Nel mese del Pride debutta a Roma il treno dell’inclusività

A Roma è nato il treno dell'inclusività, un convoglio per il rispetto dei diritti di tutti allestito con i colori della bandiera arcobaleno

Nel mese dedicato al Pride, e in cui in tutta Italia oltre alle tradizionali parate si organizzano eventi e manifestazioni che celebrano l'orgoglio LGBTQIA+, a Roma anche i trasporti pubblici adottano una livrea rainbow. Lo scorso 12 giugno è infatti entrato in servizio sulla metro A il treno dell'inclusività, un convoglio simbolo di rispetto per i diritti di tutti allestito con i colori della bandiera 'pride progress’, che raccoglie tutti i colori della comunità arcobaleno.

L’iniziativa è del Comune di Roma e dell’azienda del trasporto pubblico locale, Atac, che hann voluto così celebrare i valori dell’inclusione nella settimana del Roma Pride, che si è concluso sabato 15 giugno con il corteo in programma alle 15 da piazza della Repubblica fino a via delle Terme di Caracalla.

Il treno dell’inclusività resterà in servizio per tutta l’estate, ed è stato presentato con un video realizzato in collaborazione con Kirweb diffuso sui canali social dell’azienda ed è diventato subito virale con oltre 100mila visualizzazioni in meno di tre ore e una pioggia di commenti. Tra cui spiccano, fortunatamente in numero molto ridotto, commenti omofobi e intolleranti e addirittura inviti a “vandalizzarlo” o a “non usarlo”.  

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Perché è importante celebrare (tutti) il Pride Month

Reazioni particolarmente significative in un mese, quello di giugno, in cui sono tantissime le iniziative finalizzate a ricordare e celebrare le battaglie e le conquiste della comunità LGBTQIA+, che nonostante i molti passi avanti è costretta a confrontarsi ancora con stereotipi, pregiudizi e ostacoli nell’affermare e far valere i propri diritti. Le discriminazioni sono infatti purtroppo ancora all’ordine del giorno, e a livello governativo la situazione è estremamente complessa. Tanto per citare alcuni temi caldissimi per cui si battono gli attivisti (e non solo): il riconoscimento dei figli nati da coppie dello stesso sesso, il matrimonio egualitario, l’istituzione di uno specifico reato di omofobia da perseguire legalmente, l'inserimento dell'educazione sessuale e affettiva nei programmi scolastici.

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Capisaldi delle richieste della comunità LGBTQIA+ che l’attuale governo continua però a lasciare inascoltate. E che assumono un significato ancor più preoccupante alla luce del fatto che l’Italia (in fondo alla classifica degli stati europei sul fronte delle politiche per i diritti delle persone LGBTQIA+) si è rifiutata di firmare la dichiarazione UE sui diritti LGBTQIA+.

La firma era prevista nella Giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, e oltre all'Italia a rifiutarsi di firmare sono state Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. E questo nonostante il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in persona abbia sottolineato che «omofobia, bifobia e transfobia costituiscono un'insopportabile piaga sociale ancora presente e causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti della persona», sottolineando come «sia compito delle istituzioni elaborare efficaci strategie di prevenzione che educhino al rispetto della diversità e dell'altro, all'inclusione».

Nonostante questo (anzi, forse soprattutto per questo) giugno è un mese importantissimo per la comunità, perché è il mese in cui si tenne la cosiddetta “Rivolta di Stonewall”, i due giorni in cui a New York nacque, di fatto, il movimento di liberazione gay nel mondo come lo intendiamo oggi. E che continua a lottare, per i diritti di tutti.

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