Cristina Angelillo

Cristina Angelillo, da ingegnere a startupper di successo: “Sognare, sempre e in grande”

31-05-2023
Lavorava come ingegnere delle telecomunicazioni, ha lasciato tutto per creare app educative destinate ai più piccoli. E adesso, insieme ai suoi soci, colleziona riconoscimenti. Anche da parte di Apple.

Bisogna sognare in grande. Ne è convinta Cristina Angelillo, che non ha messo alcun limite alla sua immaginazione né ai suoi desideri. Ed è riuscita a realizzare il sogno: creare app educative per bambini e ragazzi, scaricate in tutto il mondo. Certo, non è stato un colpo di bacchetta magica. Cristina ha lasciato il suo lavoro di ingegnere delle telecomunicazioni per fondare una startup, la Marshmallow Games. Si è cimentata con cose e ruoli per lei del tutto nuovi, probabilmente ha rinunciato a più di qualche ora di sonno. Ha scelto di restare a Bari, sua città d’origine, anziché trasferirsi in un luogo che avrebbe potuto rendere le cose più semplici.

Ma grazie alla sua determinazione e a quella dei suoi soci - Marianna Pappalardi, Francesco Capozzi e Massimo Michetti – continua a inanellare traguardi e riconoscimenti. Ultimo in ordine di tempo: Smart Tales, applicazione che tramite storie divertenti aiuta i bambini a imparare le materie Stem, è stata scelta dal programma App Store Foundations. Questo significa che Apple ha deciso di supportare la creatività di Cristina e del suo team. Diciamolo: è una bella soddisfazione non soltanto per loro, ma in generale per il Made in Italy tecnologico.

Smart Tales va oltre le materie scolastiche. Insegna valori e principi. Tra un racconto e l’altro, i più piccoli scoprono l’importanza del rispetto verso gli altri e l’ambiente. Comprendono meglio anche le proprie emozioni. E non c’è nessuno che non possa usare quest’app, anzi è estremamente inclusiva. Un bel cammino, quello di Cristina. Che porterà lontano, ne siamo certi.  

Nove anni fa hai deciso di rivoluzionare il tuo percorso professionale e concentrarti sulle tue grandi passioni, i bambini e l’educazione. Così, hai creato la startup Marshmallow Games. Qual è stata la molla?

Da mamma ho iniziato a guardare al mondo dell’infanzia con sempre più curiosità e voglia di creare qualcosa di innovativo. Ho abbandonato la mia professione di ingegnere delle telecomunicazioni per creare da sola la mia prima app per bambini, che è stata subito apprezzata da migliaia di utenti. Con il mio compagno e due cari amici - i soci attuali di Marshmallow Games - abbiamo dato poi inizio all’avventura. 

Con le vostre app, tu e il tuo team quest’anno avete raggiunto tre milioni di download a livello globale, con oltre 100.000 utenti attivi al mese. Quali sono le chiavi del successo?

Sicuramente è un successo di squadra. Oggi in Marshmallow Games lavorano con passione 22 persone tra grafici, developer e addetti al marketing e alla comunicazione ed è grazie all’impegno di tutti che possiamo vantarci di produrre app di qualità e dall’alto valore educativo. E poi sognare in grande. Da subito ci siamo immaginati come una realtà internazionale, puntando alla qualità e confrontandoci con i nostri competitor a livello globale.

Credete anche nello split gender IT.

Abbiamo creato un team quanto più possibile eterogeneo in termini di genere e competenze. Crediamo che la diversità dia valore alla nostra azienda e se nell’ambito tecnologico raggiungere la parità è forse più difficile, è una sfida che ci siamo imposti di affrontare.

Hai scelto di restare al Sud, l’azienda ha sede a Bari: questa collocazione ha reso le cose più difficili?

Partire da un contesto tecnologicamente più avanzato e dove è possibile creare una rete di contatti con molta probabilità ci avrebbe avvantaggiato. Ma avremmo anche subito la pressione della concorrenza. Qui a Bari ci notano di più. Negli ultimi anni la Regione Puglia ha investito molto in innovazione tecnologica e siamo stati tra i primi a poter cogliere questi vantaggi. E poi anche lavorare a due passi dal mare ha i suoi vantaggi: influenza la qualità della vita e del lavoro.

