sei avvicinata a questo mondo?

Sono nata a Vercelli, ma parte della mia famiglia si è trasferita a Biella per farmi frequentare la scuola di Cossato (BI) che ospitava il progetto bilingue - Italiano/Lingua Italiana dei Segni - che prevedeva l’unione tra i bambini sordi e udenti.

L’amore per la musica mi è stato trasmesso da mamma nei tragitti in auto per andare a scuola, ancora prima di trasferirci. Mi traduceva le parole delle canzoni in LIS, mentre tenevo le mani sulle casse della macchina per sentire le vibrazioni.

La prima canzone che ho imparato era Fuoco nel fuoco di Eros Ramazzotti. Mi sento ancora in colpa a pensare a quante volte l’ho fatta sentire alla mia famiglia in loop! L’inizio delle performance è arrivato con lo Zecchino d’Oro, insieme ad altre persone sorde e udenti. Interpretavamo le canzoni in LIS, affiancando il coro dell’Antoniano di Bologna. Poi crescendo, ho sempre ascoltato la musica, tanta. In famiglia siamo appassionati, chi per un genere chi per un altro. Mentre l’ascolto leggo i testi e mi viene spontaneo tradurre la canzone. Al concerto di Ligabue - artista che ha accompagnato molte vacanze con nostro padre - in compagnia di mia sorella Francesca, abbiamo segnato insieme per tutto il concerto, come facevamo in cameretta. Non mi sarei altrimenti goduta la serata con tutte le distorsioni del suono intorno a noi. 

Raccontaci un momento difficile e uno che invece ti rende orgogliosa e felice di questo percorso.

La cosa difficile è fare il lavoro di interpretazione senza l’artista. Sarebbe bello e utile poterci confrontare. Le canzoni non vengono tradotte letteralmente, ma vengono anche raffigurate. Quindi spesso è difficile farlo senza conoscere il vero significato di alcuni versi. Infatti, non sempre riusciamo a interpretare fedelmente una canzone. Splash, per esempio, è ricco di metafore. Questo rende molto semplice raffigurarlo, ma meno tradurlo letteralmente. Il contrario se parliamo di Cause perse. Quello che mi rende più orgogliosa è trovare poi un modo di farlo. Infatti, quest’anno, nonostante le canzoni siano lontane dai generi che di solito ascolto, mi sono stati fatti tanti complimenti per la performance. Io stessa riconosco di essere molto più sciolta degli scorsi anni. Questo mi rende felice, perché vuol dire che la mia parte di lavoro d’inclusione, la sto facendo bene. 

Qual è la tua canzone preferita per questa edizione del festival?

Domandona! Forse è la domanda più difficile a cui rispondere. Marco Mengoni, Madame, Coma_Cose e Colapesce Dimartino hanno un posticino speciale nel mio cuore. Ma ad avermi rapita totalmente è Rosa Chemical. Non so se per la canzone in sé, se per il testo, la musica, la sua personalità, quell’apertura magica o il fatto che mi ricordi mia sorella. Ma devo ammettere che è la canzone che ho ascoltato di più in questi giorni.

Martina Rebecca Romano su RaiPlay.it
Martina Rebecca Romano su RaiPlay.it

Martina non era sola in questa importante avventura ma con lei anche Nicola Noro, un altro dei giovani performer Lis, conosciamolo meglio.

Ciao Nicola, innanzitutto complimenti per il vostro prezioso lavoro! Quando e come hai scoperto la LIS?

Ciao Benedetta, la LIS non l'ho mai scoperta, mio fratello maggiore è sordo dalla nascita e ha sempre usato la lingua dei segni. Io quindi sono cresciuto in mezzo alla comunità sorda, vedendo quotidianamente la lingua dei segni, che per me era una cosa naturale. Ho scoperto però solo tardi, alla fine delle scuole superiori, che questa fosse una vera e propria lingua e che si potesse perfino studiare all'università. In quel periodo lavoravo, come lavoretto estivo, in un bar di Vicenza e due clienti stavano parlando di una loro amica che studiava LIS a Venezia, all'università Ca' Foscari: il lunedì dopo ero seduto tra i banchi dell'università.

Nicola Noro su RaiPlay.it
Nicola Noro su RaiPlay.it

Com'è stata la tua esperienza sanremese? Ci racconti anche quanto tempo di preparazione ci vuole?

Per me Sanremo 2023 è la quarta edizione, ho partecipato al progetto fin dal primo anno in cui è stato proposto. 

Ogni anno riesco a emozionarmi sempre di più, a immergermi nelle canzoni per capirne il significato, estrapolarne il contenuto e trasmettere il ritmo con il mio corpo è sempre elettrizzante. Mi sento come se fossi uno strumento musicale

Inoltre per me l'esperienza sanremese è sempre un'occasione di grande crescita e di confronto con tutti i miei colleghi sordi e udenti.  Per quanto riguarda i tempi, di solito cominciamo a lavorare  due/tre settimane prima dell'inizio del festival: una volta che ci arrivano le canzoni e i testi dobbiamo leggerle e rileggerle, ascoltarle e riascoltarle per riuscire a capire che cosa il cantante vuole trasmettere con quel testo, in quella strofa o utilizzando quella particolare metafora. In un secondo momento passiamo alla parte di traduzione, adattando i segni affinché diventino più poetici e il nostro Segnato sia fluido e bello da vedere. Dopodiché passiamo al ritmo che viene trasmesso sia dalle mani che dal resto del nostro corpo. Lavoriamo in squadra confrontandoci sia sul ritmo che sulle traduzioni e le scelte lessicali che facciamo.

Cosa rappresenta per te questa attività nella tua vita privata?

Al momento purtroppo questa attività rappresenta solo una piccola parte della mia vita: sono un insegnante e traduttore artistico di LIS, ma i momenti artistici, e non solo artistici, accessibili in Italia sono ancora veramente pochi. Mi capita di tanto in tanto di lavorare con compagnie teatrali, per teatri, o eventi musicali come posso essere Sanremo o l'Eurovision. Ma gli artisti che pensano all'accessibilità al giorno d'oggi sono ancora pochi ed è raro vedere un cantante sul palco con un interprete di lingua dei segni, cosa che per esempio in America succede quasi sempre, anche nel più recente Super Bowl Rihanna era affiancata da un'interprete di lingua dei segni americana. Questa però è la mia passione e quello che "vorrei fare da grande".

Sperando che sempre più persone e sempre più artisti capiscano l'importanza dell'inclusione che passa anche attraverso l'arte.

Lo speriamo anche noi Nicola per un mondo sempre più inclusivo ed accogliente. Ma l'inclusione richiede l'impegno di tutti, un passo alla volta e perché no, anche una canzone alla volta!

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