Giornata delle persone con disabilità: l’importanza di parlarne (sempre)
Ci battiamo per la parità di genere e contro la violenza sulle donne, facciamo nostre le lotte all’inclusione e alla discriminazione, ci schieriamo contro ogni forma di razzismo e marginalizzazione, amiamo definirci femministe moderne. Eppure, non di rado ci dimentichiamo di una categoria che si batte ogni giorno per l’affermazione dei propri diritti: quella delle persone con disabilità. E, come noi, lo fa anche la società intera, tanto che secondo il primo rapporto dell’Osservatorio Cittadini e disabilità a cura di Swg, In Italia la consapevolezza circa le esigenze e i bisogni di queste persone è ancora scarsa. Per questo è sempre più importante celebrare la Giornata Internazionale delle persone con disabilità, che cade come ogni anno il 3 dicembre.
Nata nel 1992, questa ricorrenza mira a sensibilizzare istituzioni, associazioni e cittadini sul tema della disabilità e a promuovere i diritti di tutti coloro che hanno una qualche forma di disabilità.
Quando e come è nata questa ricorrenza
La Giornata Internazionale delle persone con disabilità è stata istituita nel 1992 dall’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’anno successivo è stata sottoscritta anche dall'Unione Europea. Si celebra ogni anno il 3 dicembre, in tutto il mondo.
Questa ricorrenza si pone un doppio obiettivo. Da un lato accrescere la consapevolezza e la comprensione in merito ai problemi connessi alla condizione di disabilità. Dall’altro favorire l’impegno da parte delle istituzioni e della popolazione per garantire i diritti, ma anche la dignità e il benessere, delle persone con disabilità.
Negli anni, è diventata un appuntamento di grande rilevanza sociale, che promuove il diritto universale a prendere parte attivamente a ogni ambito della vita sociale.
La Giornata si inserisce in un contesto più ampio di lotta alle discriminazioni di ogni genere e di promozione alla coesione sociale, che rientra fra gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In particolare, fa capo ai diritti inerenti alla qualità dell’educazione, alla riduzione delle disuguaglianze e al rafforzamento del dialogo tra i popoli.
La Giornata Internazionale delle persone con disabilità 2021
La Giornata Internazionale delle persone con disabilità ogni anno è dedicata a un tema specifico. Quello del 2021 è: leadership e partecipazione delle persone con disabilità verso un mondo post-COVID-19 inclusivo, accessibile e sostenibile. Secondo l’Onu, infatti, “le persone con disabilità, tanto come beneficiari quanto come agenti del cambiamento, possono tracciare velocemente il processo verso uno sviluppo inclusivo e sostenibile e promuovere una società più giusta per tutti”: questo vale anche e a maggior ragione nella particolare fase storica che stiamo attraversando.
Anche quest’anno, il Ministero della cultura italiano aderisce alla Giornata, con il consueto slogan “Un giorno all’anno tutto l’anno”. Esso sottolinea la necessità di pensare al tema in maniera continuativa e di promuovere un impegno costante per il superamento delle barriere fisiche, cognitive, sensoriali e culturali.
Abilismo: una sottile forma di discriminazione
Che la disabilità sia un tema molto caldo e attuale, al quale dobbiamo continuare a dedicare approfondimenti ed energie, ce lo dimostrano numerosi fatti e accadimenti. A partire dalla nostra scarsissima conoscenza e sensibilità in materia.
Proviamo a pensarci. Tutte noi conosciamo, anche solo a grandi linee, il significato di termini come sessismo, razzismo, antisemitismo, omofobia, transfobia, nonnismo, omobitransfobia. O quantomeno ne abbiamo sentito parlare. Quante, invece, saprebbero dire che cos’è l’abilismo? Probabilmente poche. Eppure, anche questa è una forma di discriminazione sociale. Si tratta, infatti, della discriminazione, più o meno volontaria, attuata proprio verso le persone con disabilità.
Questo termine non include solo le azioni più eclatanti, ma anche quelle più sottili, di cui spesso nemmeno ci rendiamo conto. Chissà quante volte ci sarà capitato di non guardare una persona disabile per non farla sentire in imbarazzo (o perché eravamo noi a essere in imbarazzo). E, ancora, di complimentarci in maniera eccessiva con lei, di tessere le sue lodi per un gesto normalissimo. Ebbene: sono tutte forme involontarie di abilismo perché controproducenti ai fini dell’integrazione e dell’uguaglianza sociale.
Sul web, un esercito di attiviste per sfatare il tabù della disabilità
La disabilità rimane ancora oggi un tabù da sdoganare. Ma fortunatamente c’è chi sta lavorando per sfatare alcuni luoghi comuni e denunciare situazioni che tutte noi dovremmo cominciare a giudicare inaccettabili.
Giulia Lamarca, travel blogger da 150mila follower e attivista per i diritti delle persone con disabilità, su Instagram racconta spesso le difficoltà che le persone in carrozzina come lei incontrano nella vita di ogni giorno e nei viaggi. Non certamente con l’obiettivo di suscitare commiserazione o compatimento né di dar luogo a polemiche sterili, bensì con un intento positivo e costruttivo.
Giulia mostra i problemi reali che le persone con disabilità si trovano ad affrontare quotidianamente, dalle barriere architettoniche alla mancanza di infrastrutture adeguate, problemi che spesso sono sottovalutati se non ignorati, per fare una denuncia sociale e cercare di trovare soluzioni concrete ed efficaci. E lo fa nel suo solito e tipico stile, non perdendo (quasi) mai né il sorriso né l’ironia.
E, come lei, fanno Benedetta De Luca, Marina Cuollo, Sofia Righetti, Martina Rebecca Romano e le molte altre attiviste (e attivisti) che hanno deciso di fare divulgazione sui social, mettendo in luce il paradigma abilista che spesso guida il nostro modo di pensare.
Abbiamo davvero bisogno di altri motivi per convincerci a celebrare la Giornata Internazionale delle persone con disabilità?