Fondazione Condivivere: “disabilità fa rima con potenzialità”. La storia di Diego
Fondata nel 2011 a Milano, la Fondazione CondiVivere è nata dall’idea di un gruppo di familiari di persone disabili spinto dal desiderio di porre le basi per il “dopo di noi” attraverso un progetto pedagogico ispirato alle ricerche del professor Nicola Cuomo, docente di Pedagogia Speciale dell’Università di Bologna, che durante la sua vita si è dedicato a sviluppare una metodologia denominata Emozione di conoscere, centrata sulla possibilità di conoscere, attivarsi, apprendere e crescere sviluppando talenti, attitudini e desideri. Un metodo che supera l’approccio puramente assistenzialistico – dove il disabile viene aiutato ma non attivamente stimolato a fare, creare – e che intende la persona non nei suoi limiti, ma come parte integrante della società, libera come tutti e dotata di potenzialità, desideri, passioni, risorse da stimolare nel modo giusto.
Proprio ispirata da questo approccio, la Fondazione – che lavora in sinergia con Cooperativa Sì, si può fare e sotto la supervisione continua di una équipe psicopedagogica (Associazione AEMOCON*) - sostiene le famiglie nella costruzione del progetto di vita indipendente del proprio figlio attraverso l’inserimento della persona disabile in contesti sociali e lavorativi come il negozio-laboratorio pedagogico di prodotti biologici di alta qualità aperto dalla Fondazione, Il Bottegaio Nostrano in zona Dergano, e attraverso l’organizzazione di luoghi di abitazione e di tempo libero inclusivi. Il tutto proponendo un nuovo modo di prendersi cura della persona con deficit, pensandola come parte della società di tutti, dotata della stessa libertà e diritti e capace di essere portatrice di risorse.
Qui di seguito trovate la storia di Diego Baroni, uno dei ragazzi della Fondazione, raccontata dai genitori.
Diego oggi ha 44 anni, ed è stato un figlio molto atteso. È arrivato dopo sei anni di matrimonio, quando ormai, a causa di una diagnosi di sterilità ovarica, avevamo perso le speranze di concepire naturalmente e stavamo già percorrendo la strada dell’adozione. La sua nascita è stata però compromessa da negligenza assistenziale: Diego è nato in asfissia con il cordone ombelicale attorno al collo, in anticipo rispetto alla data presunta del parto. Fu subito sottoposto a controllo neurologico, e la situazione apparì talmente grave che i medici non gli diedero più di 36 ore di vita. Ma Diego era un bambino forte e sano, così sopravvisse.
VEDI ANCHECultureFondazione CondiVivere: cambiare la prospettiva sulla disabilità. La storia di FabioDurante i primi anni, il suo sviluppo psicomotorio non sembrava difforme da quello degli altri bambini. In seguito, però, dopo la nascita di sua sorella e l’inizio dell’asilo, si evidenziarono i problemi, che dapprima pensammo fossero solamente psicologici e relazionali. Cercammo quindi una neuropsichiatra che lo seguisse. Nonostante ciò, gli anni dell’asilo non furono positivi: Diego si è sempre trovato a disagio e solo. Quando è arrivato il momento di frequentare la scuola elementare, abbiamo scelto l'istituto privato milanese "Nuova Educazione", oggi in via Pace 10, una comunità di genitori che aveva un forte interesse per l’educazione dei bambini. Era un ambiente molto familiare e noi genitori eravamo coinvolti in molte attività. Lì, Diego rimase fino alle scuole medie. Proprio durante le medie, a 12-13 anni, si è manifestata la prima crisi epilettica. Alla nascita ci avevano avvisati che sarebbe potuto succedere, ma fino a quel momento non era mai accaduto. Iniziammo così una terapia per controllare queste crisi.
Diego si presentava come un ragazzino normale e si esprimeva correttamente, ma mostrava delle rigidità che alcuni medici associarono all’autismo, anche se di autismo non si tratta, nonostante le varie TAC abbiano riscontrato delle problematiche
È sempre stato un bambino con il punto interrogativo: bisognoso della guida di noi genitori, ma anche capace di grande autonomia.
Dopo le medie, Diego ha continuato a studiare, frequentando un corso professionale in Grafica presso l’Istituto Salesiano di Milano. Solo dopo i 20 anni, finita l’istruzione, ci siamo decisi a segnalare l’invalidità di Diego allo Stato, che gli confermò l’80% di invalidità. Il problema di Diego non è apprendere, ma applicare le nozioni apprese, concretizzare. I veri problemi sono quindi nati nel momento in cui Diego ha iniziato a cercare lavoro.
Attraverso un professore dell’Istituto Salesiano, Diego trovò un lavoro come grafico, ma il datore di lavoro non capì la sua situazione, licenziandolo poco dopo perché “non rendeva”
Diego aveva bisogno di un supporto che non gli veniva dato. Diego, infatti, inganna: a prima vista sembra che non abbia alcun problema, parla bene, ha la patente, ha autonomia e indipendenza, ma nonostante ciò ha bisogno di una guida. Dal 2000 al 2003 ha trovato un lavoro tramite la cooperativa Albatros nel settore degli imballaggi: lì ha mostrato diligenza e competenza diventando la guida di alcuni ragazzi affetti da Sindrome di Down. Durante questa esperienza, Diego ha evidenziato grandi qualità degne di un impegno lavorativo a tutto tondo. La responsabile dell’associazione l’ha così segnalato a un imprenditore della città nel campo della cartoleria e dell’ufficio, dove ha lavorato fino al 2012, quando l’azienda è entrata in crisi.
Sono seguiti altri colloqui ed esperienze fallimentari, finché abbiamo scoperto l’operato del Professor Cuomo: siamo stati a Bologna nel suo studio e abbiamo iniziato un percorso con lui, sviluppando ulteriormente l’autonomia di Diego e mettendo meglio a fuoco le sue potenzialità
Grazie alla Fondazione, di cui siamo co-fondatori, Diego ha ricevuto il supporto giusto per le sue difficoltà. Ma gli educatori della Fondazione non si fermano solo ai ragazzi: a ricevere una guida siamo anche noi genitori. Perché il programma della Fondazione consiste nel rendere più autonomi i nostri figli, ma anche far capire a noi genitori che dobbiamo dare spazio ai nostri figli. Spazio per esprimere tutte le loro potenzialità. Anche grazie a questo percorso, Diego oggi lavora felicemente al Mandarin Hotel di Milano, un hotel di grande prestigio dove svolge un lavoro di servizio alla cuoca per la realizzazione dei pasti dedicati al personale. È un lavoro faticoso ma stimolante: la soddisfazione che prova Diego nel farlo è semplicemente impagabile.