L’applicazione di punta di Marshmallow Games è Smart Tales, che aiuta i bambini a imparare divertendosi, con una particolare attenzione all’accessibilità e alla neurodiversità. Prima del lancio di Smart Tales avete partecipato all’Apple Foundation Program: quanto è servita questa esperienza? 

Il programma di Apple ci ha illuminato sotto diversi aspetti. Abbiamo appreso le best practice della user experience e della monetizzazione delle app. Il programma tocca anche aspetti fondamentali sull’accessibilità e ci ha ispirato a incrementare features speciali per piccoli utenti dislessici, daltonici o con disturbi cognitivi. È stata un'esperienza preziosa e stimolante: i  top manager di Apple si sono messi a disposizione per darci dei feedback, ad esempio su come comunicare al meglio il valore della nostra app all’utente in una fase delicata come quella di onboarding. Questo supporto ti pone senza dubbio in una posizione di vantaggio nel mercato.

Smart Tales ha ottenuto numerosi riconoscimenti per il suo valore educativo e pedagogico, è stata scelta da Apple come App of the Day in più di 50 Paesi e avete avviato una collaborazione con UNICEF and Earth Day Italia. Di recente è stata inoltre nominata come risorsa per chi è affetto da autismo.  

Sono tutti riconoscimenti che ci riempiono di orgoglio. Le storie di Smart Tales oltre ad essere animate e raccontate da una voce narrante, insegnano una morale positiva. I bambini si divertono e nel frattempo imparano a rispettare gli altri, a riconoscere le proprie emozioni e ad amare l’ambiente. Per questo UNICEF e Earth Day Italia hanno apprezzato il nostro format per veicolare questi messaggi. Di recente, l’Ibcces ha riconosciuto nelle nostre storie dalla narrazione lenta e rassicurante una risorsa di apprendimento utile anche per bambini con autismo.

App Store Foundations Program è l’iniziativa messa a punto da Apple per fornire ai giovani sviluppatori un supporto nella creazione di app. Hanno partecipato centinaia di talenti e quest’anno siete tra i cinque prescelti. C’è anche l’Italia, dunque, grazie a voi. Una bella soddisfazione, ma anche una responsabilità. 

Siamo felici di poter rappresentare l’Italia. Evidentemente stiamo facendo un buon lavoro e Apple ha apprezzato i nostri sforzi nel cogliere i suggerimenti forniti nell’App Store Foundation Program. L’Italia comunque può dire la sua a livello internazionale: esistono ormai diverse realtà made in italy molto affermate nel panorama delle app digitali.

Quale valore hanno le iniziative come quelle messe in campo da Apple?

Apple ha individuato sviluppatori eccellenti da includere nel suo programma. Entrare a far parte di questo networking e poter condividere le proprie idee è stato oltremodo stimolante. Puoi confrontarti liberamente con altri sviluppatori virtuosi ed è interessante scoprire punti in comune, pur provenendo da settori diversi. In più, c’è la possibilità di coltivare i contatti anche dopo il programma.

Qual è il ruolo delle app nella società di oggi, fino a che punto possono contribuire a migliorarlo?

Posso rispondere per quello che è il nostro ambito d’azione. Produciamo app educative per bambini e ragazzi e la nostra missione è rendere il tempo che si passa sugli schermi il più istruttivo possibile. Oltre a rendere le lezioni in classe più interattive e stimolanti. Non bisogna demonizzare la tecnologia, è uno strumento potente se usato con intelligenza.

Pensi che l’apporto femminile al mondo delle app sia sufficiente oppure, anche in questo caso, c’è una disparità rispetto alla presenza maschile?

Inutile negarlo: il divario esiste e abbiamo ancora molta strada da fare per colmarlo. Senza dubbio una donna alla guida di un'impresa digitale deve affrontare sfide maggiori. Ma, in generale, a mio parere non è più difficile fare impresa se ci sono contesti in cui essere donna porta anche dei vantaggi.

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