InQuiete, il festival di scrittrici che ridisegna il ruolo delle donne

07-10-2022
A Roma, nel quartiere Pigneto, dal 2017 si rinnova l’appuntamento con InQuiete festival, uno spazio per ridisegnare il ruolo delle donne nella letteratura. Al centro l’intelligenza e il talento delle donne, fra parola pubblica, incontri e riflessioni. Quest’anno, il festival si terrà venerdì 7, sabato 8, sabato 15 e domenica 16 ottobre, coprendo due weekend con un programma ricco di appuntamenti.

La proposta comprende laboratori, musica e teatro, dibattiti e tavole rotonde, riletture di classici e presentazioni di testi freschi di stampa: al centro, la dimensione dell’incontro nel quartiere, di una parola che è in grado di abitare gli spazi. InQuiete è tutto questo.

La libreria Tuba si trova in via del Pigneto, in un'area pedonale molto frequentata a Roma.
La libreria Tuba si trova in via del Pigneto, in un'area pedonale molto frequentata a Roma.

Ne abbiamo parlato con Barbara Leda Kenny, una delle ideatrici insieme a Viola Lo Moro, Francesca Mancini, Barbara Piccolo e Maddalena Vianello.

Barbara Leda Kenny è Senior è Gender expert della Fondazione G. Brodolini, si occupa di politiche di genere, violenza contro le donne, e di questioni di genere nell’ambito della scienza e della comunicazione. Nel 2007 ha fondato, insieme a Viola Lo Moro, Tuba, la libreria delle donne di Roma. Dal 2017, lavora al festival InQuiete, che nel frattempo è cresciuto, si è adattato e definito:

InQuiete nasce da Tuba, libreria delle donne al Pigneto e da cinque amiche; le geografie sono variabili e hanno a che fare con le nostre vite, che in cinque anni sono diventate più complesse e non più semplici

https://www.instagram.com/p/CGAW0o8h0Qk/

Tuttavia, la complessità ha permesso al gruppo originario di crescere e consolidarsi. Lo Moro non fa più parte del gruppo di curatela ma, ci racconta Leda Kenny, «l’identità del festival è forte e collettiva soprattutto grazie alle persone che lo organizzano. Giulia Magi è il nostro ufficio stampa, Mattia Venturini ai social, Simone Tso le grafiche, Riccardo e Chiara This is Acqua alla tecnica; a curare e organizzare ci sono poi Paola Soriga, Valeria Viola, Stella Blasetti, Sara De Simone, Chiara Pasqualini. E quest’anno si è aggiunta Claudia Fratangeli, la stagista – un po’ in stile Boris».

Il gruppo si è ampliato grazie al successo dell’iniziativa e all’accoglienza che, anno dopo anno, la comunità ha riservato al festival. In un paese dove si discute sulla necessità delle quote di genere, InQuiete ha messo al centro l’intelligenza e il talento delle donne, decidendo di creare uno spazio in cui fossero protagoniste. Facendolo, ha interpretato un desiderio diffuso: lo dimostrano il sostegno e il seguito incontrati. Leda Kenny ci spiega, infatti, che

InQuiete non è un festival femminile ma femminista. Quello che facciamo è costruire uno spazio pubblico in cui le scrittrici si incontrano e confrontano sui temi del presente a partire dal loro lavoro e incontrano le persone che leggono

«È uno spazio in cui mettiamo al centro la parola pubblica e lo facciamo perché spesso quella parola pubblica è considerata minoritaria o settoriale, ma non lo è. Specialmente quando parliamo di eventi culturali e di luoghi dove viene costruito il prestigio, le donne sono assenti oppure relegate a spazi minori o peggio ai recinti di sezioni “al femminile"».

Quella di InQuiete, invece, è una realtà che non intende separarsi in alcun modo dall’attualità, né dal territorio. Durante gli anni, infatti, il festival è diventato un punto di riferimento per Roma, anche se un suo forte tratto identitario è rappresentato dal quartiere che lo ospita, il Pigneto.

https://www.instagram.com/p/CjUqzltsqZA/

La capacità di vivificare il quartiere e di essere ricettivo alle sue risposte è ciò che ha permesso a Inquiete di riuscire a fare rete:

ogni anno il Festival ospita iniziative curate da altri progetti che sentiamo come affini, altri Festival o persone che fanno progetti che ci piacciono: quest’anno per esempio c’è il gruppo di lettura Strategie Prenestine, c’è il Festival Bande de Femmes, c’è Eccentriche, ci sono le Altre.

Si tratta di progetti che, a vario titolo, rimettono al centro le persone: un nutrito gruppo di lettura ideato da due donne, Valentina Aversano e Carola Moscatelli, un festival del fumetto femminista, un progetto che racconta storie di artiste che sono state relegate ai margini della narrazione.

https://www.instagram.com/p/Ce0-BzsKmU8/

Tra le necessità del festival c’è anche quella di attualizzare il dialogo con le autrici del passato, dargli nuova linfa vitale: una delle formule che ha caratterizzato molti incontri durante questi anni, infatti, è Ritratto di signora, appuntamenti in cui autrici contemporanee forniscono al pubblico chiavi di lettura di alcune grandi scrittrici del passato.

https://www.instagram.com/p/CWGFLqVtHCL/

Ma il rapporto fra le scrittrici non si ferma al dibattito: dall’anno scorso, InQuiete promuove LetteraFutura, un programma di accompagnamento alla pubblicazione per scrittrici esordienti.

https://www.instagram.com/p/CiKdbsGtzHu/

Si tratta di un progetto che facilitasse le donne nell’impresa di diventare di scrivere. Ci dice Leda Kenny: «ci interessava costruire intorno al Festival una comunità letteraria non solo per chi è già affermata, ma anche per chi sogna di scrivere».

Lettera Futura fa in modo che scrittrici avviate leggano le opere di chi vuole esordire, le scelgano e poi le accompagnino in giro per l’Italia a conoscere i lettori e le lettrici. È un modo di costruire relazioni e di facilitare le esordienti

Ed è questo che InQuiete si propone di fare, valorizzando la potenza delle relazioni: «i Festival sono diventati i luoghi in cui costruire comunità. E quindi facciamo del nostro meglio per dare degli spunti alla nostra comunità sui temi che anche noi sentiamo come urgenti»

In questo credo che avere una curatela collettiva sia una risorsa, perché i punti di vista e i temi sono tanti quante siamo noi, con vite, progetti ed esigenze molto diverse tra loro.

Il festival, insomma, parla di noi perché siamo noi che lo presidiamo, che lo rendiamo vivo e capace di darci la parola. Una ragione in più per non mancare.

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