Senza figli per scelta: il movimento childfree e il diritto di rivendicare le proprie decisioni
«Con appena 379mila bambini venuti al mondo, il 2023 mette in luce l’ennesimo minimo storico di nascite, l’undicesimo di fila dal 2013. Un processo, quello della denatalità, che dal 2008 (577mila nascite) non ha conosciuto soste».
VEDI ANCHECultureSocial freezing, perché non è solo una “tendenza” e quanto è realmente accessibileA mettere nero su bianco un fenomeno che è ormai diventata una tendenza - la netta diminuzione delle nascite - è l’Istat, che evidenzia come in Italia il tasso di natalità sia pari al 6,4 per mille, contro il 6,7 per mille nel 2022. E questo nonostante la pressione sociale (sulle donne in primis) sia ancora altissima, così come le spinte a livello governativo sul tema dell’incremento della natalità. Ciò che è cambiato, però, non sono soltanto i numeri, ma anche il modo in cui Millennials e Gen Z affrontano il tema: rivendicando, quando è il caso, la scelta legittima e autonoma di non avere figli. A prescindere dalla condizione economica e lavorativa e dalle misure di sostegno (ritenute, comunque, ancora troppo blande).
LEGGI ANCHE - A settembre torna il festival di Emergency a Reggio Emilia: «Dalla parte delle persone»
Un’indagine dell’Istituto Toniolo, che ha preso in esame 7mila donne tra i 18 e i 34 anni, evidenzia in modo chiaro questo fenomeno: il 21% del campione intervistato ammette apertamente di non volere figli e il 29% dice di essere «debolmente interessata» alla maternità.
Il primo agosto è l’International Childfree Day
Il riflesso di questa nuova corrente di pensiero è un nuovo termine che sta prendendo sempre più piede: childfree, e non childless, che indica invece persone e coppie che, pur desiderando un figlio, per motivi diversi non riescono o non possono averlo. A chi sceglie di non avere figli è stata dedicata anche una giornata, l’International Childfree Day, il primo agosto, che fa capo alla National Alliance for Optional Parenthood. Obiettivo: sensibilizzare sull’importanza del diritto alla scelta e del riconoscimento e dell’accettazione, appunto, che si può scegliere in totale consapevolezza e autonomia di non avere figli.
In un’epoca in cui domande indiscrete e indelicate come “ma perché ancora non hai figli?” e osservazioni che spesso chiamano in causa “orologi biologici”, tempo che passa, pentimento futuro e presunti errori di valutazione, le coppie sono decise a chiarire senza mezzi termini che la realizzazione personale, soprattutto quella femminile, non passa necessariamente per la maternità.
We Are Childfree, la community con oltre 52.000 iscritte
La dimostrazione arriva dall’aumento di community che hanno proprio questo tema alla base. Uno è We Are Childfree, la comunità globale nata per dare voce e sostegno a chi che ha deciso di vivere consapevolmente senza figli. La fondatrice, Zoë Noble, è una fotografa e designer inglese da tempo residente a Berlino che qualche anno fa ha deciso di dare vita a un progetto che documenta e celebra la vita di uomini e donne senza figli attraverso una serie di interviste, ritratti e podcast. Una community che nel corso del tempo è cresciuta arrivando a superare i 52.000 follower su Instagram, offrendo un luogo virtuale in cui ritrovarsi e riconoscersi.
«Ho sempre saputo che non volevo figli, ma mi sentivo sola nella mia scelta e avevo paura di vivere la mia verità. A 30 anni ho finalmente acquisito la sicurezza necessaria per dire ad alta voce: “Non ho figli”. E quando l’ho fatto, ho dovuto affrontare il giudizio di medici, tassisti… persino delle persone che amavo - racconta Noble - Abbiamo tutti sentito gli stereotipi negativi sulle persone senza figli, soprattutto sulle donne: siamo egoisti, immaturi, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in noi. Volevo smantellare questi falsi miti e cambiare il modo in cui il mondo ci vede, il modo in cui vediamo noi stessi. Così ho iniziato a fotografare donne senza figli nel mio studio e a condividere le loro storie».
Le testimonianze presenti sul sito mostrano l’enorme varietà di punti di vista e motivazioni di una scelta che oggi è considerata ancora priva di sfaccettature: «Ho una libertà fisica e psicologica che non potrei in alcun modo avere se avessi un figlio», dice Martina, 33 anni, mentre Cat, 56enne australiana, osserva come «guardandomi indietro vedo come la mia vita senza figli, da giovane, fosse piena e soddisfacente». E poi c’è Blair, da Londra: «Non avrei potuto vivere le centinaia di vite che ho vissuto se avessi avuto una famiglia». E Kat, di Berlino: «Il modo in cui porto valore alla società è attraverso la comicità, non attraverso un figlio».
In Italia il gruppo per condividere idee ed esperienze
In Italia una community simile è stata fondata, su Facebook, dalla fotografa Clara Di Lello con il gruppo "Zona Childfree". Un gruppo in cui scambiarsi opinioni, confrontarsi e condividere esperienze e idee, sempre con il massimo rispetto delle opinioni altrui.
«Vietato aggredire chi non la pensa come noi. Si può essere childfree anche amando i bambini altrui, così come si può essere childfree e non volerli nemmeno sentire nominare - si legge nella descrizione del gruppo - Ognuno di noi ha diritto alla sua idea. Buona permanenza, che sia positiva e che sia nuova e differente rispetto a ciò che abbiamo conosciuto finora».