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Congedo di paternità obbligatorio per tre mesi: cosa significherebbe se diventasse legge?

17-03-2022
Dal riequilibrio dei doveri familiari ai benefici finanziari per le famiglie. Che impatti avrebbe l’approvazione della proposta di legge che vuole istituire l’obbligatorietà per tre mesi del congedo di paternità? Lo spiegano alcune delle testimonianze raccolte per rispondere al quesito

Congedo di paternità obbligatorio per tre mesi e retribuito al 100%: è la proposta di legge depositata dagli onorevoli Fusacchia, Palazzotto, Muroni e Quartapelle lo scorso 12 gennaio 2022, redatta con il supporto dell’associazione femminista Movimenta alla Camera dei deputati. 

L’obiettivo? Riequilibrare i doveri familiari per decostruire le percezioni sociali nate intorno alla figura della lavoratrice madre

Il testo, pensato per tutti i lavoratori - pubblici, privati e autonomi - prevede che questo periodo debba essere goduto entro il primo anno di vita del neonato e senza il vincolo dell’alternanza tra i due genitori: madre e padre, infatti, potrebbero decidere se far coincidere o meno il congedo. Oltre a questo, la proposta alza il valore dell’indennità per congedo di maternità al 100%, attualmente fermo all’80%. 

Il congedo di paternità oggi

Dall’1 gennaio 2022, tutti i lavoratori dipendenti sono obbligati a fruire di un congedo di paternità pari a 10 giorni entro i primi cinque mesi dalla nascita del figlio. Per il periodo di astensione obbligatoria, al genitore viene riconosciuta un'indennità del 100%.
Il cammino per giungere a questo primo traguardo ha una lunga storia: previsto inizialmente per due giorni nell’anno 2017, è poi passato a quattro nel 2018, a cinque nel 2019, a sette nel 2020 fino a giungere ai dieci giorni attuali.

Ma quanto ancora c’è da fare? Quello della genitorialità continua a rimanere un ruolo sociale esclusivo delle sole donne? La testimonianza della milanese Cristina Palumbo, impiegata full time di 28 anni, getta luce sull’esistenza ignorata di un mostro che divora i pensieri delle madri nelle settimane immediatamente successive al parto: il baby blues, espressione coniata dal pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott per descrivere i sintomi di depressione che, in quel periodo delicato, colpiscono le donne.

“Diventare genitori è un passo che si decide di intraprendere come coppia. Allo stesso modo, tutto quello che comporta il post parto riguarda entrambe le parti”, racconta Palumbo. “Quando è nato mio figlio” – continua – “ho vissuto una quantità enorme di emozioni, belle e brutte, perché non si è mai preparati, anche nonostante tutto quello che ci viene raccontato per 9 mesi. Ogni storia è a sé, ogni emozione è personale e unica.“

La parte più tosta è stata affrontare la solitudine

Un cambiamento radicale di vita da affrontare insieme perché, come la testimonianza raccolta evidenzia, “avere il proprio compagno a casa giova non solo all’aspetto pratico della suddivisione dei compiti, ma anche all’aspetto emozionale, che è molto fragile, soprattutto i primi mesi dopo il parto”. 

Parlare di genitorialità condivisa invece che di maternità esclusiva è il suo augurio: “Spero che in futuro si possa aprire la possibilità di un congedo di paternità obbligatorio per tre mesi, eliminando il concetto di maternità che ora è percepito come il compito esclusivo della donna”.

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Riequilibrio dei doveri familiari

Come emerge dai dati INPS, in Italia il numero di beneficiari del congedo di paternità è aumentato nel tempo, passando dai 73mila del 2015 ai 135mila del 2019. La proposta di legge che vorrebbe introdurre la sua obbligatorietà per tre mesi, non solo garantisce il diritto alla genitorialità per i lavoratori uomini, ma impatterebbe positivamente pure sull’occupazione femminile.

La non opzionabilità del congedo per i padri garantirebbe infatti, come evidenzia lo studio A fresh look at paternity leave: Why the benefits extend beyond the personal di McKinsey & Company, un maggiore investimento nella vita familiare, sgravando il peso della cura sulla madre e intensificando le relazioni parentali. Questo consentirebbe di gettare le basi per una distribuzione più equa delle responsabilità genitoriali che comprenderebbe, tra le altre cose, anche una maggiore condivisione delle attività domestiche

Benedetta Argenio, data scientist 25enne di Alba (Cuneo), è madre di due bambini e vive lontana dalla propria famiglia e da quella del marito. Questa distanza, appesantita dall’assenza obbligata di un partner lavoratore, ha incrementato il carico dei doveri familiari sulle sue spalle.

“Sono nata a Milano ma io e mio marito ci siamo trasferiti ad Alba appena sposati. Se avessi avuto al mio fianco il mio partner nel post parto, le cose non sarebbero state così difficili… Noi, infatti, viviamo lontano dalle nostre famiglie", confessa Argenio.

Alla nascita del mio secondogenito mi sono ritrovata a dover gestire due bambini piccoli, la casa e tutto quanto sola

Con lui, poi, ci sono stati problemi di allattamento (cose che capitano a tantissime donne), che hanno causato febbre molto alta che andava e veniva. Potete immaginare quanto una mano in quel momento avrebbe aiutato e quanto avere accanto mio marito mi avrebbe dato sollievo. In più - conclude - "avere qualche mese a casa aiuterebbe anche i papà a godersi un po’ di più i figli e la famiglia che invece spesso a causa del lavoro faticano a godersi”.

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Benefici finanziari

L’obbligatorietà del congedo di paternità porta con sé benefici finanziari per le famiglie non trascurabili. Questo, infatti, aiuta le donne a perseguire i propri obiettivi professionali e a ridurre al minimo l'impatto negativo sul progresso della loro carriera, contribuendo alla chiusura del divario salariale di genere: sempre secondo McKinsey & Company, la manovra favorirebbe l'impiego femminile e il lavoro full time nelle coppie, permettendo un aumento del salario delle madri nel breve periodo e contribuendo ad aumentare il benessere finanziario totale della famiglia nel lungo periodo.

Lorena Pisano, architetta neomamma 40enne, esercita a Milano come libera professionista. Uno dei suoi desideri più sentiti è quello di riprendere in mano le fila del proprio lavoro il prima possibile. L’estensione del congedo di paternità obbligatorio potrebbe facilitarle il periodo di ripresa dell’attività lavorativa.

“Sicuramente un congedo parentale di 3 mesi sarebbe fantastico non solo per la neomamma, che avrebbe un aiuto in casa e nella gestione del bimbo/a, ma anche per il neopapà che potrebbe godersi il suo piccolo durante la giornata e viversi tutte le emozioni del primo anno di vita.

Per la mamma libera professionista vorrebbe dire anche riuscire a ritagliarsi del tempo per riprendere il proprio lavoro

"Il mio compagno ha usufruito subito del congedo parentale e per me è stato fondamentale averlo a casa, mi ha aiutata tanto, e lui si è goduto nostro figlio al 100%, ne è stato strafelice”.

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Come denunciano Istat e la Commissione Europea, l’Italia rimane impantanata da anni in bilico tra bassa natalità, con una media di 1,24 figli per donna, e livelli occupazionali femminili preoccupanti: il 53,2% delle donne tra i 20 e 64 anni lavora contro una media europea del 66,6%. Nel frattempo, Movimenta ha lanciato una petizione online per contribuire all’accelerazione dell’approvazione dell’estensione del congedo obbligatorio di paternità a tre mesi.

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