Perché è necessario cambiare la narrazione sul piacere

18-03-2022
La nostra concezione dei rapporti sessuali è viziata da anni di narrazioni che mettono al centro la penetrazione. Secondo queste ultime, la perdita dell’erezione per un uomo impedisce il rapporto, ed è la cosa peggiore che possa succedere. Eppure, anche gli organi genitali femminili perdono l’eccitazione: ecco perché riconoscere i segnali del proprio corpo diventa fondamentale

La conformazione di una vagina permette comunque di completare l’atto, ma continuare un rapporto penetrativo senza eccitazione può essere pericoloso e le conseguenze non vanno sottovalutate.

Quando si parla di rapporto sessuale in generale, la maggior parte delle persone pensa al rapporto penetrativo tra un pene e una vagina. Pur essendo limitante, questa idea è la più diffusa: in questo contesto,

la perdita dell’erezione del pene viene vissuta come un incidente gravissimo, che rovina e addirittura impedisce il rapporto

Pur essendo molto comune, per gli uomini è motivo di vergogna e senso di colpa. La prestanza sessuale è un valore e sinonimo di virilità, inoltre è prerogativa dell’uomo. Di recente, si è tentato di combattere lo stigma che accompagna la disfunzione erettile, normalizzandola.

Essa può avere carattere episodico o essere legata a fattori banali quali stress, nervosismo, mancanza di sonno.

La vagina, invece, permette quasi sempre di completare la penetrazione. Quindi, secondo il pensiero comune per cui sono la stessa cosa, permette di completare l’atto sessuale.

La perdita di erezione per un genitale femminile, e con essa tutto ciò che implica, non viene considerata importante o, addirittura, neanche possibile

La ragione per cui viene ignorata è l’idea, storicamente legittimata, che il rapporto coincida con la penetrazione e termini con l’eiaculazione del pene: una visione estremamente sbilanciata sul piacere maschile.

Come riconoscere la perdita di eccitazione femminile

Anche negli articoli scientifici sul disturbo di eccitazione sessuale femminile si mette raramente il focus sul fatto che possa essere un episodio occasionale, non patologico e legato a fattori contestuali. È definito come una difficoltà persistente e ricorrente nell’attività sessuale. In realtà, perdere la voglia durante l’atto può capitare: capirlo significa aver capito anche che il consenso può essere revocato in qualunque momento.

Quando c’è eccitazione, è possibile raggiungere e mantenere una lubrificazione e un rigonfiamento vaginale adeguato. La perdita dell’eccitazione da parte di una vagina e una clitoride comporta la perdita della lubrificazione, un irrigidimento di vagina e muscoli perineali, non si verifica un gonfiore dei genitali esterni e c’è diminuzione o assenza del piacere.

Il problema è che a volte si ignora la perdita dell’eccitazione pur di completare l’atto (cioè, arbitrariamente, il coito fra pene e vagina), e l’assenza del piacere viene spesso considerata normale: così facendo, si può peggiorare la situazione fino ad arrivare a provare dolore.

La paura di interrompere il rapporto penetrativo nonostante l’eccitazione persa dipende dalla volontà di finire (dove per finire, ricordiamolo, si intende arrivare all’eiaculazione del pene) e dalla convinzione che il consenso sia una specie di contratto sottoscritto che ci vincola “a un mutuo da pagare”:

una pratica – o l’intero rapporto – può e deve cessare se non ne abbiamo voglia, soprattutto se proviamo dolore

Perché è rischioso ignorare i segnali

Avere rapporti penetrativi senza eccitazione può portare a conseguenze negative sulla salute genitale femminile, come taglietti vulvari, bruciore, muscoli che restano tesi, dolore e addirittura difficoltà emotive. Per timore del dolore, infatti, alcune donne cominciano ad evitare i contatti sessuali, associando alla sessualità sentimenti negativi di disagio.

Inoltre, c’è il rischio di diventare sempre meno brave a dare voce al nostro desiderio: il desiderio, infatti, è la componente del funzionamento erotico che porta al piacere, generando l’eccitazione; insegnando al nostro corpo a ignorare il desiderio (o la sua assenza), sarà più difficile anche riconoscerlo e seguirlo.

Se, infatti, è possibile ovviare all’assenza di lubrificazione interna, ricorrere a gel o lubrificanti significa ignorare un segnale che il nostro corpo ci manda.

Prima di tutto, ascoltare il proprio desiderio

Avere penetrazioni senza che i genitali siano pronti e senza che si provi piacere è possibile, ma ascoltare il disagio potrebbe farci scoprire – e quindi risolvere – una fra le possibili cause che lo determinano, come ad esempio lo scarso tono dei muscoli vaginali, carenze ormonali, malattie dell’ipofisi, endocrine, della tiroide, l’assunzione di alcuni farmaci, e altre ancora.

Allora cosa fare?

La penetrazione non è l’unica forma di rapporto sessuale, né l’unica forma di stimolazione possibile. Nel caso in cui non sia possibile ricondurre la perdita dell’eccitazione femminile a fattori patologici, nei casi in cui, quindi, si sia manifestata occasionalmente, bisogna comportarsi così come bisognerebbe comportarsi di fronte alla perdita dell’erezione maschile: normalizzandola.

La perdita dell’eccitazione in quel momento vuol dire semplicemente una cosa: che non abbiamo voglia di fare sesso

Ascoltare i messaggi del proprio corpo, permette di comunicare disagi o desideri inespressi. La mancanza di eccitazione, infatti, potrebbe essere presa come un incentivo a sperimentare cose nuove o diverse, oppure a concentrarci su altre zone erogene. Se lo desideriamo, possiamo chiedere di ricevere piuttosto baci, carezze o parole sussurrate. Dopo l’ascolto delle nostre voglie e del nostro corpo, infatti, la cosa più importante è senz’altro la comunicazione con il/la partner.

Comunicare è alla base di ogni rapporto soddisfacente
Comunicare è alla base di ogni rapporto soddisfacente

Nel caso in cui la perdita dell’eccitazione fosse un fenomeno ricorrente, riconoscerlo è il primo passo per risolvere o compensare. I fattori che potrebbero aver causato la situazione sono molteplici, come l’assunzione di farmaci o di ormoni, uno squilibrio ormonale legato al ciclo mestruale, qualche difficoltà nel rapporto con il partner o fattori legati alla menopausa, e dovranno essere individuati da una figura professionale.

Ad ogni modo, ascoltarsi è il primo passo per smettere di pretendere dalla nostra vagina più di quello che chiede.

Riproduzione riservata