I libri per ragazzi di Roald Dahl sono “offensivi”?
Le modifiche riguardano principalmente le descrizioni dell’aspetto fisico dei personaggi, ad esempio la parola “grasso” è stata tagliata da ogni nuova edizione di libri, così come anche la parola “brutto”. Essenzialmente questa variazione riguarda in particolare opere come Charlie e la fabbrica di cioccolato e Matilda. La revisione delle nuove edizioni dei libri di Dahl, che sono già disponibili nelle librerie inglesi, mostra che alcuni passaggi relativi al peso e conformazione del corpo, al genere, alla salute mentale e alla razza sono stati alterati.
Cancellate dunque tutte le parole non inclusive, così che per esempio, in Charlie e la Fabbrica di cioccolato il personaggio di Augustus Gloop, non sarà più “enormemente grasso”, ma semplicemente “enorme”. Gli eredi di Dahl, che sono in possesso dei diritti delle opere hanno comunque garantito che le modifiche sono «piccole e valutate con grande attenzione».
Sicuramente i libri di Roald Dahl sono sempre stati divertenti, scanzonati, spensierati, forse anche questo è stato il motivo per il quale hanno conquistato generazioni di bambini e bambine.
Tante però sono state le critiche legate a questa scelta, paragonando questa preferenza ad una vera e propria censura.
Dahl non è l'unico autore ad essere stato sottoposto a questo trattamento, tanto che negli ultimi anni è nata una nuova figura lavorativa, ovvero i sensitivity reader, che ad litteram potremmo intenderli come “lettori per questioni legate alla sensibilità” e questo ci porta a capire come prima alcune parole venivano usate con estrema leggerezza, ma ora siamo più consapevoli e tendiamo a non utilizzarle più nel linguaggio quotidiano e odierno.
È anche inevitabile che l'editoria avanzi con l'evolversi della società, che ci piaccia o meno. Le parole sbagliate costruiscono barriere e pregiudizi mentre le parole giuste costruiscono ponti. Attraverso l'utilizzo di parole giuste e inclusive possiamo stanare i pregiudizi inconsapevoli o gli stereotipi e provare a cambiarli, trovando parole esatte che evitano la generalizzazione delle frasi fatte, bias implici e stereotipi. In questo modo si può contribuire a creare una società più democratica, inclusiva, accogliente e partecipativa.