Don Giulio, il parroco anticonformista diventato un simbolo delle lotte per i diritti

Don Giulio Mignani sino a una decina di giorni fa era il parroco di Bonassola. Le sue posizioni su coppie LGBTQIA+, eutanasia e aborto hanno portato alla sua sospensione. E dal piccolo borgo ligure è partita la mobilitazione in suo favore

Noi stiamo con don Giulio”: sono state centinaia le persone che domenica si sono date appuntamento sul sagrato della chiesa di Santa Caterina, nel pittoresco borgo di Bonassola, in Liguria, per dare supporto e sostegno a don Giulio Mignani, il parroco sospeso “a divinis” - non può dunque celebrare gli uffici sacri - dal Tribunale Ecclesiastico della Spezia su richiesta della Curia Vescovile.

Il minuscolo paesino ligure incastrato tra mare e montagne è diventato nei giorni scorsi uno dei luoghi più osservati d’Italia proprio per la vicenda di don Giulio. Parroco da diversi anni a Bonassola, non ha mai nascosto le sue posizioni favorevoli sulle coppie LGBTQIA+ e le adozioni per coppie omosessuali, sull’aborto e sull’eutanasia, partecipando al dibattito pubblico e affrontando per questo, più volte, la disapprovazione della Curia. Che alla fine lo ha sospeso, con un provvedimento in cui si sottolinea come il sacerdote 52enne «nel corso degli anni abbia più volte rilasciato esternazioni pubbliche nelle quali ha ripetutamente sostenuto posizioni non conformi all’insegnamento della Chiesa Cattolica». 

A Bonassola 500 persone in piazza per don Giulio

Una decisione che lo stesso don Giulio si aspettava, ma che al suo arrivo ha colpito con la forza di un fulmine. Non tanto il parroco quanto i parrocchiani, che si sono immediatamente schierati per prenderne le difese e chiedere al vescovo di ripensarci, e di lasciare che don Giulio resti tra e con la sua comunità. In pochi giorni è nato un comitato, #IostocondonGiulio, e domenica è stata organizzata una manifestazione sul piazzale della chiesa dove in molti hanno preso la parola per perorare la causa del parroco. Che resta prete - a meno che non decida di lasciare il sacerdozio - ma non può celebrare messa, confessare i fedeli o predicare in pubblico: "Ce ne andiamo con don Giulio", e ancora "Dio se n’è andato con don Giulio", sono stati alcuni degli slogan dipinti sugli striscioni mostrati fuori dalla chiesa dove il vescovo, monsignor Spalletti, celebrava messa. 

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«Vogliamo dimostrare la nostra solidarietà, vicinanza, affetto e riconoscenza nei confronti di un grande uomo quale è don Giulio, attento ai bisogni di tutti, intriso di grande senso di libertà, umanità e rispetto», ha sottolineato Davide Zoppi, portavoce del comitato #IostocondonGiulio. Domenica il sagrato della chiesa ha accolto 500 persone e ospitato numerosi interventi da parte di persone che hanno voluto parlare in favore di don Giulio. Chi non c’era ha voluto comunque partecipare in qualche modo alla manifestazione, firmando appelli pubblici e petizioni. Uno in particolare è stato firmato, tra gli altri, anche dallo scrittore Marco Belpoliti, dell’architetto Stefano Boeri, della consulente culturale Maddalena Bregani, dal comico Paolo Migone.

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«Siamo bonassolesi ma non residenti, amiamo da tempo questo piccolo bellissimo paese stretto tra l’appennino e un mare profondo - si legge nell’appello -

In questi anni abbiamo vissuto la presenza di don Giulio come un dono, come una fonte di ispirazione etica che, aprendo nuove prospettive a chi ha fede, liberava per tutti energie nuove e illuminanti. Perdere la voce di don Giulio aprirebbe un vuoto di senso e intelligenza che non solo la comunità di Bonassola, ma la cultura italiana, religiosa o laica che sia, non merita

Don Giulio ha ottenuto, nei giorni scorsi, anche il sostegno dell'associazione Luca Coscioni e del tesoriere Marco Cappato, e poi di Agedo, di Amnesty Italia, Sant’Egidio e Arcigay.

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Don Giulio: «Continuerò a manifestare il mio pensiero»

Lui, don Giulio, alla manifestazione ha partecipato mescolandosi ai suoi parrocchiani, sorridendo ai bambini che reggevano cartelli, stringendo mani e ricambiando abbracci: «Le tante manifestazioni di affetto mi riempiono di gioia, perché forse è segno che cose buone ci sono state - ha detto dal sagrato di quella chiesa in cui non può più celebrare messa né parlare alla comunità - Sono giorni di dolore, non nego di aver pianto. Ho cercato di seminare amore e qualcuno oggi ha detto che un albero è nato, con radici spirituali forti e sarà difficile sradicarlo. Ci saranno occasioni per farlo continuare a crescere. Ho condiviso questo pensiero con il vescovo: vedo tanti frutti positivi, se l’albero ha dato tanti frutti buoni valeva la pena tagliarlo?».

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In ultimo un appello alle persone con cui ha condiviso lunghi anni e che si sono strette intorno a lui, addolorate all'idea di non vederlo più camminare per le strade di Bonassola e aprire le porte della sua chiesa a tutti, senza distinzioni:

Non lascio il sacerdozio perché vorrebbe dire dare ragione a chi pensa che nella chiesa possa rimanere solo chi la vede omologante. Io continuerò a manifestare il mio pensiero e vogliate bene al mio successore che oggi ha celebrato la messa


In apertura, una foto di Padre Heinrich Plaßmann, in Germania, mentre indossa una stola con i colori dell'arcobaleno. Il Consiglio parrocchiale di St. Amandus organizza una cerimonia di benedizione per tutti gli innamorati nella chiesa parrocchiale di Datteln. Sotto i colori dell'arcobaleno e il motto "#lovewins", c'è la possibilità per tutti di ricevere la benedizione.

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