Disuguaglianze sociali e femminismo: come non cadere nella trappola del girl power a tutti i costi

23-02-2023
Quando sentiamo la storia di una persona di successo, secondo i canoni proposti dalla società, capita spesso di considerarla distante da noi o difficilmente realizzabile. Perché avviene questo? Le ragioni possono essere molteplici, ma in quasi tutti i casi viene omesso un dettaglio: il punto di partenza

La tendenza è quella di paragonarsi a qualcunə con un punto di partenza differente dal nostro e questo finisce per essere tutto fuorché incoraggiante e può facilmente prendere le sembianze di un autosabotaggio. Ma è solo colpa nostra?

Non proprio: questo tipo di narrazione ci viene costantemente proposta dalla società in cui viviamo e dai media, ma non è rappresentativa di tutte le diversità che compongono la nostra realtà. Avere consapevolezza di questa dinamica è fondamentale.

Anche quando sentiamo parlare di Girl Power è necessario considerare il punto di partenza di chi parla

Secondo il Cambridge Dictionary, il Girl Power consiste nell’idea che "le donne e le ragazze debbano essere sicure di sé, prendere decisioni e ottenere risultati indipendentemente dagli uomini, o il movimento sociale e politico che si basa su questa visione"

Se invece vogliamo fare un passo indietro, ci sorprenderà scoprire che il termine è stato coniato dal gruppo musicale punk Bikini Kill, che nel 1991 pubblicò una fanzine chiamata Girl Power. La leader del gruppo, Kathleen Hann, esortava le ragazze ad andare sotto al palco e partecipare attivamente, cantando: “Tutte le ragazze sotto al palco! Avanti! All girls to the front. I'm not kidding. All girls to the front! All boys be cool, for once in your lifes." So fucking awesome”.

La sua intenzione era quella di riappropriarsi di uno spazio generalmente lasciato agli uomini, in questo caso la prima fila ai concerti.

Le Bikini Kill sono state uno dei simboli del femminismo degli anni Novanta e molti dei loro brani si riferivano esplicitamente a temi come la violenza sulle donne, l’emancipazione femminile, lo stupro e la violenza domestica. La band americana faceva parte del movimento politico e culturale Riot Grrrl, di matrice punk e femminista, originatosi intorno alla seconda metà degli anni Ottanta negli Stati Uniti.

"That girl, she holds her head up so high. I think I wanna be her best friend. Rebel girl Rebel girl. You are the queen of my world /Quella ragazza, tiene la testa in alto. Penso di voler diventare la sua migliore amica. Ragazza ribelle. Ragazza ribelle. Sei la regina del mio mondo.

Queste, invece, sono le parole della canzone Rebel Girl, che incoraggia chi l’ascolta ad avere un atteggiamento attivo e propositivo nella vita, a ribellarsi e a gridare a voce alta per rivendicare i propri diritti, senza cercare una convalidazione esterna.

Esattamente l’opposto di quello che proponeva e propone la società di matrice patriarcale, che pone al centro un modello di donna passiva, composta, gentile e soprattutto che non ha il potere di cambiare il sistema prestabilito.

Come ha fatto, però, il girl power delle Bikini Kill a diventare un hashtag utilizzato senza troppa consapevolezza? Dobbiamo dare la colpa alla versione più mainstream delle Spice Girls o possiamo prenderci le nostre responsabilità?

Parlare con superficialità del potere che le ragazze e le donne hanno di prendere in mano la loro vita lo fa sembrare accessibile a tutte e in ugual modo, ma non è così. Il punto di partenza incide molto sulla vita di una persona e va preso in considerazione

Ci sono due libri che spiegano bene questo concetto:

  • Donne, razza e classe di Angela Davis
  • Un femminismo decoloniale di Françoise Vergès

Il libro di Angela Davis è uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1981 ed è considerato uno dei testi pioneristici del femminismo odierno. Il suo approccio si distingue dagli altri perché interconnette rapporti di genere, razza e classe, mettendo le basi per un femminismo intersezionale.

Il libro di Françoise Vergès, invece, afferma che il femminismo occidentale ha creato delle profonde disuguaglianze tra le donne: da un lato, ci sono donne che godono di una carriera interessante e ben retribuita, potendo conciliare il modello maschile di successo professionale con la vita familiare e le incombenze di casa. Dall'altro, ci sono altre donne che conoscono solo la precarietà del lavoro, il part-time forzato, i salari bassi e gli abusi sul posto di lavoro.  

“Se il femminismo resta fondato sulla divisione tra uomini e donne (una divisione che precede la schiavitù), ma non analizza come schiavismo, colonialismo e imperialismo agiscano su questa divisione, né come l’Europa impone la sua concezione della divisione donne/uomini ai popoli che colonizza o come questi ultimi creino altre divisioni, allora questo femminismo è razzista.”

Françoise Vergè, attivista femminista francese
Françoise Vergè, attivista femminista francese

Studiare la storia del femminismo, con la voglia e la curiosità di capire le dinamiche relazionali e di potere odierne e passate, ci consente di essere persone informate e consapevoli. Solo così si può avere il potere di riconoscere il proprio valore e rivendicarlo

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