Nel Mugello, un comitato di cittadini difende le foreste dagli impianti eolici industriali
C’è la Sardegna, ma non solo. La creazione di imponenti impianti industriali eolici interessa molte regioni italiane: dalla Liguria, con un progetto nell’estremo ponente ligure, fino alla Toscana e il suo Mugello.
Qui, nel giugno 2023, è iniziato il disboscamento per fare spazio alla realizzazione delle infrastrutture necessarie all’impianto eolico del Monte Giogo di Villore a Vicchio, in provincia di Firenze. Un impianto composto da sette pale alte 170 metri che, secondo gli studi condotti da numerosi esperti geologi, associazioni per la tutela dell’ambiente e dal CAI, avrà importanti ricadute sul territorio, distruggendo decine di ettari di foresta e creando dissesto idrogeologico. «Le specificità del territorio sono in netto contrasto con il progetto eolico», spiegano dal Comitato Crinali Liberi. «Il crinale del Monte Giogo di Villore è infatti contiguo a Zone Speciali di Conservazione e al Parco Nazionali delle Foreste Casentinesi: si tratta di territori ricchissimi di biodiversità e di specie protette, che non sono idonei al degrado e al declassamento a sito industriale».
IL COMITATO CRINALI LIBERI
Formatosi nel 2019, il Comitato ha fin da subito preso parte alle osservazioni e agli studi di verifica di idoneità dell’impianto eolico, iniziando un’azione concreta di sensibilizzazione sul territorio. «Siamo ai confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, un luogo che ha tutte le caratteristiche per essere riconosciuto area naturale da proteggere, non certo da degradare a siti industriali. Una volta che una zona si declassa, infatti, non potrà mai più avere la speranza di essere riconosciuta come parco naturale. Siamo a meno di 3 km ai confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, si tratta un’area di rispetto, una zona cuscinetto dove fauna, avifauna e flora si espandono e si riproducono», prosegue il Comitato.
DIFENDERE LA BIODIVERSITà
Tra le specie protette presenti in queste zone c’è l’aquila reale, Gaia, diventata simbolo della protesta dei cittadini, ma anche numerose colonie di chirotteri, tra cui cinque specie di pipistrelli a rischio estinzione, la salamandrina dagli occhiali e il gambero autoctono, che può vivere solo in acque incontaminate. «Secondo una relazione di Lipu, l’aquila reale si trova solo in zone non antropizzate e intatte, da preservare. Non comprendiamo come mai sia stata autorizzata questa violenza sull’appennino mugellano che è franoso, instabile, a rischio sismico e ricco di acque di che alimentano l’acquedotto pubblico».
Dopo i pareri negativi del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, di due soprintendenze e di alcuni Comuni, è nato un ricorso al TAR firmato dall’Associazione Italia Nostra e dal CAI, e un altro ricorso del comune di San Godenzo. «Chiediamo la sospensione e l’annullamento del progetto», prosegue il Comitato.
Per avere più supporto possibile da parte delle persone, il Comitato Crinali Liberi lavora alla realizzazione di video informativi e volantini ed è presente sul territorio con presidi, iniziative culturali e banchetti. «Inoltre monitoriamo il territorio e tutte le volte che troviamo una specie protetta lo comunichiamo. In questi anni siamo però oggetto di una forte censura mediatica: veniamo oscurati, derisi e non ascoltati con la dovuta attenzione quando si parla di questioni così importanti».
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IL VERO COSTO (UMANO E AMBIENTALE) DEGLI IMPIANTI EOLICI INDUSTRIALI
Ciò che secondo il Comitato non emerge dal racconto mediatico è che il vero costo ambientale di queste grandi opere sui crinali appenninici è molto più alto di quanto si pensi: «C’è molta retorica quando si parla di transizione ecologica e di pale eoliche. Non si parla infatti del consumo di fossili per aprire infrastrutture su un suolo vergine, dell’abbattimento di ettari e ettari di foreste, dei rischi di aprire strade di 7-8 metri tra le faggete, del consumo di suolo spaventoso per fare modifiche alle infrastrutture esistenti e per crearne nuove lunghe chilometri e chilometri. Si parla spesso dell’emergenza del consumo di suolo e dell’importanza delle acque di buona qualità, ma si sta andando nella direzione opposta. Stiamo devastando gli ultimi ecosistemi e compromettendo sorgenti, le reti e la qualità delle acque: qui il rischio sarà molto concreto, dato che una delle pale insisterebbe proprio sul torrente che alimenta l’acquedotto della zona».
Il costo di questi grandi impianti eolici, inoltre, non viene pagato solo in Italia: «Le pale eoliche contengono balsa, un legno che viene dalla foresta equatoriale del Perù e dell’Equador, dove la crescita della domanda sta deforestando illegalmente moltissimi territori causando gravi danni ambientali e conflitti tra le comunità. Inoltre, le pale contengono anche terre rare e sappiamo che la loro estrazione ha un costo ambientale enorme».
LE POSSIBILI ALTERNATIVE AGLI IMPIANTI EOLICI
A ostacolare il lavoro di sensibilizzazione del Comitato Crinali Liberi è una disinformazione diffusa sul tema della transizione energetica. «Il lavoro del Comitato Crinali Liberi è volto a diffondere la conoscenza sulle retoriche che ammantano oggi il tema della transizione energetica. Noi non siamo contrari alle energie rinnovabili. L’Italia è il paese del sole, dell’idroelettrico, ci sono tante fonti di energia verde che non costringono a devastare le montagne e gli ecosistemi naturali. Cementificare e impermeabilizzare le montagne è un grave rischio nel contesto dei fenomeni climatici violenti che stanno accadendo sempre più spesso a causa del cambiamento climatico. Pensiamo a ciò che è successo recentemente in Romagna proprio a causa della frammentazione delle foreste ormai diffusa del territorio», proseguono.
UNA LOTTA SPIRITUALE
Tra i vari strumenti con cui il Comitato prova a sensibilizzare sull’importanza di difendere le foreste dalla cementificazione, c’è anche la poesia. Disponibili presso i banchetti del Comitato, sono poesie che esortano a riconoscere la connessione profonda che ci lega alla natura, la sacralità della foresta e dei suoi abitanti. «La nostra è una lotta spirituale. Come diceva Mario Rigoni Stern, i crinali sono l’ultimo rifugio dell’anima, sono luoghi inviolabili. L’essere umano deve capire che ha dei limiti, che non può consumare illimitatamente il patrimonio naturale, che non può dominare la natura. Tutti gli esseri viventi devono avere lo stesso diritto di vivere dignitosamente, e i crinali sono i luoghi dove si vive immersi nel selvatico, in una dimensione vicina a qualcosa che trascende la vita umana e che ci collega con qualcosa di soprannaturale, di superiore», concludono.